NoMuos: tra la sudditanza e la sovranità … c’è il movimento!
I fatti.
Gli ultimi mesi di mobilitazione hanno registrato fondamentali passi in avanti. La manifestazione del 6 ottobre, la costituzione del presidio permanente in c.da Ulmo, i blocchi stradali all’ingresso della base, suscitando tanto interesse sociale in tutto il territorio siciliano (e non solo) hanno costretto la Regione guidata da Rosario Crocetta a prendere atto della situazione: gli oppositori crescono e smuovono la cosiddetta “opinione pubblica”; la partecipazione cresce, la rabbia anche. Ogni tentativo a stelle e strisce di forzare i tempi di costruzione dell’impianto è vissuto come un sopruso e perciò meritevole di imponenti risposte sociali che non tardano mai ad arrivare al mittente. I capri espiatori ci sono: Lombardo, La Russa, Berlusconi. Crocetta si decide così, sentito il parere dei tecnici chiamati dal movimento ad esporre l’impatto elettromagnetico di un’opera del genere, a revocare le autorizzazioni regionali concesse dalla precedente giunta. Una vittoria – da subito apparsa non definitiva – di tutto il movimento! Una mobilitazione capace di spingere le istituzioni sul proprio piano di opposizione senza che il rapporto si inverta in favore delle seconde avrebbe tanto da insegnare ad altre esperienze di lotta cadute nell’errore della continua e sterile ricerca di internità ai palazzi della politica!
Tornando ai fatti.
La felicità c’è, ma a Niscemi tutti sanno che la partita non si chiude certo con un pezzo di carta bollata con intestazione “Assessorato all’ambiente della Regione Sicilia. Palermo, Palazzo d’Orleans”. La mobilitazione quindi non si ferma: il presidio resta lì, i blocchi pure. Solo l’occasione per riprendere fiato dopo ottanta giorni consecutivi di mobilitazione permanente: la speranza era al massimo questa. Nessuno sperava o si illudeva di altro: non c’è spazio per la delega della lotta insomma. Finora, a Niscemi, si è riuscito a ribadirlo con estrema coerenza.
Ed eccoci di nuovo alla cronaca.
Ieri il “messo regionale” si presenta ai cancelli della base Nato di Sigonella (luogo evocativo per tanti): toc toc, c’è una lettera per il comando americano. Nessuna risposta. Il povero messo viene rispedito a Palermo con un nulla di fatto. Nel pomeriggio una nota del comando americano di Napoli annuncia che l’ambasciata Usa ha chiesto un incontro col governatore Crocetta: tema sarà la questione Muos. Segni di cedimento? Macchè. Gli Usa sembrano avere scelto: la protezione del governo italiano (la Cancellieri ha definito quello del Muos sito di interesse strategico-militare nazionale mentre tra i candidati nessuno ha mai fatto accenno alla questione), l’ingarbugliata materia legale che vede intrecciarsi accordi, costituzioni, diritto internazionale e statuti regionali consente agli yankees di andare fino in fondo.
Stamattina, all’alba un convoglio statunitense formato da militari e operai si dirige verso la base di Niscemi. Ma, a pochi metri dalla base, trovano ad aspettarli un blocco stradale formato da giovani presidianti, il Comitato mamme NoMuos (tante e agguerrite ogni giorno), manifestanti un po’ meno giovani e tanti altri NoMuos arrivati dal resto della Sicilia per dar manforte alla “revoca dal basso” attuata dal movimento. Intervengono commissari e polizia locale; i militari con estrema arroganza provano a forzare il blocco. Respinti! Ore di pressioni e minacce ma, alla fine, il convoglio fa retromarcia e torna indietro.
Appuntamento quindi ai prossimi giorni, per nuovi blocchi, verso la manifestazione del 30 marzo.
Segni di cedimento? Macchè !!!
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