Altre miniere di platino in Sudafrica scendono in sciopero, dopo quella di Marikana, teatro di un conflitto colminato giovedì scorso nel massacro di 34 minatori, sparati dalla polizia. Ieri un comunicato della Royal Bafokeng Platinum annunciava che 500 minatori hanno interrotto il lavoro in uno dei pozzi della sua miniera di Rasimone. Mentre la Anglo American Platinum annuncia che i suoi dioendenti hanno presentato richieste di aumenti salariali. Anche a Marikana del resto lo sciopero continua. I minatori chiedono aumenti salariali, sostenuti dal sindacato Amcu (Association of mineworkers and Contruction Union), e la compagnia mineraria Lonmin ha finora risposto picche: ma dopo il massacro, e dopo che l’azienda ha rinunciato alla sua minaccia di licenziare tutti, è cominciata la difficile ricerca di una mediazione.
Non è facile però riaprire un dialogo, in uno scontro che va ben oltre il conflitto sindacale. Ieri a Marikana si è presentato lo stesso presidente Jacob Zuma: sotto un parasole retto da uno dei suoi colaboratori si è rivolto ai minatori nelle lingue Xhosa e Zulu, dicendo che le questioni di lavoro vanno affrontate col negoziato, senza bisogno che ci muoiano dei lavoratori. «Per tutti noi l’accaduto è doloroso. Non è accettabile che della gente muoia, quando si può negoziare. ma io condivido il vostro dolore e sono qui per dirlo». non sappiamo di precise se e cosa hanno risposto i duemila uomini assembrati davanti alla miniera. La difficoltà del dialogo risulta però chiarissima dall’incontro, pubblico, tenuto poco prima tra i lavoratori di Marikana e la commissione interministeriale mandata da Zuma a indagare sui fatti. «Se Zuma vuole aiutarci, si assicuri che ci paghino i soldi che chiediamo», ha detto Xolani Ndzuza a nome dei lavoratori in sciopero (riprendiamo questa cronaca dal sito del settimanale sudafricano Mail and Guardian). I dipendenti di Marikana prendono in media salari di 10mila rand, circa 1000 euro, dice l’azienda: ma i rock drill operators, quelli che fanno esplodere le roccie in fondo ai pozzi, ne prendono appena 4.000 (400 euro): e ora chiedono 12mila rand. «Sappiamo che qui è stato versato del sangue, non è una cosa che giustifichiamo», ha detto ai minatori il ministro della difesa Nosiviwe Mapisa-Nqakula, e ha aggiunto che il governo li aiuterà a organizzare il solenne funerale per le vittime previsto proprio oggi, giovedì. Ma l’offerta di aiuto non ha placato la rabbia dei lavoratori, per lo più abitanti in baraccopoli intorno a Marikana. Ndzuza ha insistito che il masacro ha fatto perdere loro la residua fede nel governo dell’African National Congress: «Noi non votiamo Anc. Dei neri hanno ucciso dei neri. Siamo stati dimenticati». In effetti durante il dibattito parlamentare, martedì, numerose voci hanno attaccato il governo e messo in questione l’atteggiamento della polizia: chi ha autorizzato l’uso di munizioni vere, hanno chiesto alcuni deputati.