Quel furbetto di Profumo..
Se la mannaia più pesante incide sul comparto sanità, sull’università e la formazione la questione dei tagli sta prendendo pieghe sulle quali è interessante soffermarci, anche riguardo alle modalità con le quali si stanno portando avanti questi processi. Inanzitutto il modo in cui il ministro Profumo sembra agire, in maniera opposta al suo predecessore Gelmini. “Alla fine, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, Francesco Profumo, è riuscito a limitare i danni.”, scrive Repubblica a proposito della correzione dell’ultima versione dei provvedimenti sull’istruzione.
Il nostro sta infatti giocando a livello tutto mediatico il ruolo dello strenuo difensore delle risorse attualmente accordate al suo dicastero, scaricando tutte le responsabilità dei tagli sulle richieste europee e sulle esigenze di bilancio. Finge cioè di non essere responsabile della riforma, cercando di scappare alla possibilità di diventare un target di possibili contestazioni a venire.
Inoltre, nel peggior stile del governo Berlusconi, il governo Monti cerca prima di lanciare il sasso e vedere in seguito alle reazioni delle parti sociali e alle costruzioni dei media di capire se confermare o meno le sue sparate. Inizialmente esce fuori la notizia dei 200 milioni di euro di tagli, in seguito il ministro Profumo, novello eroe, afferma di essere riuscito a evitare questo taglio, limitandosi soltanto alla misura di liberalizzazione delle tasse universitarie. Che mirabile uomo!
Peccato che questa misura altro non sia che un ennesimo mattone aggiunto alla costruzione di un sistema universitario sempre più polarizzato, all’americana, dove gli atenei migliori potranno richiedere il livello di contribuzione che vorranno per dispensare i loro saperi, ledendo ancora di più quell’istruzione pubblica già in cancrena che con misure come quella dell’abolizione del valore legale del titolo di studio porterebbe definitivamente ad un mondo della formazione dove la concorrenza e la diseguaglianza tra chi ha soldi e chi no la farebbero da padrone.
A finire nel mirino saranno soprattutto studenti stranieri e fuori corso, che potranno subire un aumento delle tasse fino al 400 per cento. La liberalizzazione de facto delle tasse universitarie verrà ottenuta in questo modo, con le parole di Radio Onda d’Urto:
Il governo, cambiando due semplici parole di un vecchio decreto del Presidente della Repubblica che disciplina i contributi universitari, ha di fatto liberalizzato le tasse universitario alzando il famoso limite che costringeva gli atenei italiani a non poter prelevare dalle tasse studentesche una quota superiore al 20% del Fondo di Finanziamento Ordinario, un limite che la metà degli atenei già violava abbondantemente. Grazie alle modifiche del governo, non saranno più le tasse di tutti gli studenti a dover rimanere sotto il limite del 20%, ma solo quelle degli studenti italiani e comunitari in corso. Ovvero sono esclusi del computo gli studenti non italiani (2%) e soprattutto i fuoricorso (circa il 40%). In questo modo gli atenei potranno aumentare le tasse degli studenti italiani in corso fino a raggiungere il limite del 20% e aumentare a dismisura le tasse degli studenti migranti e dei fuoricorso, per cui non esiste alcun limite.
I tagli, anche con la finta marcia indietro dovuta alla strenua resistenza di Profumo, ci sono eccome, e colpiscono anche gli enti di ricerca protagonisti di scoperte come quella del bosone di Higgs. Passano provvedimenti di intensificazione del controllo sugli studenti come la pagella online per impedire agli “alunni somari” (così li definisce la sempre eccellente Repubblica) di nascondere qualche brutto voto o le assenze.
Insomma, un provvedimento complessivo sulla formazione basato su tagli, poliiche di disciplinamento sia in accezione puramente repressiva che meritocratica, visto che le sparate sullo studente “secchione dell’anno” non è stata ritrattata. Contro questo provvedimento, tornare a riempire le piazze è una vera e propria necessità!
Articolo a cura della redazione di UnivAut.org
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