Guido Crosetto: il ministro delle armi e la “pace” orwelliana
Guido Crosetto, ministro della Difesa e consigliere di Giorgia Meloni, è un politico di lungo corso, dalla Democrazia Cristiana, a Forza Italia, per approdare infine in Fratelli d’Italia, ma meno nota è l’altra sua carriera, quella nell’industria militare.
In un’intervista ad Avvenire il neo-ministro della difesa sciorina il suo punto di vista sulla politica italiana rispetto alla guerra in Ucraina. Si mostra dilaniato e dubitante, ma la sostanza è fondamentalmente che il governo proseguirà e rafforzerà l’approccio finora tenuto da Draghi: più armi a Kiev, la pace chissà, più in là, si vedrà! Certamente questa posizione non stupisce: il filo-atlantismo del governo Meloni è limpido, molto di più di quanto La Repubblica e i vari milieux liberali riescano ad accettare. E d’altronde probabilmente qualsiasi partito avesse vinto le elezioni al posto di FdI avrebbe tenuto, più o meno volentieri, la stessa linea di politica estera.
Ma Crosetto non è uno sprovveduto, sa che una parte del popolo cattolico è fortemente indignata e preoccupata per le politiche di riarmo e militarizzazione della società, dunque si esercita nell’arte inveterata del cerchiobottismo.
Ciò che è meno noto, o che l’opinione pubblica conosce molto sommariamente, è che Crosetto ha una certa confidenza con armi ed armamenti. Infatti, mentre politicamente contribuiva alla crescita del progetto di Fratelli d’Italia, dal punto di vista imprenditoriale sviluppava uno spiccato interesse per il settore, tanto da diventare il Presidente dell’AIAD (federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza), la Confindustria delle armi.
Il Ministro inoltre, insieme alla moglie ed al figlio, ha aperto una società di consulenza nel campo della sicurezza e della difesa che adesso ha dichiarato di aver liquidato ed è stato nominato nel 2020 Presidente del cda di Orizzonte sistemi navali, una società controllata da Fincantieri e Leonardo.
Crosetto aveva già rivestito il ruolo di sottosegretario alla Difesa nell’ultimo governo Berlusconi e certo, anche qui, non stupiscono le “porte girevoli” che esistono in Italia tra politica ed industria militare. Basta fare l’esempio nel campo avverso di Marco Minniti, prima responsabile alla sicurezza del PD di Walter Veltroni, poi sottosegretario con la delega ai servizi segreti ed all’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, ancora Ministro dell’Interno ed infine alla guida della fondazione “Med-Or” per Leonardo.
La guerra in Ucraina, come si può facilmente dedurre, rappresenta per l’industria europea degli armamenti una “opportunità” senza precedenti nel passato recente: solo i Paesi europei si sono impegnati per 200 miliardi di euro di spesa aggiuntiva. Questo sforzo bellico si inserisce in una tendenza già aperta da anni, infatti secondo i calcoli dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (Sipri) nel 2021 la spesa militare globale era già aumentata per il settimo anno consecutivo, superando per la prima volta nella storia i 2mila miliardi di dollari. Stiamo parlando del 2,2% del prodotto interno lordo dell’intero pianeta, pari a 268 dollari a persona. La spesa militare mondiale è aumentata dello 0,7% rispetto al 2020 e del 12% rispetto al 2012. L’Italia ovviamente non resta a guardare e secondo quanto riportato dall’Osservatorio sulle spese militari italiane Mil€x, dallo scioglimento delle Camere sono comunque stati già presentati oltre venti programmi di riarmo per un investimento totale pluriennale per le prime fasi confermate che supera i 12,5 miliardi di euro. L’onere complessivo delle successive fasi dei programmi, già prefigurate ma non ancora sottoposte a voto, potrebbe superare i 22 miliardi di euro. In precedenza l’Osservatorio Mil€x aveva già stimato che quest’anno sarebbe stato superato il muro dei 25 miliardi con un aumento del 3,4% rispetto al 2021 e un balzo di quasi il 20% in 3 anni, e questo basandosi sui dati del bilancio approvato lo scorso anno.
Ora Crosetto ha dichiarato nella sua intervista ad Avvenire che “La pace non è mai gratis”. Subito viene alla mente uno degli slogan incisi sul Ministero delle Verità nel capolavoro di Orwell “1948”, cioè “La guerra è pace”. Perchè quando il ministro parla di pace, nel contempo arma la guerra, quella guerra che ha un costo pesantissimo per tutti e tutte, tranne per chi le armi le produce e le vende.
Domani ci saranno due importanti mobilitazioni a Napoli e a Roma che in modi diversi, ma con intenzioni chiare, vogliono ristabilire il senso della parola Pace. Saranno momenti importanti per iniziare a ridare protagonismo a quella maggioranza negata che dalla guerra non ha nulla da guadagnare.
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