Sudafrica: sospesa l’accusa di omicidio per i minatori arrestati
La paradossale accusa che pende sui minatori è dovuta ad una legga anti-sommossa risalente all’apartheid (in seguito mai abolita né rivista), per la quale, in caso di manifestazioni e scontri in presenza di forze dell’ordine, la responsabilità penale dell’evento va imputata a tutti coloro che sono presenti sul posto, sulla base di un presunto ‘common purpose’.
Retaggi dell’apartheid e contraddizioni ancora irrisolte tornano quindi a galla con le immagini agghiaccianti della strage di Marikana.
La sospensione annunciata dalla procura è peraltro provvisoria, in quanto valida solo fino alla prossima udienza, e certo non spegne la rabbia per la violenza agita dalle forze dell’ordine in quella giornata: i 270 minatori restano in carcere, mentre all’oggi nessuno degli agenti coinvolti nella sparatoria è stato né sospeso, né inquisito e le dichiarazioni rilasciate in tribunale dai vertici di polizia hanno già il sapore di giustificazioni e insabbiamenti.
Se il percorso processuale si preannuncia dunque faticoso, le centinaia di persone radunate sotto il carcere per chiedere la liberazione dei 270 arrestati e il proseguire della mobilitazione contro la multinazionale Lonmin lasciano intendere che gli eventi di Marikana non hanno avuto l’effetto di intimidire la protesta.
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