La protesta dei lavoratori della sanità infiamma (ancora) la Francia
Ieri in decine di migliaia sono scesi in piazza in molte città francesi chiamati a raccolta dal personale sanitario in lotta (220 sono stati gli appuntamenti di protesta in tutto il paese).
La pandemia ha fatto emergere in Francia, così come in molti altri paesi, la completa inadeguatezza della sanità aziendalizzata, privatizzata e impoverita. Più in generale ha mostrato come il paradigma di salute delle società capitalistiche è irrazionale, inefficiente e classista.
Queste proteste non vengono dal nulla, ma sono figlie di una lunga presa di coscienza che durante i momenti più alti della pandemia ha visto i medici e gli infermieri prodursi in iniziative fuori dagli ospedali, indicare i responsabili della crisi sanitaria, rivendicare la necessità di ridiscutere completamente il concetto di salute e cura una volta stemperata l’emergenza.
La retorica istituzionale degli eroi, della prima linea ha segnato esattamente come in Italia il discorso pubblico dell’emergenza, salvo poi, anche qui come in Italia, aver lasciato a se stessi gli operatori del settore sanitario. Ma molti strati della società hanno riconosciuto nelle proteste dei sanitari, implicitamente o esplicitamente, una critica fondamentale a come è organizzata la vita nel sistema capitalistico, al ruolo che svolge la sanità come fabbrica, a come vengono spese le risorse. I medici, gli infermieri sono diventati in qualche modo avanguardie inedite di un conflitto, forse ancora non totalmente dispiegato, sul campo della riproduzione sociale complessiva.
E dunque a fianco al personale sanitario si sono stretti molti dei soggetti sociali che negli ultimi anni hanno portato avanti duri cicli di conflitto sociale oltralpe. Giovani, gilet gialli, collettivi femministi, lavoratori dell’industria, pompieri hanno ricominciato ad attraversare le piazze dopo che il lockdown aveva imposto uno stop brutale alle proteste contro la riforma delle pensioni, grazie alla legittimità che l’alleanza, ricercata e voluta, con i lavoratori della sanità ha creato nel forzare le imposizioni del governo Macron, ormai tenuto in piedi solo dalla gestione poliziesca dei conflitti. Un’alleanza, questa, che ha molto da insegnare alle nostre latitudini, dove mobilitazioni nel contesto della sanità, per quanto meno intense, si stanno dando e a mancare è semmai una risposta del tessuto sociale, dei movimenti, degli utenti si potrebbe dire, a questo richiamo (naturalmente qui esiste un contesto diverso, esistono dei tappi all’emersione di un conflitto dispiegato su questo campo, ma è importante e necessario riflettere su come questi tappi si possano superare e su come questi conflitti, queste vertenze che potenzialmente parlano un linguaggio più generale possano evitare di ricadere sulle rivendicazioni corporative).
A Parigi le proteste di ieri sono state duramente attaccate dalla polizia, diversi sono stati i feriti, i mutilati e gli arresti. I gilet gialli sono intervenuti per difendere il corteo dei sanitari dagli attacchi delle forze dell’ordine e i livelli dello scontro hanno ricordato le mobilitazioni pre-lockdown.
Molto interessanti le riflessioni che accenna ACTA (media autonomo francese) nel resoconto della giornata:
“I cartelli branditi con rabbia hanno costruito il legame con le rivolte antirazziste delle ultime settimane: ′′Ospedale soffocato / I Can’t breathe “. Ciò che si afferma attualmente è una rivolta contro i danni del neoliberalismo autoritario sui nostri corpi. Quelle della violenza di polizia, quelle derivanti dallo sfascio dei servizi pubblici, quelle del lavoro degradato, della vitaccia quotidiana…
Mentre nessuno se lo aspettava, si sta avviando un ciclo di lotta e sembrano possibili incroci potenti. Vista le ultime prese di parola di #Macron e #Castaner, ora è chiaro che il mondo di domani si farà senza di loro e emergerà da un confronto massiccio contro coloro che distruggono il vivo in tutte le sue dimensioni.”
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