Salario minimo: cosa cambierà?
Pochi giorni fa è stata approvata una direttiva europea a riguardo del salario minimo, normativa non mandatoria per chi non ha ancora una regolamentazione interna in merito ma che vincola i Paesi in cui è già in vigore a procedure che fissano l’adeguatezza dei salari. Dunque, per quanto riguarda l’Italia, il messaggio è sostanzialmente politico e non sostanziale.
Ai nostri microfoni Salvatore Cominu approfondisce il tema dei salari e del contesto italiano. In Italia la situazione è critica – negli ultimi 30 anni salari medi sono diminuiti in controtendenza rispetto a tutta Europa – ed è chiaro che sia un paese stratificato che vede settori con quote di lavoro (anche qualificato) sottopagato, il valore mediano dei salari ad oggi è stabilito a 11 euro e 40 lordi. Con questa direttiva il dibattitto subirà un’accelerazione e se fosse applicata si tradurrebbe in un incremento salariale. Nei fatti però la strada è ancora lunga. Infatti occorre attendere l’accordo tra consiglio, parlamento e commissione europea perché poi possa essere recepita dai diversi Paesi. Nei fatti si tratta soltanto di un indirizzo dell’UE.
Per quanto riguarda l’Italia i minimi sono stabiliti dalla contrattazione collettiva – paese con circa 80 per cento dei lavoratori dipendenti coperto dalla contrattazione collettiva – ci sono settori però, che pur essendo coperti dalla contrattazione collettiva hanno salari molto bassi. Inoltre, bisogna tener in considerazione la proliferazione dei contratti, la loro eterogeneità e la diffusione dei cosiddetti “contratti pirata” che fanno concorrenza ai contratti stabiliti dalla contrattazione collettiva.
Infine, abbiamo tematizzato alcune questioni rispetto al contesto sociale degli ultimi anni, come il declassamento, il progressivo impoverimento delle classi medie, i movimenti populisti da un lato e i movimenti su larga scala come i Gilet Gialli in Francia dall’altro, abbiano raccolto in qualche modo le richieste di garanzie minime che attraversano la società e che ruolo abbiano avuto nella spinta verso determinati discorsi.
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