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Cile, gli studenti nelle strade e nel Senato…

Lo sciopero studentesco, indetto per il martedì e mercoledì scorsi, si è aperto con autobus, pompe di benzina e banche dati alle fiamme; bottiglie molotov che con sempre più ferocia divorano le divise di quei pochi pacos che ancora si fidano a lasciare i loro blindati dopo che due colleghi sono rimasti feriti da armi da fuoco.

Le istituzioni ricominciano a parlare di arresti preventivi e leggi di sicurezza nazionale, sempre più messe con le spalle al muro da un movimento che cresce proporzionalmente alla perdita di consensi del governo.

E non solamente di critica al governo parla il movimento, ormai non più solo studentesco, cileno. La simbolica occupazione di ieri del Senato di Santiago, messa in atto da quell’ala di movimento sicuramente più moderata, dà comunque un segnale a tutta la classe politica dello stato. Le rivendicazioni portate dai manifestanti, che hanno interrotto una seduta sull’educazione, riguardano una nuova costituzione e un plebiscito sull’istruzione.

Come a dire che anche chi non pratica gli scontri di piazza riesce a tenere una giusta distanza dal fascino delle poltrone, e a comprendere quale sia questa famosa controparte di cui il movimento in tutto il mondo sta parlando.

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