La Fortezza ed i suoi mercenari. Rinnovato il memorandum tra Italia e Libia
Il 2 novembre si è rinnovato il memorandum tra Italia e Libia per la gestione dei flussi migratori, voluto dal governo Gentiloni, con Marco Minniti ministro dell’Interno e stipulato il 2 febbraio 2017.
Come fin dalle origini l’accordo prevedeva, in assenza di iniziative particolari mirate ad una sua eventuale disdetta, il memorandum è stato rinnovato per altri tre anni.[1]
Inoltre, con la modifica presentata dal Governo di Al Sarraj il 9 ottobre, il coordinamento delle operazioni di soccorso passa alle autorità libiche nell’amplissima area di acque internazionali dichiarata unilateralmente dalla Libia come zona SAR di propria competenza, sottoponendo al controllo delle stesse autorità le imbarcazioni delle organizzazioni umanitarie che intendono effettuare salvataggi in mare,[2] già sottoposte ad un’intensa opera di delegittimazione, ostruzionismo e criminalizzazione da parte del governo italiano.[3]
Stiamo parlando dell’accordo che ha portato la cosiddetta “guardia costiera libica” a divenire il principale attore preposto alla vigilanza sulla frontiera mediterranea, in continuità rispetto ai processi di esternalizzazione della frontiera portati avanti dall’UE grazie a numerosi accordi stipulati con i governi dei paesi di frontiera,
governi che spesso hanno saputo trarre vantaggio dalla situazione[4].
Se sono anni ormai decenni che molte delle partite diplomatiche fondamentali che vedono dialogare UE e stati frontalieri si giocano sulla pelle dei migranti, il caso libico rappresenta a suo modo un caso particolare.
Come è noto, la Libia è infatti dal 2011 tutt’altro che uno stato stabile, e l’attuale governo di Tripoli, guidato da Fayez al Sarraj, oltre a non essere in grado di controllare che una parte del territorio, gode di una legittimità fragile e deve sistematicamente patteggiare il controllo dei territori con diversi attori.
La “Guardia Costiera Libica” non fa eccezione. Ma è grazie a questo corpo militare, istituito nel 2017 riciclando miliziani e trafficanti[5], che Minniti, e poi Salvini, poterono vantare il prodigioso calo di arrivi sulle coste italiane degli ultimi anni. Poco importa se il risultato delle politiche adottate fu un forte aumento del tasso di mortalità nel Mediterraneo centrale, attualmente la rotta più pericolosa al mondo,[6] e che al 30 settembre 2019, il 58% delle persone partite dalla Libia siano state intercettate in mare dalla Guardia Costiera libica per poi essere rinchiuse in centri di detenzione, in condizioni disumane, denutriti, senza cure mediche né spazio sufficiente, sottoposti sistematicamente a sequestri a scopo di estorsione, torture, stupri, violenze sistematiche, per poi essere perfino venduti a trafficanti di esseri umani.
Poco importa se a fronte della chiusura della rotta meridionale i flussi sulla Balkan Route si sono intensificati, portando ad un ulteriore aggravarsi delle condizioni di vita dei migranti intrappolati lungo le sue numerose tappe.[7]
Poco importa se documenti, centri di detenzione e frontiere rappresentino per migliaia di persone un ostacolo irremovibile sulla strada verso la realizzazione dei propri desideri e di una vita dignitosa, una forma di oppressione mirata e razzializzante, totalizzante nella misura in cui si espande ad ogni sfera della propria vita, dal lavoro alla casa, alla possibilità di poter vivere al fianco di chi si ama. Poco importa se per decine di migliaia di persone resistere a tali dispositivi è il presupposto alla base delle proprie vite, per milioni di altri una minaccia perenne, una condanna a vita al lavoro nella speranza del rinnovo del permesso di soggiorno.
La fortezza Europa continua a difendere la propria precaria stabilità con frontiere aperte a merci, informazioni e capitali ma capaci di filtrare, grazie ad un processo un’inclusione selettiva, la forza lavoro necessaria a mantenere in vita i settori più segregati delle proprie economie, nel disperato tentativo di mettere al sicuro dalle proprie stesse contraddizioni l’accumulazione rapace dell’economia globalizzata.
La lotta per i documenti e alle frontiere continua.
5.11.19
[1] L’Italia rinnoverà l’accordo con la Libia con alcune modifiche. Annalisa Camilli, Internazionale, pubblicato 30 ottobre 2019. Consultato 5.11.2019
https://www.internazionale.it/bloc-notes/annalisa-camilli/2019/10/30/italia-memorandum-libia
Il governo rinnoverà gli accordi con la Libia per la gestione dei flussi migratori. Radio Blackout, 26.9.19
Il governo rinnoverà gli accordi con la Libia per la gestione dei flussi migratori
[2] Lettera aperta al governo e al parlamento per l’annullamento del Memorandum Italia-Libia, Tavolo Asilo Nazionale, consultato 5.11.2019
https://drive.google.com/file/d/1_2q86vOo90woCzKOezqlif1AS1Sniw2P/view
[3] Inchiesta Ong, 20 nuovi avvisi di garanzia per la Juventa, Msf e Save the children. Procura: “Non fini illeciti, solo scopi umanitari”, Alessandra Ziniti, La Repubblica, pubblicato 10.7.18, consultato 5.11.2019
https://www.repubblica.it/cronaca/2018/07/10/news/juventa_venti_nuovi_avvisi_di_garanzia_ad_un_anno_dal_sequestro_della_nave_della_ong_tedesca-201408731/
[4] Amnesty international: rapporto sull’accordo Ue – Turchia. Sito ufficiale ASGI, pubblicato 17.02.2017, consultato 5.11.2019
https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/amnesty-international-ue-turchia/
[5] Ciò è stato dimostrato da numerose inchieste, anche recenti, diffuse da Avvenire, L’Espresso, Propaganda Live.
[6] “Secondo le stime di UNHCR, dall’inizio del 2019 ad oggi è morta nel tentativo di raggiungere l’Europa dalla Libia una persona ogni 11 persone sbarcate, mentre nello stesso periodo del 2017 tale tasso era pari a una persona morta ogni 40.”
Lettera aperta al governo e al parlamento per l’annullamento del Memorandum Italia-Libia
[7] Balkan Route. Radio Blackout, 26.9.19
Aggiornamenti dal campo di Moria, Grecia. Radio Blackout, 2.10.19
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