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Fukushima, il pericolo radiazioni in Europa non è più negabile

La comunicazione ufficiale dell’innalzamento al livello 7 della gravità dell’incidente alla centrale di Fukushima ha accresciuto la preoccupazione internazionale circa le conseguenze del disastro nucleare per la popolazione giapponese e per le possibili ripercussioni sul resto del mondo.

A tal proposito l’Ong francese CRIIRAD, specializzata nella sicurezza nucleare, ha divulgato un rapporto sui rischi delle radiazioni in Europa.

In un documento riguardante i principali pericoli per la salute, l’associazione fa riferimento in particolare al possibile contagio da acqua piovana ed invita dunque a non berla e ad effettuare maggiori controlli nel suo utilizzo a fini agricoli e industriali.

Una settimana fa la CRIIRAD e l’Institut de Radioprotection et de Sûreté Nucléaire (IRSN) hanno riscontrato pericolose concentrazioni di Iodio 131 nell’acqua piovana nel sud est della Francia e nei campioni di latte fresco di alcuni allevamenti prelevati il 28 marzo. La contaminazione sarebbe dovuta alla nube contenente radiazioni arrivata sui cieli europei nelle scorse settimane.

La CRIIRAD ritiene pertanto che le autorità competenti dovrebbero intensificare i controlli sui prodotti alimentari (latte e formaggi fresco, e verdure a foglia larga) più soggetti all’assorbimento dello Iodio 131, sostanza pericolosa contenuta nelle scorie radioattive e rilasciata nell’atmosfera in seguito al disastro di Fukushima.

Il 25 marzo, quando si è avuta la conferma che la catena alimentare giapponese era stata contaminata dalle radiazioni, l’Unione Europea ha aumentato i controlli sulle importazioni da alcune regioni del Giappone. Tuttavia, il Gruppo dei Verdi al Parlamento europeo ha dichiarato che queste misure sono “fin troppo leggere”.

Intanto l’allarme circa una possibile contaminazione al di fuori dei confini del Paese del Sol Levante giunge anche da Sergio Ulgiati, professore di Chimica dell’Università Parthenope di Napoli e membro del Comitato scientifico di WWF Italia, il quale sostiene che il principale pericolo deriva dal commercio globalizzato del cibo.

Inoltre in riferimento al fatto che la nube arrivata in Europa è di “bassa radioattività”, Ulgiati ha spiegato che ciò significa soltanto che “il numero delle persone che sarà colpito da un cancro per radioattività sarà inferiore a quello del Giappone, dove sono stati calcolati circa 4mila morti di cancro entro il 2050 a causa dell’incidente di Fukushima”. Nel lungo periodo dunque, afferma l’esperto, gli effetti dell’incidente nucleare in Giappone riguarderanno anche l’Italia.

Intanto un’ennesima scossa di assestamento ha fatto tremare questa mattina l’arcipelago nipponico. Il sisma di magnitudo 5.8 ha colpito la parte nordorientale del Giappone, con epicentro nella prefettura di Fukushima. Questa volta non è stato diramato nessun allarme tsunami né sono stati fatti evacuare i tecnici a lavoro nel disastrato impianto nucleare.

Nella centrale attualmente il lavoro si sta concentrando nel drenare l’acqua contaminata accumulatasi in diversi locali del reattore numero due. Secondo la ‘Tepco’, che gestisce l’impianto, l’obiettivo consiste nel riuscire a smaltire entro oggi non meno di 700 tonnellate di liquido radioattivo, sulle 6.000 tonnellate complessive che inondano lo stesso reattore.

In merito alla centrale nucleare giapponese di Fukushima, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha oggi affermato che la situazione è “completamente diversa” da quella di Chernobyl, in quanto sono differenti le meccaniche dell’incidente ed il livello di emissioni. Denis Flory, capo del dipartimento per la sicurezza nucleare dell’Aiea, ha dichiarato che la situazione generale a Fukushima resta “molto seria, ma ci sono i primi segnali di un miglioramento di alcune funzioni”, in particolare l’alimentazione dei sistemi di raffreddamento dei reattori.

Fukushima, viaggio nel silenzio

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