InfoAut

Ce lo chiedono i mercati generali!

“Un problema di uno è un problema di tutti”. Questa è la frase urlata da un facchino a un caporale di una cooperativa, che invano provava a dividere i lavoratori e convincerli uno per uno che a loro non sarebbe successo niente se avessero cessato i blocchi. “An injury to one is an injury to all” era il motto degli IWW, che ora rivive nei conflitti di altri lavoratori migranti e sottopagati, in quello che da tempo possiamo definire un ciclo di lotte nelle catene della logistica di distribuzione. Questo ciclo oggi è esploso a Torino, all’enorme centro agro-alimentare della città, l’area nevralgica di smistamento dei mercati generali e di tutta l’area metropolitana. È esploso dopo mesi di fermento in varie imprese della logistica e contemporaneamente alle grandi mobilitazioni che da oltre tre anni stanno rendendo ingovernabile molti nodi di circolazione delle merci nel nord Italia, dal Veneto alla Lombardia e soprattutto in Emilia.

A innescare la scintilla del conflitto è stato un caso analogo a tanti altri: la sospensione di sei facchini che hanno rifiutato di abbassare la testa di fronte all’ipersfruttamento e hanno scelto di stare dalla parte della dignità, costi quel che costi. È stato così, per citare un paio di importanti esempi dell’ultimo anno, alla Granarolo di Bologna e all’Ikea di Piacenza. Del tutto comuni, del resto, sono le dinamiche del conflitto.

Da un lato, lo sono dal punto di vista strutturale: per le condizioni di lavoro a cui i facchini si ribellano, per i dispositivi contro cui insorgono. Il primo e centrale è il sistema delle cooperative, che anche al Caat gestisce la riduzione dei costi della forza lavoro, la cancellazione dei diritti e il continuo ricatto dei dipendenti. Lo fa attraverso una fitta rete di comando e violenza, in cui – con buona pace degli amanti della legge e della costituzione – i confini tra legalità e illegalità, ovvero tra impresa e mafia, sono assai labili. Ben prima dei giudici che indagano sull’Expo, erano stati i facchini dell’Ikea a scrivere “cooperative=mafia”.

Fa quindi alquanto ridere che Susanna Camusso, a capo di un sindacato che appone regolarmente la sua firma a contratti vergognosi, ora si lamenti delle cosiddette “false cooperative”. Come se il problema non fosse invece proprio il modello costruito da multinazionali come Legacoop, i suoi satelliti e il blocco di potere che rappresenta insieme al Pci/Pd, con cui tradizionalmente la Cgil si spartisce la torta. Insomma, la lotta contro questo sistema di cooperative è un tratto centrale di questo ciclo di lotte, uno degli elementi che ne ha permesso una generalizzazione anche al di fuori del settore della logistica. Non è un caso che al ministero del lavoro sieda un certo Poletti, ex capo della multinazionale delle “cooperative rosse”… di vergogna. Alla domanda se il suo incarico, come già era stato per Berlusconi, non fosse un chiaro esempio di conflitto di interessi, Poletti ha risposto che se anche fosse non è un problema, perché lui rappresenta gli interessi di svariati milioni di persone. Beh, certamente non rappresenta gli interessi dei lavoratori che da tempo si stanno rivoltando contro il suo sistema di comando e sfruttamento.

Dall’altro lato, sono comuni le dinamiche del conflitto dal punto di vista dei comportamenti soggettivi. La composizione è fatta per la quasi interezza di lavoratori migranti, in buona parte maghrebini e perlopiù giovani, che riconoscono il terreno di conflitto innanzitutto nella messa in discussione dei rapporti di sfruttamento e non più in una generica grammatica dei diritti. Come nelle altre lotte della logistica, anche qui il sindacato di base (al Caat come altrove il Si Cobas) è un’infrastruttura di autorganizzazione dei lavoratori, che permette un’immediata apertura alla partecipazione nelle lotte di altri soggetti metropolitani, dagli studenti ai precari, impedendo così una chiusura puramente vertenziale o semplicemente settoriale del conflitto.

Questa composizione è segnata dalla grande determinazione e da una radicalità finalizzata al conseguimento della vittoria, dimostrate ancora una volta di fronte alle cariche e ai lacrimogeni della polizia, di fronte alle provocazioni dei crumiri, e quotidianamente di fronte alle minacce di capi e capetti. Al rifiuto di ogni mediazione, infatti, si unisce il rifiuto di partecipare a iniziative sindacali simboliche o di testimonianza, come quelle regolarmente proposte dai confederali (che non sono visti solo come complici, ma direttamente come controparte). Il rifiuto di una lotta inutile è in certe situazioni una forma di lotta, ci insegnava Alquati nella Torino di mezzo secolo fa: ecco che al Caat quel rifiuto è diventato rivolta.

Qui come nelle altre lotte della logistica e ora anche fuori, attaccare il sistema di scatole cinesi delle cooperative ha significato allo stesso tempo rompere il processo di smaterializzazione del nemico. Chiamarlo con nome e cognome, individuarne i nervi, il cuore e il sistema nervoso, ha permesso di mostrare alcuni punti di fragilità del capitalismo contemporaneo. Queste lotte, inoltre, hanno avuto la capacità di individuare i luoghi del conflitto, di opporre la conquista degli spazi ai flussi del capitale.

La strada è ancora lunga, al Caat così come nella creazione di passaggi di generalizzazione dei conflitti. La mobilitazione di luglio sarà, da questo punto di vista, un momento di grande importanza, per fare comunicare e mettere in relazione soggetti e ambiti sociali differenti. Verso quella data, ieri è stato messo un tassello importante. Allora anche per voi, padroni della logistica, false e vere cooperative, governanti dello sfruttamento, vale il saluto: ci vediamo l’11 luglio.

State sereni, è ben più che una minaccia: è una certezza. Da ieri, ce lo chiedono anche i mercati generali!

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Editorialidi redazioneTag correlati:

11Lcaatcooperativefacchinitorino

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Ancora Trump, non stupitevi

Ad un primo sguardo superficiale queste elezioni negli Stati Uniti sono state un replay di quelle del 2016. Trump vince nonostante le previsioni dei sondaggisti più autorevoli.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Gli Stati Uniti verso le elezioni: guerre e guerra civile

Manca poco più di una settimana alle elezioni negli Stati Uniti e nonostante i pronostici regna l’incertezza.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Piazze per la Palestina: una speranza che può esistere, un punto segnato alla controparte

Il 5 ottobre a Roma è stata una giornata importante, la conferma di una speranza che può esistere, un punto segnato sulla controparte.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Le lotte non fanno un passo indietro: nuova occupazione a Milano della rete CI SIAMO di viale Sarca

I fattiIl 19 settembre un incendio divampa nello stabile situato in via Fracastoro 8, dove vivevano 70 migranti della rete Ci siamo, già sottoposti a molteplici sgomberi senza che le istituzioni milanesi fossero in grado di trovare soluzioni abitative per le famiglie e i lavoratori/lavoratrici che da tempo si confrontavano con le difficoltà di trovare […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Sul dibattito verso il 5 ottobre

Fatichiamo a comprendere il dibattito che si è aperto in vista del corteo del 5 ottobre contro il genocidio in corso a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Attenti al lupo!

Il governo Meloni, coerentemente con i suoi proclami, introduce un disegno di legge che ha lasciato carta bianca alle fantasie dei Ministri Piantedosi, Nordio e Crosetto che prevede nuovi reati e pene più pesanti per chi, come la levata di scudi conclude, “protesta”. E viene immediatamente da chiedersi, sì, ma chi protesta?

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Israele fa rotolare il masso della guerra

Il governo israeliano continua imperterrito il suo programma di escalation in Medio Oriente con un attacco che, se fosse avvenuto in qualsiasi paese occidentale, non si sarebbe esitato a definire terroristico.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Guerra in Medio Oriente: non è un se, ma un quando

Chi vuole un ampliamento del conflitto? Chi vuole trasformare la carneficina di Gaza in una guerra regionale?

Immagine di copertina per il post
Editoriali

American way of death

Pochi giorni dopo la sparatoria di Butler che ha causato una ferita all’orecchio di Trump, un morto, due feriti e uno scossone nell’andamento della campagna elettorale più folkloristica di sempre, Trump torna alla carica alla vigilia della convention repubblicana di Milwaukee che lo incoronerà ufficialmente candidato, dicendo “Non mi arrenderò mai, vi amo tutti”. Il […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Un sospiro di sollievo, nient’altro

Più che la vittoria dimezzata, per quanto in parte sorprendente, della sinistra in Francia ciò che c’è possiamo festeggiare è la sconfitta del Rassemblement National. Una sconfitta chiara, ed una buona notizia nel breve termine, ma che, dopo aver tirato un sospiro di sollievo, ci costringe a porci diverse domande.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Inizia l’Intifada degli studenti medi

Inizia l’intifada degli studenti medi, oggi ci siamo presi la città! Si preannunciava una grande giornata di lotta e così è stato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Occupata la Leonardo spa dall’Intifada Studentesca a Torino

Ieri come Intifada studentesca abbiamo occupato la sede della Leonardo Spa! In 50 siamo entratə all’interno dello stabilimento mentre altre 50 persone bloccavano l’ingresso.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Al fianco di chi lotta per un futuro collettivo: MATTIA E UMBERTO VI VOGLIAMO LIBERI!

Quando si lotta per il futuro collettivo si mette in conto la possibilità di dover rinunciare al proprio destino individuale. da Centro Sociale Askatasuna È ciò che accade quando la scelta di portare avanti un orizzonte di liberazione per tutti e tutte viene anteposto a velleità o interessi dei singoli. E accade anche che, in […]

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Camminata dal parco della Pellerina all’area della ex ThyssenKrupp/Ilva: uno specchio distorto

Diamo spazio a questo dettagliato articolo che racconta la passeggiata al parco della Pellerina di qualche tempo fa, scritto e pubblicato da Un altro piano per Torino.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Torino, la mobilitazione contro gli antiabortisti continua: presidio al consiglio regionale

In queste settimane a Torino sono migliaia le persone che si mobilitano per chiedere la chiusura immediata della cosiddetta “stanza dell’ascolto”

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Fenomeni di frammentazione degli habitat ed effetto margine al Parco del Meisino

La conoscenza dal basso che sta contribuendo a rafforzare la lotta per la salvaguardia del parco del Meisino è un tesoro inestimabile, che ci ricorda come la scienza non sia neutrale, ma qualcosa da poter utilizzare per amplificare le battaglie a difesa del vivente che portiamo avanti.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Torino: sequestrata l’aula occupata dall’Intifada studentesca al Politecnico

Dopo 4 mesi di occupazione l’aula occupata “Shereen Abu Akleh” è stata sequestrata.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Lettera dalle detenute del carcere di Torino

Le detenute del carcere di Torino hanno iniziato uno sciopero della fame a staffetta. A comunicarlo è Nicoletta Dosio che ha ricevuto la lettera.