InfoAut
Immagine di copertina per il post

Viaggio nei centri di formazione professionale tra sforzo educativo e imprese “poco etiche”

||||

Condividiamo questo iteressante articolo di Radio Popolare a firma Massimo Alberti del febbraio 2022 che ci offre un affresco dei Centri di Formazione Professionale. Il testo ha la virtù di proporre uno sguardo demistificante su cosa rappresentano oggi i percorsi di Formazione Professionale e sulla loro eterogeneità, ma è un po’ debole su due punti: in primo luogo tiene in considerazione solo l’esperienza degli/delle insegnanti ed in secondo luogo ritorna a proporre il frame dell’impresa “etica” che ci pare essere piuttosto mitologico. Al netto di ciò è una lettura utile ed interessante.

“La formazione non può essere un surrogato del lavoro, deve prevalere il rapporto educativo”, dice il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Ben arrivato. Studenti ed insegnanti lo gridano da tempo. E gli studenti stanno per tornare in piazza anche per ricordare i loro coetanei, Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, morti durante uno stage mentre frequentavano dei centri di formazione professionale, finalizzati all’avviamento al lavoro e “ad imparare un mestiere”, dove già a 15 anni le ore in aula, in laboratorio ed in azienda sono equamente divise. E che rappresentano un tassello fondamentale del sistema scolastico italiano.

Scrive Fulvia Antonelli, ricercatrice presso l’Università di Bologna in scienze dell’educazione, che si occupa di orientamento e dispersione scolastica:

I Centri di formazione professionale sono una realtà estremamente disomogenea se osservata a livello nazionale, di cui è impossibile fare una valutazione o una analisi complessiva sia della sua efficacia che dei suoi nodi critici. Dove il tessuto del mondo produttivo è più sano e ispettorati, sindacati ed enti locali sorvegliano e sono in dialogo con un mondo del lavoro regolato, l’esperienza dei ragazzi negli stage sui luoghi di lavoro può rivelarsi positiva. Viceversa in regioni caratterizzate da un mondo del lavoro dove molte sono le irregolarità, il lavoro nero, le condotte antisindacali, il caporalato e scarsi sono i controlli, lo stage può essere una esperienza pericolosa per i ragazzi oltre che per nulla formativa e molto vicina allo sfruttamento”.

Un obbiettivo virtuoso per unire percorsi educativi e lavorativi, ma che con le luci ha molti lati scuri. Il problema è proprio come i cambiamenti legislativi, sociali, del lavoro, anche nei centri di formazione professionale abbiano sbilanciato quel rapporto, citato dal ministro Bianchi, dalla parte delle aziende.
Perché ovviamente non si può ragionare in compartimenti stagni e la precarizzazione del lavoro, lo spostamento dei rapporti di forza dai lavoratori (e dall’istruzione) verso le imprese, imposti per legge, hanno cambiato anche la formazione professionale, per cui lo stage “resta una risorsa fondamentale ma è diventato anche un elemento problematico”, per usare le parole di Luisa Teruzzi, 30 anni di lavoro in un CFP e responsabile della formazione professionale per la FLC CGIL.

Chi finanzia e gestisce i CFP?

I Centri di formazione professionale sono per lo più privati, finanziati dalle regioni e dal fondo sociale europeo. Vanno dagli enti religiosi come i Salesiani, che nei loro siti puntano con chiarezza sul progetto educativo e di avvicinamento al lavoro, ai CFP gestiti dalle associazioni di categoria dove si parla di “addestramento al lavoro”, termine più appropriato ad un contesto militare che scolastico.

Proprio la regionalizzazione della formazione fa sì che, da una regione all’altra, ci siano approcci e modalità molto diverse.
 In Lombardia, ad esempio, sono finanziati tramite la dote scuola della regione.
“4.500 euro a ragazzo quando un liceale costa allo stato 9.000 euro all’anno, continua Teruzzi, che segnala un problema di sottofinanziamento della formazione professionale che porta ad una prima distorsione: Le classi sono passate da 7 o 8 ragazzi a 27 o 28, perché i gestori dei CFP devono avere più entrate. Questo comporta che gli insegnanti abbiano meno possibilità di controllare ciò che avviene nelle aziende, che i percorsi siano meno ritagliati a misura del singolo studente, e che si faccia meno selezione delle aziende con cui collaborare, osserva Teruzzi.

È un problema condiviso anche da Stefano Mariotti, che coordina un CFP a Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo. Chiaro che con pochi fondi la ricerca delle aziende è più difficile, che se un tutor deve seguire troppi ragazzi si corre il rischio di abbassare la qualità e di non riuscire a selezionare con attenzione le aziende. Ma si cerca di tenere un livello alto di attenzione, andare in azienda almeno una volta alla settimana e se ci accorgiamo che un’azienda non corrisponde ai criteri del piano formativo, la scartiamo. Mariotti aggiunge che il primo responso arriva dai ragazzi:Anche con gruppi Whatsapp chiediamo costantemente di dirci cosa non va. 
Non sempre però va così.

Giulia, che in un CFP ha insegnato per anni, racconta dei brividi a pensare ai ragazzi in tirocinio, sperando che non gli succedesse nulla. Per fortuna nel mio c’erano solo piccoli incidenti non gravi, ma i ragazzi stavano fuori anche 12 ore al giorno, orari che non dovrebbe fare nemmeno un operaio, ma così non è formazione, è sfruttamento”.

E i controlli? “Noi li facevamo spesso – racconta ancora Giulia – ma per i ragazzi che escono dovevamo avvertire prima. E le aziende ci facevano vedere quel che volevano”. “Anche a me è capitato di andare nelle carpenterie e portare via i ragazzi perché vedevo situazioni poco sicure – racconta ancora Teruzzi – ma con 400 ore da fargli fare, poi che faccio? Devo cercare velocemente un’altra impresa. Se una volta i Centri di formazione professionale erano lo strumento per tenere i ragazzi a scuola – è la conclusione di Teruzzi – ora sono le scuole ad essere diventate uno strumento per le aziende”.

Centri di formazione professionale. Chi deve fare la formazione?

Ma chi deve fare formazione? Il dibattito è aperto. Per le imprese è un costo da scaricare sul pubblico, ma per Mariotti è invece importante che sia la scuola a mantenere questo compito. Dipende poi dalla capacità di gestione e dalla cultura professionale delle imprese, continua Mariotti.
Ecco, la cultura professionale.
Livio Ciappetta è coordinatore didattico di un CFP Alberghiero a Ostia e si interroga da tempo su quale sia la funzione odierna dei CFP, di come siano cambiati e dovrebbero caambiare. Negli ultimi anni quello sbilanciamento verso le aziende è cambiato in un aspetto chiave: se prima era la scuola a cercare le imprese per formare i ragazzi, ora è il contrario. Le imprese vengono a chiederci ragazzi di cui : In che senso bisogno?? osserva Ciappetta che racconta: Una società che gestisce b&b è venuta a chieder ragazzi per andare a riordinare le stanze. Come se fossimo un’agenzia che fornisce manodopera. Ma siamo una scuola!”.

Il punto più importante dunque è selezionare le aziende, ma quello di Livio Ciappetta è un racconto comune: Le aziende vengono da noi a chiedere personale, mi conferma Antonella Colombo che dirige un altro CFP a Como, sempre indirizzato per lo più al turismo.Ma così l’aspetto formativo si perde, e molte aziende usano i nostri allievi per colmare carenze di personale”. “Il confine tra impiego e formazione è molto sottile, ma un’attività non può essere astratta dal lavoro nell’azienda. Sta, appunto, alla cultura professionale, ribadisce Stefano Mariotti,Serve più etica da parte delle aziende incalza Antonella Colombo.

Un riflesso dei pochi finanziamenti per la formazione professionale, e che spesso aumenta la dipendenza dalle aziende da parte delle scuole, sono i laboratori, spesso obsoleti e non aggiornati rispetto alle tecnologie del mondo del lavoro. Per Fulvia Antonelli, che lavora nel bolognese dove è forte la presenza di aziende meccaniche, la differenza è abissale: macchinari nei laboratori ormai vecchi, quando nelle aziende il lavoro è cambiato e le macchine totalmente diverse. A Romano di Lombardia il laboratorio è direttamente nella fabbrica ed a far lezione è il titolare dell’azienda.Abbiamo fatto una convenzione per usare una parte del capannone aziendale in modo che i nostri ragazzi possano operare su macchine aggiornate, spiega Stefano Mariotti, che ne dà un bilancio positivo, con un’acquisizione di competenze molto alta che spesso porta all’inserimento direttamente in azienda. “Non c’è dubbio che i problemi ci siano – conclude Mariotti – ma manca un monitoraggio serio a livello nazionale delle attività sia della formazione, sia dell’alternanza scuola lavoro”.
Per Livio Ciappetta sarebbe il primo passo per rivedere un modello nel rapporto tra scuola e imprese che, osserva forse come è ora ha fatto il suo tempo.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Bisognidi redazioneTag correlati:

ALTERNANZA SCUOLALAVOROmorti sul lavorostudenti

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Un rito meneghino per l’edilizia

Sul quotidiano del giorno 7 novembre, compare un suo ultimo aggiornamento sotto il titolo “Il Salva-città. Un emendamento di FdI, chiesto dal sindaco Sala, ferma i pm e dà carta bianca per il futuro”.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

La parabola della salute in Italia

È un potente monito in difesa del Servizio sanitario nazionale quello che viene dall’ultimo libro di Chiara Giorgi, Salute per tutti. Storia della sanità in Italia dal dopoguerra a oggi (Laterza, 2024). di Francesco Pallante, da Volere la Luna Un monito che non si limita al pur fondamentale ambito del diritto alla salute, ma denuncia […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Cuba: blackout ed embargo

Cuba attraversa la sua maggiore crisi energetica, con la pratica totalità dell’isola e con 10 su 11 milioni di abitanti privati di elettricità.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Movimento No Base: Fermarla è possibile. Prepariamoci a difendere la nostra terra!

Da mesi le iniziative e le mobilitazioni contro il progetto strategico di mega hub militare sul territorio pisano si moltiplicano in un contesto di escalation bellica in cui il Governo intende andare avanti per la realizzazione del progetto di base militare.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Sanità: dalle inchieste torinesi al G7 Salute di Ancona

Due approfondimenti che riguardano la crisi sanitaria per come viene messa in atto dalle istituzioni locali e nazionali.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Alberto non c’è più, ma la lotta è ancora qui!

Alberto non c’è più, ma la lotta è ancora qui.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Comunicato del cs Rivolta di Marghera sulla manifestazione di sabato 28 ottobre

Sabato 28 settembre una straordinaria ed imponente manifestazione ha attraversato le vie di Mestre per ricordare Jack e stringersi forte alla sua famiglia e a Sebastiano. Oltre 10000 persone, forse di più, si sono riprese le vie della città, una città che ha risposto nel migliore dei modi alle vergognose dichiarazioni di Brugnaro e dei suoi assessori. Comitati, associazioni, centri sociali, collettivi studenteschi con la rete “riprendiamoci la città” e una marea di cittadine e cittadini, hanno trasformato una parola d’ordine in una pratica collettiva.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Per Jack, per noi, per tutt*. Riprendiamoci la città, sabato la manifestazione a Mestre.

Mestre (VE). “Per Jack. Per noi. Per tutt*”. Manifestazione in ricordo di Giacomo, compagno 26enne del centro sociale Rivolta ucciso venerdì a Mestre mentre – con un altro compagno poi rimasto ferito – cercava di difendere una donna da una rapina. Il 38enne aggressore si trova in carcere.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

MESTRE: UN COMPAGNO UCCISO E UNO FERITO NEL TENTATIVO DI DIFENDERE UNA DONNA VITTIMA DI RAPINA

La scorsa notte un compagno è stato ucciso ed un altro ferito a Mestre nel tentativo di sventare una rapina nei confronti di una donna. Come redazione di Infoaut esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza nel dolore ai compagni e alle compagne di Mestre.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Cosentine in lotta per il diritto alla salute

Il collettivo Fem.In Cosentine in lotta nasce nel 2019 e da allora si occupa del tema dell’accesso alla sanità pubblica, del diritto alla salute, con uno sguardo di genere.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Contro Stato e dirigent3 tutto e subito all3 student3!

Scendiamo in piazza, il 15 novembre, pochi giorni prima dalla giornata dell3 student3, contro un sistema scolastico devastato da continui tagli ai fondi pubblici, dall’autoritarismo e dalla repressione che tende ad insinuarsi anche nei nostri luoghi del sapere e da una didattica che non pone al centro lo sviluppo del pensiero critico bensì una valutazione numerica.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La guerra su Gaza ha privato 800 mila studenti del “diritto all’istruzione”, afferma l’Ufficio dei media di Gaza

Gaza. Almeno 800 mila studenti sono stati privati dell’istruzione a causa del protrarsi dell’offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza, durata mesi, ha dichiarato sabato l’Ufficio dei media di Gaza.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

La polizia odia i/le giovani

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un inasprimento della violenza poliziesca e delle intimidazioni nei loro confronti.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Conferenza stampa sui fatti di ieri a Torino in occasione della contestazione ai ministri del G7 Ambiente e Energia

La militarizzazione della città deve essere denunciata a fronte della violenza delle cariche della polizia e Torino come laboratorio della violenza è qualcosa di ben noto.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Contestati i ministri della guerra al Politecnico di Torino

Riceviamo e ricondividiamo il comunicato del CUA di Torino sulla contestazione di ieri al convegno istituzionale tenutosi alla sede del Valentino del Politecnico. Ieri mattina un gruppo di student3 dell’Università di Torino ha contestato il convegno a porte chiuse che si è tenuto al castello del Valentino su tecnoscienza e intelligenza artificiale, con ospiti di […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Cronaca e riflessioni sulla mobilitazione per la Palestina a Pisa

In questi mesi Pisa, come molte altre città d’Italia, ha visto e continua a vedere un’intensa e articolata mobilitazione per la libertà della Palestina e per lo stop al genocidio. Dallo scorso autunno, sin dall’intensificarsi dell’offensiva israeliana sulla Palestina e la ripresa dei bombardamenti su Gaza dopo il 7 ottobre, giovani e studentǝ della città […]

Immagine di copertina per il post
Formazione

Genova: protestano studenti e studentesse dell’istituto Pertini-Diaz: “Non vogliamo poliziotti a far lezione qui” 

“Fuori la polizia dalla Diaz”, questo lo striscione comparso martedì mattina, e subito rimosso, sui cancelli dell’istituto Pertini – Diaz a Genova, la scuola dove nel 2001 avvennero i pestaggi polizieschi contro i manifestanti del G8.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Esselunga di Firenze: qualcosa si muove

A due settimane dal crollo nel cantiere per la costruzione di un nuovo negozio Esselunga nel quartiere di Rifredi, che ha provocato la morte di cinque operai, la popolazione locale continua a mobilitarsi

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Crollo di Firenze: la destra diventa europeista quando si tratta di deregolamentare il lavoro

Cinque operai morti e tre feriti, questo è il tragico bilancio del crollo avvenuto venerdì 16 febbraio nel cantiere del supermercato Esselunga in via Mariti, a Firenze, morti che si aggiungono alla lunga lista di una strage silenziosa.