Tripla A per l’Europa delle lotte sociali
Appare inutile sottolineare come il downgrade del rating italiano non significhi altro che un’ulteriore invito della finanza internazionale al nostro governo a proseguire l’attacco alle vite e ai diritti di milioni di persone nel nostro paese.
Un governo Berlusconi che se continua pubblicamente ad affermarsi solido di fronte alle inchieste giudiziarie, incassa però una dura sferzata di Confindustria, nonostante questa sappia benissimo che la natura strutturale della crisi impedisce qualsiasi ritorno alla crescita.
Il diktat della Marcegaglia al governo è quindi da leggere attentamente. Un’arma spuntata, una dichiarazione emergenziale che ricalca quelle di Bersani degli scorsi mesi e che vedrebbe nel premier il motivo dell’attacco speculativo. Prove di governo tecnico?
La realtà ben nota è invece quella di un sistema in crisi, dove focolai di lotta iniziano ad accendersi, con le scuole e le università ai nastri di partenza e un fermento sociale che, tra l’avversione ormai sedimentata nei confronti della casta e la sempre maggior materialità degli effetti sociali della crisi, sembra poter avere esiti destabilizzanti.
L’attacco a Berlusconi va letto dunque come un primo tentativo di “personalizzare” la crisi, scaricandone le responsabilità su una sola parte del sistema partitico. Proprio per questo scervellarsi nella definizione di alternative (im)possibili assume oggi un segno ancora più preoccupante: allo sfacelo delle finanziarie imposte dalla Bce l’unica risposta credibile è la decisione dei movimenti di autodeterminare la propria agenda e farla valere nelle piazze.
In Spagna, al partecipatissimo corteo che a Barcellona il 18 settembre ha sfilato per la difesa dei diritti sociali e contro i tagli ad educazione e sanità, la folla urlava “Nadie nos representa!” , “nessuno ci rappresenta”. Facendo capire come ci sono altri modi in cui, partendo dalla difesa del pubblico e dei diritti sociali, si possano mettere sotto attacco i padroni della crisi senza schiacciarsi in alleanze minoritarie e perdenti in partenza, affermando le pratiche del blocco dei flussi e delle metropoli e la riappropriazione dal basso dell’organizzazione della società.
Ma quello che più impressiona dell’esperienza dell’Hub Meeting catalano, oltre che all’enfasi posta sulle pratiche di comunicazione radicale e sul contro utilizzo dei social media, è la comprensione comune a livello euromediterraneo della necessità di costruire spazi larghi, accoglienti per quelle ampie fasce di società attaccate dalla crisi, cerca nelle pratiche di democrazia diretta delle piazze e dei cortei i luoghi in cui tornare a decidere del proprio futuro.
Un’intervento di una ragazza dell’Acampada Bcn parlava delle piazze come di un luogo di socializzazione politica conquistato dalle lotte del movimento. E’ questa è la scommessa che dobbiamo fare, recuperando lo spirito delle acampadas iberiche per costruire nuovi spazi di decisione autonoma quando in tutta Europa, sin dai primi di ottobre, risuoneranno forti le parole d’ordine del rifiuto del debito e dell’austerità.
Con all’orizzonte un 15 ottobre di lotta, assunto sempre più come una data di sfiducia sociale all’intera classe politica della crisi…
Maria Meleti
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