Lezioni di Demokrazia
“Balotelli è mio… lasciatemi Balotelli”. Questa frase, pronunciata da uno degli agenti della digos entrati spandendo calci e pugni dentro la Verdi occupata, registra bene metodi e modi d’essere della polizia italiana. Sbraitando per la preda da spolpare, dovevano in fondo pensare che l’occasione era ghiotta per regolare un po’ di conti e dare una lezioncina a quell’italiano di colore che non è solito abbassare la testa. Una fotografia di questa mattinata di sgombero. L’altra immagine potrebbe essere quella del celerino cinquantenne iper-dotato che mostra la lingua a delle compagne e massaggiandosi l’inguine le apostrofa con queste frasi: “siete buone solo a fare film porno!”.
Benvenuti a Torino, Italia 2013, dove ogni atteggiamento della Questura è permanentemente viziato dall’attegiamento incompatibile delle realtà autorganizzate e dalla partita che si gioca in Val Susa con l’Alta Velocità. A riprova di questo, basti considerare lo scarto che intercorre tra le motivazioni ufficiali dello sgombero e i metodi messi in campo per portarlo a compimento: il servizio del Tg-Regionale adduceva la necessità di mettere fine all’occupazione perché era presente nello stabile una perdita d’acqua che aumentava il costo delle bollette del vicinato…
Mano a mano che le decine di compagn* vengono rilasciat* dalla Questura (per due di loro sembra prospettarsi l’arresto) stiamo ricostruendo lo svolgersi degli eventi. Il tentativo di barricare e la ferma volontà di non aprire la porta deve aver fatto saltare i nervi ai solerti esecutori dell’Ordine che, una volta entrati, hanno iniziato a distribuire botte a destra e a manca, pugni infaccia e calci a chi era a terra. Alcuni compagni stanno ora ricevendo cure mediche per le violenze subite.
Questo è solo un pezzo di quello che c’è da raccontare: il bottino dell’operazione è consistito (cosa ormai consueta per la Questura torinese) anche nel sequestro di innumerevoli telefonini, computer e chiavette usb degli/le occupanti. A riconferma di come, a fianco delle piazze, delle strade e degli spazi metropolitani investiti dalle lotte, la Rete sia un coevo campo di battaglia. Da queste parti brucia ancora la figura di merda di un anno fa fatta dalla Questura in seguito ai leaks di anonymous (anche di quello hanno bisogno di vendicarsi…).
Quello che abbiamo visto oggi però non ci stupisce e non è in fondo nient’altro che un capitolo dell’ordinaria guerra di classe che si gioca quotidianamente sulle nostre teste con strumenti e dispositivi molto più fini e letali: l’impoverimento economico, l’immiserimento psichico, il tentativo di abituarci a sopportare tutto e a pensare che bisogna accontentarsi… Non saranno certo due pugni e qualche calcio a intimidire queste nuove generazioni che maturano sempre più la consapevolezza che di fronte a loro non hanno nessun futuro promesso.
Sono ordinarie lezioni di demokrazia, come quelle che a Bologna portano ai domiciliari un compagno colpevole di aver partecipato generosamente ai picchetti dei facchini mentre lo Stato commina 179 denunce e minaccia gli immigrat* lavorator* che alzano la testa di ritirar loro il permesso di soggiorno se non la smettono di lottare.
E’ l’Italia di oggi, l’Italia della crisi.. ma non tutti sono disposti a stare zitti e subire in silenzio. Non si tratta di eroismo quanto di piccoli gesti quotidiani che nel loro piccolo possono cambiare molto. Ci impegneremo come possiamo a riprodurli e diffonderli
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