Il grosso Grasso matrimonio di Liberi e Uguali
Puntuale come un orologio svizzero, nella giornata di domenica è partito il rush elettorale della nuova formazione annunciata come a “sinistra” del PD. Eppure questa sembrerebbe più una stampella del PD a tutti gli effetti, con tanti personaggi politici della Seconda Repubblica relegati in secondo piano dal maquillage renziano che tentano di tornare a “pesare” dopo la sconfitta nelle lotta di potere contro il boy-scout di Rignano. Spazio per tutti allora dentro “Liberi e Uguali”, e un magistrato attualmente Presidente del Senato al suo comando.
In un asse politico dove sull’onda degli effetti delle politiche renziane tutti i partiti si sono man mano spostati a destra (incantando ora taluni, elettori e non, con basse operazioni elettorali di brain washing nel caso della retorica della manifestazione “antifascista” che si svolgerà il prossimo 9 dicembre a Como), la corsa alle poltrone non poteva mancare di un polo aggregativo comodo per tutti quei volti che rappresentano non solo la decennale sconfitta di qualsivoglia istanza progressista, ma lo stesso rinnegamento di queste.
L’unione è sancita in nome di tornaconti personali ed elettoralistici, unendo soggetti politici prima strumentalmente avversi e caratterizzati da un atteggiamento votato al puro opportunismo. Nonchè dall’ostilità di fronte ad ogni forma di propagazione e sedimentazione di opposizione sociale in questo Paese: parliamo di Vendola, Bassolino, Fassina, Bersani, Civati, D’Alema.. e Grasso.
Pare non mancare nessuno questa volta dentro la compagine salottiera che ha esordito attaccando “la sterilità dei movimenti di protesta” nel Paese..ma del resto, che altro se non puntare il dito ci si potrebbe aspettare da un magistrato in politica? Ci sarebbe quasi da chiedersi se col beneplacito della segreteria democratica, che potrebbe preferire un soggetto coagulante a lei vicino e meno scomodo rispetto ai correntismi che si sono creati negli ultimi anni.
Tant’è che a rappresentare questa non-alternativa già di per sé stantia c’è un uomo di Stato di 72 anni che alla sua prima uscita da leader non ha attaccato le politiche piddine e i suoi previsibili effetti collaterali, dal Jobs Act al Piano Casa ai dispositivi imposti da Minniti, che hanno impoverito ed escluso ancor di più chi viveva già in condizioni di difficoltà in questo Paese. Ma ha ben pensato di porsi diametralmente contro i movimenti sociali in nome dell’ennesimo soggetto “nuovo”, in cui questo aggettivo sta per autoreferenziale tendente all’immutabile, in definitiva conservatore evidente dello status quo.
Se il buongiorno si vede dal mattino, non ci sarà nemmeno bisogno di troppa fantasia politica né di contenuti altamente antagonisti per fare emergere le contraddizioni di questa coalizione di Liberi e Uguali.. a prima.
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