Media e movimenti nel Brasile della Coppa
A poche ore dal calcio d’inizio della competizione mondiale nella città di Sao Paulo, i movimenti sociali riuniti sotto la parola d’ordine #novaitercopa hanno promesso agitazioni di massa negli aeroporti, strade e stazioni di tutte le 12 sedi che ospiteranno le gare, da Rio a Salvador. Violenti scontri hanno impegnato ieri le forze di sicurezza brasiliane che hanno disperso con pallottole di gomma e gas lacrimogeni circa un migliaio di manifestanti che si avvicinava all’Arena Corinthians durante la cerimonia inaugurale della competizione. Altri cortei con fermi e arresti ci sono stati a Rio de Janeiro e in altre città.
Gli oltre 13 miliardi di dollari di spesa pubblica destinati alla Coppa stracciano il velo delle diseguaglianze in un paese in cui il governo di Dilma Rousseff taglia su scuola e strutture sanitarie, aumenta il costo dei trasporti e porta a termine sgomberi massicci per “ripulire” le città del paese in occasione della grande vetrina della FIFA. Alla repressione fisica dei movimenti che si oppongono a queste disparità si affianca l’operazione di criminalizzazione a mezzo stampa che che passa dall’allarmismo, alla vera e propria censura delle notizie sulle proteste.
Se da una parte un articolo del quotidiano “L’Estado de Sao Paulo” parla addirittura di accordi fra i “black bloc” e la più potente organizzazione mondiale che controlla il narcotraffico (la Pcc), la versione on line del giornale – meno accessibile di quella cartacea per gli strati popolari – “Estadao.com.br” attraverso aggiornamenti continui, si propone come bilancia mediatica tra gli eventi pro e contro la grande manifestazione limitandosi, comunque, solo a menzionare le proteste. Dal canto suo, il più grosso network del paese Globo (comprendente reti televisive, radio, giornali e siti internet) oscura la conflittualità che minaccia la Coppa.
La diffusione dell’hashtag #naovaitercopa funge comunque da potente collettore per tutte le proteste, aprendo importanti canali di controcomunicazione tramite i social. Alle proteste spesso si affiancano gruppi interni all’ambiente delle Torcidas Organizadas (es. Corinthians Antifascista), scippati in tutto e per tutto del proprio mondo.
Insomma, in uno scenario ricco di contraddizioni, dove nelle stesse favelas oggetto della violenta riorganizzazione urbanistica anche chi ha perso la casa per via dei mondiali appende le bandiere del Brasile in attesa della Seleçao, i movimenti, che emergono a macchia di leopardo, tentano oggi di aprire una breccia nell’immaginario popolare del paese, piegato per imporre un nuovo modello di esproprio e accumulazione costruito sul grande evento.
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