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Rio De Janeiro: sgomberato l’ex museo indigeno occupato dal 2006

Negli ultimi mesi il complesso  è stato più volte al centro di diatribe tra gli indigeni, decisi a rimanere sul terreno su cui da anni hanno stabilito la propria abitazione, e le autorità locali e nazionali che vorrebbero invece abbatterlo per costruire parcheggi e centri commerciali. L’ex museo sorge infatti a fianco dello stadio Maracana e rientra quindi in un’area centralissima in vista dei mondiali di calcio del 2014 che si terranno proprio in Brasile.

La presenza dell’accampamento indigeno sarebbe stata quindi inaccettabile non solo per le mire edilizie e commerciali su quella zona ma anche per i riflettori che a breve vi saranno puntati; venerdì mattina le autorità di Rio hanno quindi deciso di procedere con lo sgombero manu militari.

Per più di un’ora e mezza decine di agenti della polizia hanno trascinato con la forza fuori dall’edificio gli indiani che opponevano resistenza ma nel frattempo moltissime persone sono accorse sul posto per ostacolare lo sgombero e portare solidarietà. Di fronte alla militarizzazione dell’area e alle continue provocazioni della polizia sono scoppiati scontri tra i manifestanti e gli agenti che hanno sparato gas lacrimogeni, spray al peperoncino e proiettili di gomma.

Alla fine la polizia è riuscita a fare irruzione all’interno del museo; agli indigeni che occupavano l’area è stato promesso che verrà costruito un nuovo centro di ricerca che potrà funzionare anche come spazio abitativo ma che non sarà pronto prima di 18 mesi.

Il 24 marzo, dopo un tentativo di rioccupazione del museo, si è tenuta un’udienza sulla questione presso la corte federale ma il giudice ha dichiarato di non avere giurisdizione per esprimersi sulla faccenda.

Ad alimentare la polemica, oltre ai metodi brutali usati per portare a termine lo sgombero e la mancanza di soluzioni reali per gli indigeni, è anche una lettera della FIFA risalente allo scorso gennaio in cui la federazione calcistica afferma che la demolizione dell’ex museo al fine dello svolgimento dei mondiali del 2014 non è mai stata richiesta.

Ad aver accelerato i tempi dello sgombero, dunque, sembrano piuttosto essere gli interessi economici del governo che ha approfittato della vetrina degli imminenti mondiali per giustificare lo sgombero dell’area.

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