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6 in condotta a chi critica l’alternanza scuola-lavoro

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L’alternanza scuola-lavoro continua a suscitare polemiche. Questa volta è stato dato il 6 in condotta ad uno studente che ha espresso un giudizio negativo su Facebook in merito alla mansione svolta. 

Dopo il caso del Vittorio Emanuele II di Napoli – in cui il FAI (Fondo Ambientale Italiano) ha chiesto misure disciplinari e il 7 in condotta per gli studenti che hanno protestato per essere stati obbligati a prestare servizio di domenica e dopo una settimana di vacanza studio – arriva addirittura il 6 in condotta per chi si lamenta pubblicamente dell’alternanza scuola-lavoro. Questa volta, però, a farlo è proprio il consiglio di classe con l’obiettivo di dare un segnale non esemplare ma “giusto”.                                    Sarebbe stato uno sfogo quello dello studente dell’Itis di Carpi che avrebbe espresso, attraverso un post su Facebook, delle criticità riguardo al progetto di alternanza che prevedeva l’esecuzione di una mansione ripetitiva per il quale, secondo lo studente, bisogna essere pagati.

Continuano quindi i tentativi di addomesticare attraverso punizione gli studenti che difficilmente si adattano alle regole imposte dall’ultima riforma della scuola attuata dal Governo Renzi. Sappiamo quale sia la funzione sociale di tutta la riforma e dell’alternanza scuola-lavoro in particolare. Non poche sono state le polemiche fino ad ora a riguardo e questo è solo l’ultima notizia che ci dice quanto l’alternanza sia uno strumento di coercizione e disciplinamento a condizioni di lavoro precario e non pagato. E le dinamiche non sono poi così lontane dai classici rapporti di lavoro. Se non ti piace la mansione che svolgi, vuoi lavorare meno ore in un giorno o avere una retribuzione più alta e protesti per avere riconosciuti i tuoi diritti, allora quello che ti aspetta sono delle note disciplinari se non addirittura il licenziamento. E per fare in modo che si arrivi nel mondo del lavoro già pronti a queste logiche, allora si provano a riprodurre a scuola attraverso, appunto, quello strumento che dovrebbe avvicinare gli studenti al mondo del lavoro. La stabilità lavorativa è direttamente proporzionale a quanto si è flessibili e disposti ad accettare qualsiasi condizioni lavorativa. E adesso più che mai l’andamento scolastico diventa l’oggetto del ricatto per indurre sempre più all’accondiscendenza e alla produttività. Per fortuna però, e gli ultimi episodi ci confermano anche questo, per addomesticare gli studenti di questo paese la controparte ha ancora tanto da sudare. 

 

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