5000 studenti in piazza a Palermo: tafferugli davanti Bankitalia
Gli studenti medi hanno attraversato la città rilanciando la pratica del blocchiamo tutto day, riprendendo quanto fatto nell’anno scorso. La partecipazione è stata massiccia respingendo le minacce degli ultimi giorni da parte di presidi e consigli d’istituto di punire gli studenti che avrebbero partecipato ai cortei. Punizioni che tentano di criminalizzare e ghettizzare gli studenti e le studentesse protagonisti delle mobilitazioni con giorni di sospensione, il divieto di partecipare ai viaggi d’istruzione e l’abbassamento del voto in condotta.
Una giornata all’insegna dell’attacco alle banche, individuate come obiettivo del corteo, e colpite dai cinquemila studenti in corteo come simbolo della crisi, in quanto rappresentanti degli interessi del capitale finanziario che questa crisi l’ha generata e su cui tenta di trarre profitto. A più riprese sono state lanciate uova contro le vetrine delle banche incontrate lungo il percorso per raggiungere il culmine davanti alla Banca d’Italia di via Cavour quando, tra gli studenti che ne bloccavano gli accessi e i carabinieri schierati a sua difesa, si sono verificati dei tafferugli. La risposta degli studenti è stata, come è ormai abitudine, risoluta e decisa, dopo aver resistito alla “carica”, che ha fallito nel suo intento intimidatorio, ha ripreso con un corteo selvaggio che ha bloccato la città raggiungendo infine l’università. Lungo tutto il percorso la manifestazione è stata accolta dalla partecipazione dei palermitani raggiunti dal corteo che hanno incoraggiato gli studenti appoggiato la loro volontà di intensificare la mobilitazione, quanto mai necessaria, nella società della crisi.
Ascolta l’intervista a Bianca del coordinamento “studenti medi Palermo”:
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Nel frattempo, dentro la cittadella universitaria, una cinquantina di studenti si sono mossi in corteo attraversando tutto il campus. L’iniziativa ha lanciato la campagna #OccupyUniPa che porterà gli universitari a muoversi nelle prossime settimane per lanciare la giornata internazionale del 17 novembre che li vedrà protagonisti dello sciopero metropolitano. Gli studenti sono entrati nelle aule dove si svolgevano lezioni per spiegare ai colleghi e ai docenti i motivi della mobilitazione.
In seguito si sono svolte tre azioni simbolo di altrettanti obiettivi individuati come cruciali.
La prima contestazione è stata quella contro l’Unipa Store: un negozio di oggetti di marketing per l’università, affidato secondo le dinamiche consociative della governance universitaria a strutture di rappresentanza completamente complici e compartecipi delle scelte del rettorato sulla redazione e l’approvazione dello statuto e di ulteriori riduzioni di qualità didattica e di servizi agli studenti.
Altro obiettivo è stato l’ufficio stage e tirocini occupato simbolicamente da una ventina di studenti con maschere bianche, fantasmi della precarietà, che hanno calato lo striscione con la scritta “Stage e tirocini vanno retribuiti”, denunciando la prassi dei tirocini obbligatori all’interno dei piani di studio: vere e proprie forme di lavoro non pagato.
Il terzo obiettivo è stato la mensa di Viale delle Scienze per la richiesta di reddito e welfare universitario: una mensa a pagamento e ampiamente sottodimensionata per la popolazione universitaria, che negli orari di punta vede file che arrivano a superare l’ora di attesa. Gli universitari hanno organizzato una mensa popolare, di fronte l’ingresso del “Santi Romano”, che offriva gratuitamente panini agli studenti e hanno atteso lì l’arrivo del corteo degli studenti medi.
I cori dei due cortei contro debito e istituti finanziari hanno reso subito evidente la vicinanza degli obiettivi di universitari e studenti medi, che coi due striscioni “Save schools not banks” e “Contro l’università della crisi RISE UP” hanno caratterizzato la giornata di oggi e hanno rilanciato il movimento in vista delle prossime date. Sia medi che universitari si sono dati appuntamento per la prossima settimana per organizzare le rispettive campagne di lotta e tornare ancora ad incrociare i loro percorsi.
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