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Reddito, spazi e socialità… nelle scuole come in città!

Editoriale della rete StudAut.

A quasi un mese dalle elezioni ci troviamo di fatto in una situazione di stallo governativo in cui le prospettive di cambiamento che alcuni vedevano in queste elezioni sono state prontamente disilluse. Viviamo oggi una situazione di estrema fragilità politica a cui le istituzioni sembrano non riuscire a fornire una risposta adeguata. Il dato chiaro ed evidente che è emerso dai risultati elettorali è quello di una sempre maggiore perdita di fiducia da parte della popolazione nel sistema politico e nelle stesse istituzioni, l’astensionismo è stato infatti dilagante e altrettanto dilagante è stato il “voto di protesta” di chi, stanco delle continue menzogne e false promesse dei partiti ha visto in Grillo una possibile alternativa.

Questo quadro di profonda confusione ed ingovernabilità pone le sue radici nella risposta che i politici hanno voluto dare alla situazione di crisi degli ultimi anni: nonostante le apparenti diversità con le quali le liste che si sono presentate alle urne possono avere, la linea comune, è stata sempre la stessa e risponde al nome di austerità. La crisi, secondo loro, deve essere combattuta piegando la testa a ciò che l’Europa e la Troika ci impongono, tagliando sui servizi e sul reddito delle nostre famiglie, insomma, scaricando il debito sugli starti più bassi della società: lavoratori, pensionati, famiglie e, ovviamente, noi studenti. La scuola è stata in questi anni vittima favorita di queste politiche d’austerity. Negli anni ha subito attacchi sempre più duri che l’hanno resa un servizio sempre meno pubblico ed accessibile, sempre meno “a misura di studente”; le condizioni di fatiscenza delle sue strutture sono uno specchio perfetto delle condizioni generali in cui essa oggi versa.

Oggi più che mai l’istituzione scolastica sembra designata a produrre automi pronti ad essere catapultati nel mondo del precariato lavorativo: ne sono un esempio pratico gli stage in cui gli studenti lavorano ore e ore, spesso effettuando lavori pesanti o di bassa manovalanza, senza alcuna retribuzione, offrendo manodopera gratuita, tanto cara e gradita in un momento come quello attuale, ad aziende che vendono questa corvée come un’opportunità per riuscire a trovare lavoro, ma che troppo spesso si conclude in un nulla di fatto se non in una spesa ulteriore per gli studenti che si vedono costretti a pagare i pasti o i mezzi pubblici autonomamente.

Se la componente giovanile vive tra i banchi di scuola questa situazione di profonda difficoltà e alienazione, poco cambia nel resto della sua vita.

Le riforme messe in atto per cercare di rattoppare questo sistema economico, che sta sempre più inesorabilmente colando a picco, sono andate da una parte, a salvaguardare gli interessi di banche e multinazionali e dall’altra, a colpire le famiglie e i ceti meno abbienti, stravolgendo la loro quotidianità. Il reddito dei nostri genitori, così come il sistema di welfare del nostro paese, ha infatti subito una drastica diminuzione e questo si ripercuote in maniera tangibile sulla nostra vita di tutti i giorni. Basta guardarsi intorno nella propria città per rendersi conto di come quei servizi che dovrebbero essere garantiti non lo sono: a partire dai trasporti fino ad arrivare alla sanità o al diritto ad avere una casa; ma forse percepiamo in maniera più evidente questo drastico ridimensionamento quando pensiamo ai momenti e agli spazi di socialità che ci sono stati tolti o che sempre più ci vengono a mancare.
L’aumento del costo della vita ha portato con sé una conseguente diminuzione dei momenti di svago o di aggregazione nei quartieri così come nelle scuole. Spesso vediamo locali chiudere o siamo impossibilitati ad uscire la sera perché non abbiamo soldi, in molti casi persino fare sport è diventata una spesa troppo onerosa che non siamo in grado di sopportare. Questo processo sta inesorabilmente estraniando i giovani da questa società. Ma, consci di questa situazione, non staremo di sicuro a guardare mentre la nostra vita ci viene subdolamente portata via, anzi, la nostra intenzione ancora una volta è quella di combattere e, il 19 di aprile, ci metteremo in gioco in prima persona, per riprenderci ciò che ci hanno tolto e per costruire degli spazi e dei momenti di socialità altra nelle nostre scuole, nei nostri quartieri e nelle nostre città.

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