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“Per fermare il cambiamento climatico, abbiamo bisogno di un cambio di sistema”

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In direzione del 23M – Marcia per il Clima e contro le Grandi Opere Inutili, abbiamo intervistato Laura, del movimento tedesco Ende Gelände, che da anni si batte contro una delle più grandi miniere di carbone a cielo aperto d’Europa. Laura è in Italia per una serie di iniziative in alcune città italiane 

Quando e perché è nato il movimento Ende Gelände ?

La prima azione di Ende Gelände avvenne nel 2015 nell’area circostante la miniera di lignite vicino alla foresta di Hambach, attualmente la più grande sorgente di anidride carbonica d’Europa, essendo quest’area da sola, responsabile del 2 % delle emissioni di tutta Europa [cioè di tutte le attività che vi si svolgono]. Ci dicemmo: è tempo di fermare tutto questo, di fermare il cambiamento climatico, noi stessi, con azioni di blocco di quelle infrastrutture.

Qual è la posizione cui siete giunti come Ende Gelände in relazioni agli Accordi per il clima di Parigi e gli altri procedimenti annunciati e/o intrapresi dalle istituzioni internazionali ?

Quando ci chiedemmo cosa potevamo fare durante il summit parigino sul clima, ben sapendo che lì stava succedendo qualcosa, ci siamo detti: non ci mobiliteremo per “chiedere” ai politici ma andremo direttamente alla miniera di lignite per mostrare loro e a tutti dove stanno i problemi e chiudere le centrali a carbone! Non avevamo molte speranze nella Conferenza di Parigi. Fu divertente vedere che essi parlavano della necessità di stare al di sotto del limite dell’1,5° celsius ma per noi erano già troppi perché pregiudicavano troppe vite e oggi, dopo 3 anni, vediamo che niente è successo e le emissioni continuano ad aumentare. Quindi noi continuiamo a lottare!

Molta gente inizia oggi a realizzare l’importanza del problema del cambiamento climatico ma nella maggior parte dei casi sentono la cosa lontana, nel senso di impotenti, di non poter contare… qual è la vostra risposta? Cosa possiamo fare, oggi?

Sicuramente ognuno di noi può fare molto nella sua vita quotidiana: cambiare il proprio modo di consumare; un buon modo di cominciare e usare di più la bicicletta, meno l’automobile, mangiare meno carne, … non prendere l’aereo ma su un piano generale, per fermare il cambiamento climatico, abbiamo bisogno di un cambio di sistema, che implichi dei limiti alle grandi industrie, perché processi singoli non possono fare molto, a meno di partecipare, con altri/e, alle azioni di Ende Gelände o altri gruppi simili di protesta, come i giovani che marciano con Friday4Future.

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Che tipo di iniziative porta avanti Ende Gelände ?

Si tratta di un movimento composito : ci sono gruppi che si occupano di giustizia climatica, gruppi di base, gruppi più legati alla sinistra radicale-antagonista, gruppi provenienti dal movimento anti-nucleare, che ci hanno fornito un certo sapere. Abbiamo anche gente che fa parte di Ong, anche se questa cosa è un po’ ambigua perché non sappiamo bene quanto loro si sentano coinvolti nelle nostre pratiche e se intendono andare fino in fondo. Abbiamo un costante afflusso di nuova gente che vuole partecipare, questo dà molta forza, gente giovane ma anche anziana, perché la questione non “scalda” solo i giovani.

C’è continuità col vecchio ambientalismo o Ende Gelände è una cosa del tutta nuova ?

Non direi. Molti dei nostri metodi e pratiche – action-consensus, disobbedienza civile e gruppi di affinità – erano già patrimonio del movimento anti-nucleare. Alcune di queste persone fanno parte di EG ma ci sono anche molte nuove persone. Siamo una cosa nuova ma facciamo tesoro dell’importante tradizione anti-nuclearista.

Quali sono le prossime iniziative previste?

La prossima grande azione sarà alla fine di giugno perché proprio ora il governo tedesco sta emanando alcune leggi che prevedono l’uscita dal carbone ma per noi non sono buone notizie dal momento che prevedono quest’uscita per il 2038… ovviamente è troppo tardi. Quindi protesteremo a fine giugno per mostrare loro che è molto facile chiudere – immediatamente! – le miniere di carbone.

Lo slogan che lancia la manifestazione del 23M è #siamoancoraintempo: cos’hai da dire alle persone che marceranno quel giorno per le strade di Roma ?

È vero: abbiamo sempre ancora un po’ di tempo perché col cambiamento climatico che va sempre peggio non è come il fare un progetto, costruire una cosa, per cui questa è fatta e basta, è un processo. 1,5 ° di aumento è un problema ma 2° è peggio, 3° peggio ancora… quindi dobbiamo iniziare e continuare a lottare e spero sarete in tanti a marciare per le strade di Roma il 23 marzo.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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