InfoAut
Immagine di copertina per il post

Yemen: contro GCC, partiti e Saleh la determinazione della protesta.

L’accordo lascia il potere esecutivo e metà del parlamento al vice di Saleh, mentre l’altra metà ed il primo ministro all’opposizione partitica, e prevede l’immunità per il presidente ed i suoi congiunti (alcuni dei quali titolari di importanti cariche pubbliche e militari) e la fine delle proteste; condizioni inaccettabili per l’opposizione sociale, che ha proclamato in 18 tra le maggiori città del paese la chiusura giornaliera di scuole, attività commerciali ed uffici governativi per due giorni a settimana fino alla cacciata del rais. Un intero popolo compatto nella lotta: dai ragazzi poco più che dodicenni, che reclamano di andare alla manifestazione anziché al parco, riprendono gli slogan degli adulti ed alzano i pugni chiusi al cielo, agli anziani con la jambiya ben assicurata alla cintura, agli uomini e alle donne che marciano insieme rompendo con la tradizione e suscitando l’ira e la censura in stile islamico di Saleh contro la loro “immoralità”. Nessuno però ha paura delle intimidazioni di un potere ormai fuori dalla storia, come traspare dalle dichiarazioni alla stampa locale dell’attivista Rashid al-Faqih: “Il presidente è risentito dalla presenza di yemenite e yemeniti nelle piazze perché ciò rappresenta un’emancipazione ed un’immagine di civiltà che si scontrano con la sua natura primitiva.”

Dalla “Piazza del Cambiamento”, la spianata davanti all’Università di Sana’a divenuta presidio permanente, 100.000 manifestanti hanno marciato oggi in corteo per le vie della capitale; puntando come primo obiettivo all’ambasciata saudita, le parole più ricorrenti sugli striscioni e negli slogan sono stati: “La gioventù della rivolta rifiuta l’accordo del Golfo!”, “No ai partiti, la nostra rivolta è giovane!” fino ad “Irhal!” – la versione in dialetto locale di quel “Và Via!” risuonato in tante lingue e a tante latitudini. Registrati scontri anche nei pressi dello stadio, mentre chi ha raggiunto la sede della televisione ha trovato schierata a difesa di quest’ultima l’elite della Guardia Repubblicana e dei cecchini di Saleh; 11 morti e 100 feriti il bilancio provvisorio delle pallottole ad alzo zero dei fedelissimi del regime, mentre la collera popolare straborda dalle strade del centro per estendersi a tutto il paese: manifestazioni anti-GCC, e disordini sono divampati anche nelle città in sciopero di Taiz (con un morto), Ibb ed Al-Baida; nelle scorse ore decine di migliaia di persone sono accorse a bloccare il porto di Hodeida, principale centro yemenita sul Mar Rosso, mentre ad Aden i carri armati della Guardia Repubblicana sono stati schierati contro le barricate dei dimostranti, che così commemoravano l’anniversario della guerra civile del 1994 tra Saleh ed i partigiani della Repubblica Democratica dello Yemen.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

medio orienteyemen

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Comunicato dei combattenti italiani Ypg sulla situazione in Siria

Ripubblichiamo l’appello dei combattenti italiani Ypg uscito in questi giorni sulla situazione in Siria

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele e Turchia premono sulla Siria del Sud-Ovest e del Nord-Est

In queste giornate di repentini cambiamenti vogliamo fare il punto con Eliana Riva, caporedattrice del giornale di informazione Pagine Esteri, rispetto a due elementi di particolare pressione sul territorio siriano, ossia Israele da un lato e la Turchia dall’altro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kobane pronta a resistere all’imminente invasione guidata dalla Turchia

Le Forze Democratiche Siriane (SDF), martedì, hanno lanciato un duro monito contro l’imminente invasione di Kobane da parte della Turchia. Sottolineando la storica resistenza della città, le SDF hanno giurato di difenderla insieme al suo popolo, facendo appello alla solidarietà internazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la Turchia ammassa le truppe al confine e bombarda Kobane

Siria. La Turchia continua ad ammassare truppe al confine per invadere con le sue milizie jihadiste la città di Kobane, simbolo della lotta anti-Isis e della rivoluzione confederale del nord-est siriano. Da questo martedì 17 dicembre in corso anche bombardamenti di artiglieria sulla città.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la sfida di una ricostruzione indipendente dagli interessi imperialisti

Abbiamo posto alcune questioni a Yussef Boussoumah, co-fondatore del Partito degli Indigeni della Repubblica insieme a Houria Bouteldja e ora voce importante all’interno del media di informazione indipendente Parole d’Honneur a partire dalla caduta del regime di Bachar Al Assad in Siria.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La fine di Assad e l’inizio del califfato all’ombra di Ankara scompongono il mosaico siriano

La repentina caduta del regime alauita degli Assad riporta alla luce le fratture della Siria postcoloniale, frutto malsano dell’accordo Sykes Picot del 1916 fra Francia e Gran Bretagna, che ha diviso in modo arbitrario i territori che appartenevano all’impero ottomano.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli USA minacciano la Siria: via le sanzioni solo se Damasco abbandonerà Teheran

Caduta Aleppo, si combatte intorno a Hama. Ieri migliaia di miliziani di Ha’yat Tahrir al Sham (Hts) e di altre formazioni jihadiste appoggiate dalla Turchia hanno ripreso ad avanzare verso la città un tempo roccaforte dell’islamismo sunnita. Incontrano la resistenza delle forze governative che sembrano aver in parte ricompattato i ranghi dopo il crollo ad […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Oltre 800 banche europee investono 371 miliardi di euro in aziende che sostengono gli insediamenti illegali in Cisgiordania

La Coalizione Don’t Buy Into Occupation nomina 58 aziende e 822 istituti finanziari europei complici dell’illegale impresa di insediamenti colonici di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: jihadisti filo-turchi entrano ad Aleppo. Attacata anche la regione curda di Shehba

In Siria a partire dal 27 novembre, milizie jihadiste legate alla Turchia hanno lanciato un’offensiva dalla regione di Idlib e raggiungendo i quartieri occidentali di Aleppo. Come sottolinea ai nostri microfoni Jacopo Bindi, dell’Accademia della Modernità Democratica, l’Esercito nazionale siriano, responsabile di attacchi nella regione di Shehba, è strettamente legato ad Ankara. Questo gruppo, che […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Una fragile (sanguinosa) tregua

Alle 10 di questa [ieri] mattina è partita la tregua di 60 giorni (rinnovabile) tra Israele e Hezbollah, orchestrata dagli Stati Uniti e in parte dalla Francia. Una tregua fragile e sporca, che riporta la situazione ad un impossibile status quo ex ante, come se di mezzo non ci fossero stati 4000 morti (restringendo la guerra al solo Libano) e 1.200.000 sfollati su un paese di circa 6 milioni di abitanti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Entra ufficialmente in vigore il cessate il fuoco tra Libano e Israele

Riprendiamo l’articolo di InfoPal: Beirut. Il cessate il fuoco israeliano con il Libano è entrato ufficialmente in vigore mercoledì alle 4:00 del mattino (ora locale). Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato martedì sera che il suo governo ha approvato un accordo di cessate il fuoco con Hezbollah in Libano, dopo settimane di colloqui […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Guerra in Medio Oriente: non è un se, ma un quando

Chi vuole un ampliamento del conflitto? Chi vuole trasformare la carneficina di Gaza in una guerra regionale?

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Julian Assange: l’uomo dietro le fughe di notizie che hanno scosso il Medio Oriente

Uno sguardo al ruolo che il fondatore di WikiLeaks ha svolto nell’esporre la corruzione e le operazioni militari e nell’influenzare le dinamiche politiche nella regione del Medio Oriente.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’Italia al comando della nuova missione militare europea ASPIDES per proteggere Israele e il commercio di fonti fossili

E’ sempre più Risiko nell’immensa area marittima compresa tra Bab el-Mandeb, Hormuz, Mar Rosso, golfo di Aden, mar Arabico, golfo di Oman e golfo Persico

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli Houti potrebbero, e vorrebbero, tagliare i cavi internet sottomarini del Mar Rosso?

Circolano voci secondo cui i cavi sottomarini nel Mar Rosso potrebbero essere presi di mira dagli Houthi come mossa di escalation.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il popolo ribelle che abita lo Yemen

Continuare a considerare quegli yemeniti, una minoranza che ha comunque una storia che risale all’VIII secolo, un “gruppo di fanatici ribelli” dal nome buffo sarebbe un imperdonabile errore, oltre che l’ennessima dimostrazione di una presunta arroganza eurocentrica che ha già fatto ridere (e piangere) abbastanza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tra Libano e Medioriente a 100 giorni dall’Alluvione al-Aqsa

In questa intervista abbiamo chiesto al giornalista freelance Luca Foschi di farci un quadro della situazione in Libano, anche in rapporto agli alleati arabi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Logistica di guerra: l’idea di difesa degli USA

I bombardamenti guidati da USA e Gran Bretagna in Yemen contro gli Huthi vengono spacciati dalla Nato come “difensivi”. Ma cosa difendono e per chi?

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

USA e Gran Bretagna attaccano lo Yemen. Navi, sottomarini e aerei colpiscono la capitale e le città portuali

Le forze Houthi hanno fatto sapere che i bombardamenti di Stati Uniti e Gran Bretagna hanno ucciso 5 persone e ferito altre 6. I raid sono stati 73 e hanno colpito 5 regioni dello Yemen controllate dagli Houthi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Medio Oriente: il governo israeliano cerca l’allargamento del conflitto coinvolgendo Libano ed Iran

L’omicidio mirato di Saleh Al-Arouri, alto dirigente di Hamas, a Beirut e l’attentato che è avvenuto in Iran durante la manifestazione per il generale Soleimani, con almeno 95 vittime, parlano chiaro rispetto alla stategia del governo di Netanyahu: la destabilizzazione del Medio Oriente al fine di coinvolgere USA ed UE in un conflitto regionale.