Studenti in piazza a Torino: “Cara ministra, saremo ribelli!”
A Torino circa 800 studenti, a fianco dei giovani valsusini, si sono riversati nelle strade della città per esprimere il proprio dissenso nei confronti del governo attuale. Infatti, ci troviamo in una situazione di profonda instabilità politica, in cui questo governo di larghe intese continua a dimostrarsi interessato solamente a difendere un posto in parlamento, proponendoci come unica via per uscire da questa crisi misure d’austerità che sempre più ricadono sulle spalle di intere famiglie. La rabbia degli studenti, alimentata da questa fase politica, ha portato il corteo a sanzionare alcune banche (Monte dei Paschi di Siena e Intesa San Paolo), simbolo di un potere finanziario che porta le famiglie in una situazione economica sempre più disastrosa.
Successivamente, la manifestazione si è recata alla sede del MIUR in corso Vittorio, per concentrarsi su un discorso prettamente scolastico. Mentre miliardi di euro vengono spesi in grandi opere inutili come il Tav, gli studenti ogni giorno si trovano costretti a recarsi in edifici sempre più fatiscenti e le famiglie hanno a che fare con un continuo aumento del costo dei libri e della vita in toto. Gli studenti hanno anche voluto rispondere alla campagna portata avanti dalla ministra Carrozza, per ribadire che non sono certo quei 400 milioni stanziati per la scuola pubblica, briciole in confronto ai 10 miliardi tagliati all’istruzione negli ultimi cinque anni, a illuderli di una qualche sorta di ripresa economica.
Infine, è stata sanzionata la sede GTT, Gruppo Torinese Trasporti, autore degli scandalosi aumenti di biglietti e abbonamenti con un servizio sempre più scadenti con costanti tagli alle linee urbane e suburbane. I trasporti pubblici sono fondamentali per studenti e cittadini medi che si trovano a dover spendere ogni giorno somme considerevoli solamente per spostarsi all’interno della loro città. Inoltre, il comune ha intenzione di vendere ai privati una quota pari all’80% di GTT, azione che scaricherà ulteriori prezzi sulle spalle di una fascia della società già colpita duramente dalla crisi.
Il corteo si è concluso in via Sant’Ottavio, davanti a Palazzo Nuovo, dove anche gli universitari hanno partecipato a questa giornata, rilanciando la mobilitazione per il 15 e il 19 ottobre. Sulle scale dell’università è stato appeso uno striscione con la scritta “Sollevazione generale verso il 15 e il 19 ottobre. Anche l’università si ribella.”
A corteo concluso, si è assisiti a un vergognoso atteggiamento da parte dei DIGOS: per identificare un ragazzo che ha partecipato alla manifestazione, sei agenti sono entrati, spintonando, all’interno del liceo Gioberti. Gli agenti in borghese sono stati subito cacciati e allontanati dalla scuola. In seguito, un ragazzo di Avigliana è stato fermato dalla Questura con l’accusa di resistenza, in quanto non ha voluto consegnare il documento per l’identificazione alle forze dell’ordine. Nel tardo pomeriggio lo studente è stato rilasciato con denuncia a piede libero. Esprimiamo quindi la massima solidarietà ai ragazzi coinvolti e denunciamo la ridicola militarizzazione della città alla quale si è assistito oggi, con decine di blindati e centinaia di agenti a ogni angolo; un modus operandi che di certo non è servito a intimidire e smontare la determinazione degli studenti.
Con la giornata di oggi gli studenti hanno dimostrato di aver preso alla lettera la frase pronunciata poco tempo fa dalla ministra Carrozza ‘Siate ribelli’, dimostrando di non volersi arrendere di fronte a una situazione come quella attuale, ma di volersi battere con voglia e determinazione nelle piazze, come nella vita di ogni giorno, per riprendersi quel futuro che è stato rubato. Ma questo è solo l’inizio di una lunga serie di mobilitazioni che vedranno riversarsi nelle piazze la rabbia di tutte quelle persone che ormai sempre più sentono il peso della crisi gravare sulle loro spalle. Il prossimo appuntamento sarà 19 ottobre, dove diverse componenti sociali si ritroveranno nelle piazze di Roma per convogliare in maniera collettiva il dissenso generale contro quei palazzi del potere, simbolo di una classe politica sempre più corrotta e preoccupata a mantenere le proprie poltrone.
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