Una mini-leva militare con bonus per i giovani. La storia della “Naja” e il merito armato del governo Meloni
Si torna a parlare di leva militare, della cosìdetta “naja”, abolita in italia agli inizi del 2000. Questo perchè il presidente del Senato Ignazio La Russa, a margine delle celebrazioni degli Alpini per i caduti in guerra in piazza duomo a Milano, ha annunciato di aver predisposto un disegno di legge che sarà presentato in Parlamento da Fratelli d’Italia.
La Russa stesso ha ammesso che la richiesta veniva dagli Alpini, ormai decimati per numero: “noi crediamo che, per venire incontro alle richieste arrivate soprattutto dagli Alpini, sia giusto fare una legge che consenta a chi lo desidera di passare non tre settimane, bensì 40 giorni, nelle forze armate”.
L’intenzione è di fare una legge che consenta volontariamente (“mi spiace dirlo”, ha fatto sapere La Russa, sottointendendo l’intenzione in futuro di renderla obbligatoria) di passare 40 giorni per un addestramento militare. Il presidente del Senato ha poi aggiunto: “Ci saranno una serie di incentivi a fronte della partecipazione. Punti per la maturità, per la laurea, e un punteggio aggiuntivo per tutti i concorsi pubblici”. Si è parlato di “senso civico”, “dovere verso la nazione”, ma con dei premi per incentivare la partecipazione.
La parola “naja”, probabilmente derivato dal dialettale veneto (teatro delle battaglie del conflitto mondiale), viene da te-naja, inteso come “morsa”, “tenaglia”: il termine indica, in senso dispregiativo, la vita militare che obbliga un individuo a strapparsi dai propri affetti per subordinarsi alle gerarchie istituzionali. Qual’è la storia della “naja” in Italia e perchè opporsi? Una trasmissione con Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento e dell’esecutivo nazionale della Rete italiana Pace e Disarmo. Ascolta o Scarica.
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