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Il Polo universitario rischia la chiusura: studenti e lavoratori in piazza ad Agrigento

Immediata la reazione degli studenti alla notizia che l’amministrazione Provinciale quest’anno non parteciperà al Consorzio (pubblico: Provincia, Comune, Regione, Unipa, etc.) che finanzia il Cupa, il polo universitario agrigentino. Il rischio non è più come negli anni passati, la cancellazione di due corsi di laurea (Ingegneria gestionale e informatica), ma la chiusura dell’intero ateneo.

Gli studenti quindi, in seguito a un’assemblea d’ateneo svoltasi giorno 2 Marzo, si dichiarano in assemblea permanente e occupano la sede di via Calcarelle, dove oltretutto si riunisce il C.d.a. del consorzio. Oggi un corteo cittadino – che è riuscito a coinvolgere anche diversi studenti degli istituti superiori – è partito dal quadrivio Spinasanta per giungere sotto il palazzo della Provincia. Anche i sindacati confederali sono scesi oggi in piazza a fianco dei lavoratori del Cupa. Bersagli prediletti della protesta ovviamente quelle Istituzioni, regionali (a indirizzo specifico del presidente Crocetta) e provinciali, veri artefici – insieme al governo nazionale e ai tagli agli enti pubblici del patto di stabilità – del dissesto finanziario e di una totale mancanza di fondi per una progettualità, finanziaria appunto e di ricerca che possa sostenere l’ateneo.

Così, visto che l’Amministrazione provinciale si vede costretta a non “sforare” il bilancio del patto di stabilità, non potrà partecipare al consorzio, che si traduce nei fatti in 750.000 euro mancanti. In sostanza…è sempre la solita storia quando si tratta di formazione pubblica, una storia che lo stesso Renzi, neppure tanto velatamente, ha chiarito all’inaugurazione dell’anno accademico a Torino qualche settimana fa: ulteriore dismissione e dequalificazione della formazione scolastica e universitaria italiana all’insegna della competitività sul mercato; con conseguenti tagli (che intervengano sul finanziamento a Regioni e Province o direttamente su riforme specifiche poco cambia) e utilizzo spregiudicato di strumenti di selezione e misurazione studentesca e di bilancio economico nei singoli atenei, chiamati a vario titolo “meritocrazia”, che creerà inevitabilmente atenei di serie A e di serie B (per i quali differenziati saranno i finanziamenti), da lasciare in balia degli interessi di privati e aziende che potranno sedere per il 60% al C.d.a.. Meglio ancora, la chiusura di alcuni atenei minori, come nel caso di Agrigento.

Ma sappiamo bene come gli interessi delle classi dirigenti e delle aziende che sempre più potranno trovare i loro giri d’affari nei nostri atenei, coincidono poco con quelli di più di 2.000 studenti che potrebbero vedersi negata la possibilità del diritto allo studio (fare il pendolare per Palermo di questi tempi, oltre che poco formativo accademicamente risulterebbe per moltissimi studenti insostenibile economicamente). Ma non coincidono neppure con gli interessi e i bisogni di un territorio tutto, che una dissennata gestione politica ed economica – più che altrove in Sicilia – all’insegna di speculazione edilizia e corruzione della classe politica (i nostri lettori ricorderanno le proteste degli agrigentini che appena un mese fa hanno costretto la giunta comunale a dimettersi) ha portato all’esaurimento di qualsiasi prospettiva per chi vive il territorio che non sia esclusivamente legata al turismo di massa che riguarda la Valle dei Templi (anche quest’ultima tartassata a dovere a causa di quanto già esposto). L’ateneo ha infatti rappresentato in questi anni, non solo un polo di ricerca d’eccellenza nel campo archeologico, ma anche un barlume di rinascita di un territorio grazie all’affluenza degli studenti e di tutti quei giovani, ma anche meno giovani, che hanno preferito rimanere nel proprio territorio piuttosto che dare il via a esodi migratori che rendono città e territori luoghi sterili di vita e di possibilità economiche e sociali. Insomma sappiamo bene quanto il funzionamento e la vita di una metropoli odierna possano dipendere da “servizi” di massa come le università, ed è per questo tanto più grande il disastro a cui va incontro il territorio dell’agrigentino con la chiusura del Cupa.

Il presidente del consorzio ha dichiarato poche ore fa, di aver trovato insieme alla Regione un cavillo che possa aggirare la questione burocratica (che ovviamente per quanto detto è tutta politica!), e parole di rassicurazione arrivano un po’ da tutte le parti di fronte ad una protesta degli studenti che monta sempre più. Entro venerdì la questione dovrà essere risolta, conseguenza la liquidazione del consorzio.

Staremo a vedere.

 

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