InfoAut
Immagine di copertina per il post

Stato di emergenza permanente, eredità del Mondiale

L’atteggiamento della polizia militare, della polizia civile e del sistema giudiziario, soprattutto a Rio de Janeiro, è stato qualificato come imposizione di uno stato di emergenza di fatto. Domenica 13 luglio si giocava la finale tra la Germania e l’Argentina. All’ora della partita fu convocata una manifestazione a piazza Sáenz Peña, nel quartiere di Tijuca, ad alcuni chilometri dal Maracaná. Accorsero collettivi di protesta contro gli abusi della polizia delle favelas, militanti dei comitati popolari contro il Mondiale, autonomi, anarchici, insegnanti in sciopero e attivisti dei media indipendenti.

La polizia utilizzò la tattica conosciuta come kettling, già usata precedentemente a San Paolo e a Belo Horizonte, consistente nel circondare i manifestanti con barriere ed agenti, lasciandoli per ore isolati e immobilizzati. C’erano cinque poliziotti per manifestante. Un giornalista del settimanale uruguayano Brecha domandò ad un poliziotto i motivi per i quali li stava bloccando dentro il recinto. È la legge della FIFA, fu l’unica risposta (Brecha, 7/7/14).

Vari manifestanti furono colpiti, incluso un reporter della carta stampata manganellato al suolo. Su di loro spararono proiettili di gomma, bombe assordanti, gas al peperoncino, e usarono i loro randelli.

La notte precedente alla finale, sabato 12, la polizia arrestò 19 militanti (dei 23 che avevano un ordine di cattura) perché si presumeva che nelle manifestazioni avrebbero compiuto degli atti vandalici. Tre attivisti che non poterono arrestare sollecitarono asilo nel consolato dell’Uruguay a Rio, ma il governo del presidente José Mujica glielo negò e gli chiese di ritirarsi dal locale.

Diverse organizzazioni e personalità hanno reagito con indignazione di fronte a questa scalata repressiva. Da ottobre 2013 la Delegazione per la Repressione dei Crimini Informatici, della Polizia Civile di Rio, stava indagando i movimenti che si erano messi in evidenza nelle proteste di giugno 2013 attraverso intercettazioni telefoniche, controllo delle loro e-mail e l’infiltrazione di agenti nelle assemblee e nelle manifestazioni.

Amnesty International, l’Ordine degli Avvocati del Brasile, Giustizia Globale, l’Associazione dei Giudici per la Democrazia e perfino il Partito dei Lavoratori, tra molti altri, hanno criticato la repressione. La Difesa Pubblica di San Paolo ha denunciato l’intenzione di impedire il diritto di manifestare e il modo di agire illegale e sproporzionato della Polizia Militare (Brasil de Fato, 18/7/14).

L’Associazione Brasiliana di Giornalismo Investigativo (Abraji) ha affermato che durante il Mondiale un giornalista al giorno è risultato aggredito dalla polizia. In totale, 35 aggrediti in un mese. Da maggio 2013, 210 giornalisti hanno subito violenze, 169 dei quali da parte di poliziotti (Abraji, 14/7/14).

La quasi totalità dei detenuti in anticipo, sono liberati dopo pochi giorni per mancanza di prove, ma sono imprigionati in modo illegale, solo perché la polizia sospetta che possano commettere un delitto, secondo quanto denuncia il Manifesto dei giuristi contro la criminalizzazione delle lotte sociali (Brasil de Fato, 21/7/14). La presunzione di innocenza fino a quando non ci siano delle prove è stata mandata in frantumi dalle polizie e dal sistema giudiziario.

Per il giudice José Roberto Souto, con lo scopo di assicurare la realizzazione del Mondiale nella società brasiliana è stato imposto una specie di stato di emergenza, procedendo ad una sospensione temporanea dell’ordine costituzionale (Brasil de Fato, 22/7/14). Secondo la sua opinione, è stata la Legge Generale della Coppa, redatta dal governo e approvata dal Parlamento per rispettare la FIFA, quella che ha creato le condizioni per criminalizzare le proteste, inclusi gli scioperi di lavoro.

Il sociologo Rudá Ricci sostiene che una delle principali eredità del Mondiale è il deterioramento dello stato di diritto e la legittimazione degli abusi della polizia militare, che questa volta non si è limitata ad attaccare i poveri e i negri delle periferie e la ha usata contro studenti universitari della classe media, con ordini di ricerca e cattura emessi per intimdire. Considera che in questa offensiva contro i diritti democratici fondamentali ci siano forti segnali di cultura fascista.

Bruno Cava, laureato in diritto e blogger, sembra che sia in sintonia con l’analisi di Giorgio Agamben sullo stato di emergenza. “Se nelle favelas il potere punitivo ha storicamente elaborato la figura del trafficante, nelle proteste la demonizzazione avviene contro il vandalo o black bloc. Il recinto delle piazze definisce lo spazio di anomia, dove la violenza si separa dallo stato di diritto” (IHUOnline, 18/7/14).

Da sempre nella favela la repressione ha annullato lo stato di diritto; ma ora questa logica deborda più in là per impedire le proteste, per generare un clima di paura che inibisca i militanti, avvisati che tutto il peso dello stato ricadrà su di loro. La dittatura non è finita, aggiunge, ha modificato solo i suoi limiti, includendo ora tutti coloro che protestano.

In Stato di emergenza (un libro di rigorosa attualità), Agamben segnala che in tutte le democrazie occidentali la dichiarazione dello stato di emergenza sta venendo sostituita da una generalizzazione senza precedenti del paradigma della sicurezza come tecnica normale di governo (Adriana Hidalgo, 2004: 44). Tanto le crisi economiche come i megaeventi si sono trasformati nei laboratori per fare un salto in avanti nel controllo poliziesco-giudiziario.

25-07-2014

Traduzione da La Jornada

tratto da Comitato Carlos Fonseca

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

brasilemondiali 2014

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Armi e appalti: l’Italia mantiene aperto il canale con l’industria militare israeliana

Nonostante la campagna di sterminio contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza, Arma dei Carabinieri e Polizia di Stato continuano ad equipaggiare i propri reparti di pronto intervento rifornendosi presso le più importanti aziende israeliane.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bambini sfruttati e affumicati nei campi della California

Molto lontano dai campi di Entre Ríos o Santa Fe, i bambini contadini della California lavorano dagli 11 ai 12 anni, sfruttati, mal pagati, in terreni affumicati con pesticidi e con il terrore di essere deportati insieme alle loro famiglie di migranti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina, i coloni attaccano volontari internazionali: feriti tre italiani

Un nuovo attacco dei coloni israeliani ha colpito la comunità di Ein al-Duyuk, vicino a Gerico, nella Cisgiordania occupata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Drone assassino israeliano massacra due fratellini palestinesi

Fadi Tamer Abu Assi e Juma Tamer Abu Assi, bambini palestinesi di 10 e 12 anni, sono stati ammazzati da un drone israeliano a est di Khan Yunis (sud della Striscia) mentre raccoglievano legna per il padre ferito.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Membro della Knesset: Israele sta “importando la guerra di sterminio” da Gaza alla Cisgiordania

Un membro israeliano della Knesset (Parlamento) ha affermato che Tel Aviv sta “importando” la sua “guerra di sterminio” dalla Striscia di Gaza alla Cisgiordania occupata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

CONTRO I SIGNORI DELLA GUERRA E PADRONI DELLA CITTÀ, BLOCCHIAMO TUTTO!

Oggi, nell’ambito dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base, come realtà autorganizzate del movimento milanese abbiamo deciso di bloccare l’ingresso principale della sede dirigenziale di ENI S. p. a. di San Donato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Linee gialle e zone verdi: la divisione di fatto di Gaza

Crescono i timori che il nuovo mosaico di zone diverse di Gaza, separate da una Linea Gialla, possa consolidarsi in una partizione permanente del territorio.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Germania è in crisi e vaga nella nebbia

Le ultime notizie dal paese teutonico indicano che la sua crisi economica non si arresta ed entra ormai nel suo quarto anno.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bombardamenti israeliani contro il Libano: 5 morti, tra cui l’Alto comandante di Hezbollah, Haytham Ali Tabatabaei

Beirut-InfoPal. Il ministero della Salute Pubblica libanese ha diffuso il bilancio ufficiale dell’attacco israeliano senza precedenti contro un’area residenziale alla periferia sud di Beirut, domenica 23 novembre: cinque morti e 28 feriti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Verso il 28 novembre: i comitati sardi chiamano alla mobilitazione

Diffondiamo l’appello uscito dalla rete Pratobello24 che invita tutti i comitati che lottano contro la speculazione energetica a unirsi allo sciopero e alla mobilitazione del 28 novembre.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Brasile. La Marcia Mondiale per il Clima riunisce 70.000 persone a Belém e chiede giustizia climatica: «Noi siamo la risposta»

Un incontro storico dà voce ai popoli che non sono stati ascoltati negli spazi ufficiali della COP30.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

COP30: gli indigeni dell’Amazzonia si invitano al vertice sul clima

Gli indigeni della tribù Kayapó, sostenuti da centinaia di manifestanti, hanno organizzato un’azione di protesta all’interno della “zona verde” della COP30.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

III e IV giorno dell’Incontro Internazionale delle Comunità Danneggiate dalle Dighe, dalla Crisi Climatica e dai Sistemi Energetici

Sotto il sole amazzonico, un gruppo composto da militanti di 45 paesi ha intrapreso questa domenica (9/11) una traversata simbolica attraverso le acque della Baía do Guajará, a Belém (PA).

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Brasile: la destra bolsonarista dietro la strage nelle favelas, Lula in difficoltà

Il 28 ottobre scorso circa 140 persone, di cui 4 agenti, sono state uccise e un centinaio sono state arrestate nel corso di un assalto condotto da 2500 membri della Polizia Civile e della Polizia Militare brasiliane

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

COP30: Cosa aspettarsi dal vertice mondiale sui cambiamenti climatici

Con il ritiro degli Stati Uniti e la cautela della Cina, la conferenza in Brasile metterà alla prova la capacità del mondo di rispettare l’Accordo di Parigi e gli obiettivi finanziari

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gaza è Rio de Janeiro. Gaza è il mondo intero

Non ci sono parole sufficienti per descrivere l’orrore che ci provoca il massacro di oltre 130 giovani neri, poveri, uccisi dalla polizia di Rio de Janeiro, con la scusa di combattere il narcotraffico.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Trump all’attacco dell’America Latina con la scusa della “guerra alla droga”

La tensione nei Caraibi ed in America Latina si fa sempre più alta. Alcune note per comprendere quanto sta succedendo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Brasile: solidarietà internazionalista, João Pedro Stédile spiega la posizione del MST sul Venezuela

João Pedro Stédile, nell’intervista che ha concesso a Rádio Brasil de Fato, spiega la posizione politica del Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST) di fronte alla situazione in Venezuela.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Collassi localizzati, debito ecologico e politiche pubbliche

Le inondazioni nel Rio Grande do Sul, una delle zone più ricche e potenti del Brasile, hanno provocato 163 morti, più di 80 persone disperse e 640.000 persone costrette a lasciare le proprie case.