Verdi 15 Occupata, la vera unita’ e’ quella delle lotte
La storia della residenza occupata di via Verdi 15 è oramai lunga, abbiamo fatto concludere l’inverno, abbiamo vissuto la primavera, siamo proiettati verso l’estate. Nasce sull’onda di una movimentata assemblea del 12 gennaio a Palazzo Nuovo, nella scia dell’indignazione per lo sfratto prepotente eseguito dall’Edisu contro due ragazzi tunisini per decadenza del diritto all’abitare in una residenza universitaria. Il contesto dentro il quale ci si muoveva era il taglio drastico dei finanziamenti all’Edisu da parte della Regione Piemonte, il che doveva e deve essere letto nell’ambivalenza del caso: taglio di soldi erogati per finanziare le borse di studio, attacco all’esistenza stessa dello studio come diritto, promozione delle logiche meritocratiche per l’installazione della finanziarizzazione (leggere prestiti d’onore). Questo l’inizio della seconda sessione accademica, in tanti si partecipò alla prima giornata d’occupazione, con entusiasmo e timori, con forza e perplessità.
La prima e unica rottura che si è consumata dentro l’occupazione fu quella dei rappresentanti degli studenti (Studenti Indipendenti – Link Coordinamento Universitario), intimoriti forse dal possibile ricatto del cda dell’Edisu nei loro confronti, se partecipi dell’occupazione. Il loro abbandono ha costretto immediatamente la Verdi 15 Occupata, immatura ma genuina, a confrontarsi con uno degli eterni nodi politici dei movimenti: il rapporto tra rappresentanza e conflitto. Crediamo che questo iniziale passaggio non abbia che rinforzato fin dal nascere l’esperienza di via Verdi 15, costretti ad imparare a conoscere da subito il significato e l’esigenza dell’autonomia della lotte, che si autodeterminano quando comunità in movimento, indipendenti da ogni forma di partitocrazia, comandate unicamente dai momenti collettivi. Non è un caso se da gennaio ad oggi l’assemblea di gestione è il momento più partecipato.
Anche le mobilitazioni contro la riforma Gelmini furono in parte attraversate dal ‘movimento borsisti’, che venne gestito su un livello quasi corporativo, includente i tanti aventi diritto ad una borsa di studio ma diffidente al cospetto di una allargamento della mobilitazione per il diritto allo studio. A realizzare questo passaggio è però riuscita l’occupazione, dentro la quale non si è operata una distinzione netta e incomunicante tra due figure comprendenti lo stesso soggetto, lo studente ed il borsista. Questione discussa e ridiscussa, che ha trovato terreno fertile non solamente nell’incedere di una lotta di tutt*, studentesca, ma soprattutto nel bisogno di fissare un nuovo modo di intendere il diritto allo studio, cambiandolo di segno rispetto alle burocrazie studentiste, affermandolo come vivere di un diritto!
Intendere del diritto allo studio cambiato insieme alla Verdi 15 Occupata, attraverso le molteplici esperienze di una composita comunità in lotta che parla una miriade di linguaggi differenti ma che si riunisce nell’identità dell’occupazione, che è la casa comune di una generazione a cui vogliono strappare casa e reddito, diritti e studio. Il fantasma di ‘mamma Edisu’ è lontano anni luce, perché insieme abbiamo scoperto l’inesistenza di questa mamma premurosa dei suoi studenti, oggi rappresentata dall’uomo della Lega Nord (Trabucco), gestita come ente capitalistico, quindi non caritatevole… Assurdo pensare che quest’illusione – ‘mamma Edisu’ appunto – potesse realizzarsi, ma la forza di quella che viene definita ‘soggettivazione capitalistica’ è tremenda, ma pensiamo di averla sepolta.
La Verdi 15 Occupata è stata una scommessa che abbiamo fatto, cresciuta progressivamente nella partecipazione. Come base operativa ed organizzativa del conflitto ma anche come risposta dal basso alle domande alle quali l’Edisu non ha saputo rispondere. Sono un centinaio le stanze occupate nella residenza, studenti e studentesse dell’Università e del Politecnico hanno risolto autonomamente la soddisfazione di un bisogno, lasciando gli androni di Porta Nuova, abbandonando il nido della casa dei genitori, sfilandosi dall’affollamento di una stanza affittata per dieci persone, etc. Nella quotidianità si è creata la rete sociale, politica ed umana, della lotta. Una comunità in lotta non si costruisce andandola a definire, richiedere pazienza, rispetto, cooperazione, fiducia collettiva.
Sintetizzare cosa ha compreso e cosa comprende il progetto della Verdi 15 Occupata è impossibile, dallo studio all’autoformazione, dalla socialità alla casa, dalla controcultura alla proiezione. Tutto al plurale, niente al singolare. Noi siamo la resistenza contro la crisi, noi siamo una realtà che pratica e sperimenta l’alternativa. Noi siamo la riappropriazione di una spazio pubblico contro la privatizzazione delle vite di tutt*. La Verdi 15 Occupata è la nostra Libera Repubblica, autogovernata e autogestita, dal basso. Usare questo linguaggio non è un esercizio di rappresentazione e pubblicità, ma cartina di tornasole di un modello differente ed altro che stiamo insieme costruendo: un modello di vivere gli spazi, di condividerli e curarli, in fondo un modello di vivere alternativo, perché la Verdi 15 è per davvero ‘molto di più di una residenza’!
Pensiamo sia però importante volgere verso le conclusioni annoverando tra le nostre considerazioni l’ultimo capitolo della battaglia che ha fatto cominciare la nostra avventura. Torino, come sempre, memore delle trasformazioni fordiste e non, dopo essersi caratterizzata come la città più all’avanguardia nei servizi allo studente, si profila come la capofila nella politica di dismissione del welfare studentesco, nella misura in cui nell’anno accademico 2011-12 si è fatta strada l’ipotesi più che reale di mettere in discussione lo studio come diritto, optando per la promozione del prestito finanziario attraverso fondazioni, banche et similia. Sarà questo il prossimo fronte che si aprirà.
La lotta contro i tagli della Regione Piemonte si è conclusa con l’approvazione del bando per il prossimo anno, nella conferma della cura di dimagrimento fondi curata dall’assessore Maccanti. Anche qui si sono riproposte le contraddizioni tra rappresentanza e conflitto, le stesse che avevano abitato i primi giorni di occupazione in via Verdi 15. A differenza di cinque mesi fa la leva che poteva essere giocata era quella degli scandali e delle ruberie della Lega Nord, al governo della Regione Piemonte ma affossata pubblicamente dall’affaire ‘Bossi family’. Approvato d’autorità il bilancio in Consiglio Regionale, ufficializzati i tagli attraverso la Commissione Cultura (poi rettificati anche dal cda dell’Edisu), la battaglia poteva essere solo più giocata, parallelamente alla contestazione, frenando il bando per il prossimo anno. Rispedire al mittente il nuovo concorso che contempla i nuovi criteri meritocratici (la media del 25 nell’ottenimento dei crediti universitari per gli esami) avrebbe significato la messa in discussione della Regione Piemonte di Cota, e non sarebbe affatto stato un gesto anacronistico perché corrispondente alle volontà dell’Università e del Politecnico, oltre che degli studenti.
La Verdi 15 Occupata aveva pubblicamente espresso una posizione, chiedendo ai membri del cda dell’Edisu di assumersi le proprie responsabilità, preservando la loro dignità, votando No. Il cda del 14 giugno era stato preceduto dalla lettera-minaccia del governatore Cota, che conteneva l’imperativo di approvare il bando, altrimenti avrebbe commissariato l’ente. Lo spettro dell’ennesimo mostro retorico s’aggirava tra gli uffici e le stanzette: il commissariamento, ed annesse storielle sulla lealtà e sulla responsabilità (il bando laddove non fosse stato approvato non avrebbe significato un’ipoteca negativa per le borse di studio per il prossimo, sarebbero solo slittati – magari in meglio – i termini).
La votazione dentro il cda del 14 giugno si è presentata perfettamente simmetrica, coloro che hanno raccolto le proteste hanno votato contrariamente, i fidi esponenti della cricca di Cota hanno eseguito il suo ordine. L’anomalia è andata a diventare la rappresentanza studentesca, che in un primo momento aveva anche messo un piede in via Verdi 15, poi ritirandolo. Lo stesso ‘metodo’ è stato applicato nel cda: gli Studenti Indipendenti non hanno votato No e nemmeno si sono dimessi per far saltare il tavolo, hanno preferito sganciarsi dalla votazione ma non abbandonare la poltroncina del cda. L’abbandono della votazione ha costituito il mezzuccio con il quale far passare il bando Edisu; chi fa della burocrazia il suo mestiere non può ovviamente affermare di non essere stato cosciente delle conseguenze della sua mossa.
Lo scontro tra rappresentanza e conflitto si ripropone, forse sarà l’eterno rimosso che rincontreremo nelle prossime stagioni di lotta, irrisolto. L’amaro in bocca certo resta, ma le battaglie possono essere anche perse, le lotte invece no, sono invincibili se collettive e determinate, indifferenti ad ogni sirena ma strenuamente convinte della potenza del conflitto per cambiare quanto ci circonda. 150 giorni di occupazione dopo, qui siamo e qui restiamo, la Verdi 15 Occupata resiste.
Verdi 15 Occupata
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