Duemila persone a Palermo sfilano per Carmela
Così parte della cittadinanza palermitana ha voluto ricordare Carmela e unirsi in cordoglio alla famiglia, con un gesto di solidarietà partito dall’iniziativa di studenti e studentesse dell’Umberto che fino a stamane si sono riuniti in assemblea per discuterne lo svolgimento. Ampissima la partecipazione di studenti e studentesse, ma in generale una composizione cittadina ha attraversato stasera le strade tra la scuola e la casa della vittima. A sollevare la tematica della violenza sulle donne varie realtà hanno preso parola in questi giorni, tra queste il collettivo anillo de fuego che ha voluto sottolineare che al femminicidio si risponde con l’autodeterminazione e l’autodifesa.
In una città dominata da cartelli pubblicitari che utilizzano il corpo femminile per vendere contratti telefonici, e in cui la condizione di subalternità della donna è appena stata messa in prima pagina dall’assassinio di Carmela, la fiaccolata di stasera ha urlato con tutto il suo silenzio la voglia di riscatto ed emancipazione femminile.
Autodeterminazione quindi contro la retorica mediatica di questi giorni che sminuisce questo e i sempre più frequenti episodi di femminicidio (quello in questione è il n°101 in Italia solo quest’anno, circa uno ogni due giorni) tra i crimini “passionali” e che non ha perso l’occasione per sciacallare e lucrare sulle immagini del corpo senza vita della giovane vittima. Del resto sappiamo bene come nelle società capitaliste e specialmente in quella italiana le donne siano relegate a merce da svendere e svilire per lo spettacolo della tv o ad animali da riproduzione che devono accudire e salvaguardare il nucleo familiare.
La diretta conseguenza della rappresentazione e considerazione della donna come vero e proprio oggetto è la diffusione nel tessuto sociale di atteggiamenti sempre più possessivi e sottomissivi nei confronti di queste. Da sottolineare che spesso questi comportamenti si sviluppano all’interno del contesto familiare o comunque da parte di chi, fidanzato o spasimante che sia, si sente legittimato dal discorso culturale egemone a comportarsi come padrone della propria “amata”. Atteggiamenti che denotano un maschilismo diffuso e ci segnalano quanto ancora il Bel Paese sia indietro nel processo di emancipazione femminile e lontano dal riconoscimento alle donne di pari dignità e per una reale autodeterminazione del percorso di vita rispetto agli uomini.
Per questo l’autodeterminazione va certamente accompagnata dal concetto di autodifesa, perché non si può delegare la battaglia e la conquista di diritti ed emancipazione alle istituzioni e/o al sistema giudiziario. Non ci si può affidare a chi concepisce le donne solo come elementi stabilizzanti dell’istituzione familiare, determinante dispositivo di governance delle vite, o li mette in bella mostra nelle quote rosa (la cui accezione ne denota già la subalternità) quando si tratta di attirare il popolo femminile alle urne.
Il percorso di emancipazione e di inclusione non differenziale alla società contemporanea delle donne è lungo e tortuoso nelle reti di sfruttamento capitalistico e il diffondersi di una certa femminizzazione del lavoro ci dice quanto importante sia tale percorso e come le sorti di questo sistema passino anche da un’autodeterminazione politica e sociale di una soggettività femminile.
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