“La piazza della scuola e delle differenze” contesta i ministri del governo Renzi
Una piazza composita ed eterogenea. Una piazza contro “buona scuola”, Job act, ma anche “dell’accoglienza e delle differenze”. Questa stamattina piazza Verdi che ha visto centinaia di persone contestare il “Festival del lavoro” e diversi ministri e sottosegretari del governo Renzi (Poletti, Giannini, Faraone) intervenuti alla convention di questi giorni. Come al solito una classe dirigente che si trincera nei palazzi protetti da ingenti schiere di polizia, per discutere su quale sia il miglior modo per scaricare su studenti, lavoratori “vecchi e nuovi” poveri, i costi di una crisi che rende sempre più invivibili e insopportabili le condizioni di vita di una larghissima fetta di popolazione. In una città come Palermo che detiene una delle percentuali più alte di disoccupazione giovanile (circa al 60%) e/o lavoro nero tra le metropoli italiane, e in una città che ha visto una buona mobilitazione di professori e studenti contro la “buona scuola” con quasi totale boicottaggio delle prove Invalsi e blocco degli scrutini, questo festival è sembrato davvero una provocazione a palermitani e siciliani tutti, e l’accoglienza non poteva che essere di contestazione. Ma quella di oggi è stata anche la piazza della Palermo meticcia con iniziative di sport popolare e interraziale contro la presenza razzista e xenofoba di Salvini, che evidentemente non contento di aver collezionato in occasione dell’ultima tornata elettorale contestazioni su contestazioni, torna in Sicilia ad approfittare della bella stagione!
Sin dalle 8,30 del mattino il piazzale antistante il teatro si riempie di centinaia e centinaia di manifestanti, tra studenti medi e universitari, sindacati di base/professori delle scuole, senza casa, precari, operai Fincantieri, militanti dei centri sociali e associazioni antirazziste. Ognuna di queste soggettività ha ottime ragioni per non accettare che si parli indisturbatamente, senza una netta contrarietà, una contestazione, soprattutto di lavoro e scuola. Dalle prestazioni di lavoro gratuito (leggasi stage e tirocini) per gli studenti, a tutti i provvedimenti della “buona scuola” come i “presidi sceriffo” che sviliscono l’insegnamento e il lavoro dei docenti (precari e non) e aziendalizzano la scuola pubblica riportandola così al secondo dopoguerra, ai licenziamenti di massa che potrebbero colpire gli operai Fincantieri, quella di oggi sembrava coagulare la Palermo che non ci sta alle politiche di definitiva deregolamentazione del lavoro e dequalificazione e aziendalizzazione della formazione. La classe docente a tal proposito, inscena anche una rappresentazione di Renzi “fanfaraone” (fanfarone) che porta al guinzaglio un docente. Ma quella di oggi è stata anche la piazza della “multiculturalità e delle differenze”, dove proprio difronte il teatro, montate due porte, si è svolto un torneo di calcetto animato da bambini e ragazzi dei quartieri popolari a testimoniare la natura multiculturale e di solidarietà interclassista del capoluogo siciliano. I partecipanti non a caso indossavano una magliettina che apostrofava Salvini come parassita. Una frase questa, “Salvini parassita” che i palermitani hanno avuto modo di leggere e vedere già stamattina per le strade del centro storico, su manifesti che gli davano il bentornato, da “terroni orgogliosi”, ritraendolo come uno scarafaggio.
Ma il parassitismo di una classe politica che tra stipendi d’oro, convention, diarie, autoblu, costi immensi di gestione dell’ordine pubblico (viste le innumerevoli contestazioni), e chi più ne ha più ne metta, non riguarda certo solo Salvini, ma tutti quei politicanti istituzionali (ricordiamo che il convegno è stato patrocinato anche dal comune di Palermo) che mentre impongono tagli, austerity e impoverimento generalizzato, mantengono e incrementano sempre più i loro privilegi e si spartiscono il loro giro d’affari, da destra a sinistra.
Il dato della giornata è quello però di un’ennesima contestazione a Palermo, oggi più che mai partecipata ed eterogenea, a ministri del governo Renzi responsabili/esecutori con mandato UE (Unione Europea), del disfacimento sociale ed economico del mondo del lavoro, della formazione, e di quel poco che ancora il “pubblico” garantiva ai meno abbienti e a un ceto medio in continua fase di proletarizzazione.
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