15 e 16 maggio, boicottate le prove Invalsi!
Le due giornate di lotta appena trascorse ci danno un nuovo scorcio sulle mobilitazioni degli studenti e delle studentesse delle scuole superiori e sugli intrecci con le diverse lotte che attraversano i territori. La data del 15 maggio ha infatti visto una moltitudine di azioni, che, pur differendo nelle forme, convergevano nell’individuazione di una controparte. Dai lavoratori della logistica agli occupanti di case e studentati è nata la volontà concreta di riappropriarsi dei bisogni, degli spazi e del reddito. La controparte ancora una volta sono state quelle figure che impongono austerità e sacrifici e allo stesso tempo cercano di rinnovare il proprio potere e i propri privilegi.
Un primo dato significativo è proprio quello di non esserci lasciati abbindolare dai giochi della politica di palazzo. La forza e la costanza delle mobilitazioni nascono proprio dalla consapevolezza che questo “nuovo” governo non ha rappresentato alcun cambiamento, non risolverà nessuno dei problemi che nella nostra vita quotidiana (all’interno e all’esterno delle scuole) affrontiamo per sbarcare il lunario. La rabbia che, seppur in maniera ancora troppo latente, si diffonde a macchia d’olio tra la popolazione, deve riuscire a prendere forma organizzata e soprattutto deve riuscire a rompere le categorie, ad abbattere l’atomizzazione e l’individualismo in cui le difficoltà dettate dalla crisi rischiano di segregarci.
Il 15 maggio è stato un piccolo ma importante passo in questa direzione. Un segnale positivo che ci indica come non solo questo percorso sia quello giusto, ma come sia realizzabile e materialmente possibile. Certo i passi da fare sono ancora molti, ma crediamo che questa giornata abbia parlato un linguaggio chiaro e forte. In un momento in cui una parte di sinistra si ostina a venerare le istituzioni e piagnucola ancora per la mancata elezione di Rodotà, per le strade di numerose città italiane si è vista la differenza di chi sceglie di mettersi in gioco in prima persona: lavorator*, student*, migrant* che non intendono aspettare di vedere una “vittoria” dallo schermo del proprio televisore!
In quest’ottica, il 15 maggio gli studenti e le studentesse delle superiori di tutt’Italia hanno organizzato sit-in, presidi e manifestazioni per boicottare le prove Invalsi: dei quiz imposti dall’alto, che hanno lo scopo di introdurre il modello di una scuola-azienda dove regna la competitività tra alunni e istituti, contribuendo a creare una dicotomia tra le scuole di serie “A” e “B”. Inoltre, è interessante notare come il criterio di “meritocrazia”, cavallo di battaglia dei ministri di tutti i governi che si sono succeduti, consista in una mera scelta di crocette, una pratica che di certo non sviluppa il ragionamento e lo spirito critico degli studenti. A Milano, hanno avuto luogo diversi picchetti davanti alle scuole e in seguito si è occupato l’ex provveditorato degli studi. A Roma, gli studenti e gli insegnanti hanno manifestato davanti al Miur. Le mobilitazioni si sono concretizzate ulteriormente durante la giornata del 16 maggio, data prevista per lo svolgimento dei test, durante la quale un grande numero di classi seconde non si è sono presentato, molti insegnanti hanno scioperato, rifiutandosi di correggere le prove e un’alta percentuale di alunni presenti ha lasciato in bianco il quiz o messo le crocette a caso, invalidando così i risultati necessari per il monitoraggio. L’esito delle giornate di 15-16 maggio è stato il fallimento delle prove Invalsi, la mancanza di dati per stilare una classifica delle scuole “meritevoli” e non. I ministri di turno che verranno devono essere ben consci che ogni volta che ci proveranno a imporci questi quiz e a smantellare quel poco che resta del diritto allo studio, noi saremo sempre nelle piazze a portare avanti le nostre battaglie con tenacia e determinazione, boicottando queste prove insensate, immaginando e costruendo una vera scuola a misura di studente.
No alla standardizzazione dei saperi!
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