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#Chile. Luci e ombre sulla giornata del 18 agosto

Una giornata che ha visto grandi numeri riempire le piazze del paese (100.000 solo a Santiago), nonostante la pioggia e la neve battente che hanno percosso soprattutto la capitale. Una giornata applaudita da destra e sinistra, governo e media manistream, e di cui il ministro degli interni Hinzpeter può dire: “Questo è il paese che vogliamo, in cui Governo e manifestanti dialoghino, vengano chiesti i permessi e tutto si svolga in buona collaborazione.” Non ci sono stati disordini, o meglio, il risultato è di soli sei fermati a Santiago. Un record per gli ultimi mesi.

Le scene inseguite e esibite da giornali e Tv inquadrano gruppi di “encapuchados/as” che tentano di erigere barricate ma vengono prontamente ricondotti alla ragione da signore e coetanei che gridano “Noi non siamo come loro! Non copriamoci il volto!”. Sembra quasi che anche qui nel movimento ci siano i buoni e i cattivi.

E se da una parte si mostra una volontà di contenimento del conflitto (che potrebbe quasi far tornare alla mente alcuni momenti del nostro 14 dicembre e del suo post…) dall’altra sembra palesarsi un’incapacità dei collettivi di incidere effettivamente sul corso delle giornate di mobilitazione. Da tempo i cortei si aprono verso le 10 e 30 di mattina, lasciandosi dietro barricate in fiamme e sassaiole. Se ci si stupisce invece che alle 13 non ci siano stati i momenti eclatanti che ci si poteva aspettare, la risposta è: “Gli scontri sono tra un’ora.” Sì, perchè alle 14 scade il permesso per l’occupazione della piazza, ed è allora che i carabineros si preparano a ricevere il trattamento che il movimento ha deciso di riservare loro. Anche se oggi è sotto tono.

La complessa situazione cilena ad uno sguardo esterno potrebbe quasi dare un’impressione di ripetitività liturgica di certi comportamenti di piazza, a cui forse non si riesce a dare la continuità politica che servirebbe a calmare quegli animi che da dentro il movimento decidono puntualmente di curare la febbre dello scontro.

E su questo sfondo il governo avanza sventolando il vessillo delle sue nuove rivoluzionarie proposte in campo educativo che “vengono incontro alle richieste degli studenti”, sicuro di un raffreddamento da parte del movimento, incurante degli studenti che a Valparaiso vengono allontanati con proiettili di gomma, mentre tentano di dare l’assalto ad una caserma.

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