Defend Kurdistan: conclusa l’occupazione dell’università di Pisa e la mobilitazione continua
Assemblea a palazzo Ricci martedì 6 dicembre.
Si è conclusa ieri sera l’occupazione del Polo Carmignani dichiarata giovedì 1 dicembre dallә studentә dell’Università appartenenti alla rete di Rise Up for Rojava Pisa. Momenti di confronto, di organizzazione, di azione, di socialità e condivisione: questo sono stati questi giorni al Polo Carmignani.
Fin dal primo momento assembleare in cui è stata lanciata l’occupazione, tantissime persone hanno condiviso il bisogno di attivarsi e non rimanere in silenzio di fronte all’attacco da parte di Erdogan ai territori del Kurdistan e alla rivoluzione confederale, a partire prima di tutto dagli spazi che attraversiamo tutti i giorni in quanto universitarә. L’occupazione è partita proprio dal bisogno di rompere il silenzio mediatico che è sceso su questi fatti, e contemporaneamente dalla necessità di mettere l’Università di Pisa di fronte alle proprie responsabilità in questo conflitto. Da anni, infatti, vanno avanti gli accordi per progetti di ricerca con Leonardo spa, l’azienda terza in Europa per la produzione di armamenti. Leonardo SpA, quindi, da anni sfrutta i saperi per costruire armi, elicotteri e droni, che poi vende molto spesso proprio alla Turchia, uno dei paesi con cui le aziende italiane di armi fanno più affari. È vergognoso che l’Italia sia uno dei Paesi ad esportare più armi in Europa, e che lo Stato detenga anche il 30% delle azioni di un’azienda mortifera come Leonardo.
Nello specifico, è inaccettabile che la nostra Università sia complice del massacro di persone, ed è proprio questo che l3 student3 hanno detto esplicitamente nell’incontro che c’è stato con la professoressa Enza Pellecchia, Prorettrice per la coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio. In questo confronto é stata richiesta una presa di parola da parte dell’Università contro i bombardamenti di Erdogan, e la cessazione immediata di ogni collaborazione con Leonardo spa. e tutte le altre aziende belliche.
Nella mattinata di venerdì, mentre una delegazione dell’occupazione partecipava al corteo dei sindacati di base per portare anche lì queste tematiche, ed un’altra andava in ogni aula per leggere il comunicato dell’occupazione, è arrivata una nota del CISP (Centro Interdisciplinare di Scienze per la Pace) in cui si esprime la “condanna degli attacchi turchi alle comunità curde in Siria e Iraq”. Si è trattato di un primo, piccolo risultato, che ha dato ancora più forza ed entusiasmo allә studentә, che proprio con lo spirito di ancora una maggiore voglia di mobilitarsi sono partitә dal Polo per recarsi in Piazza dei Miracoli, sotto la Torre di Pisa, per aprire un grosso striscione. “Defend Kurdistan – Stop turkish bombs – Jin Jiyan Azadi”, si leggeva sotto uno dei monumenti più famosi al mondo.
Poco dopo, è arrivata anche un’altra nota, questa volta proprio di UniPi, in cui si legge che “L’Università di Pisa esprime solidarietà alle comunità curde. L’Ateneo condanna i bombardamenti ripetuti in centinaia di aree in Siria e Iraq”. Chiaramente si tratta di piccolissimi passi, che però dimostrano come attraverso la nostra solidarietà concreta e la nostra mobilitazione attiva si possano raggiungere dei risultati. I comunicati di CISP e UniPi, quindi, non devono essere altro che un’ulteriore motivazione per continuare ad organizzarsi, a partire dal continuare a richiedere la cessazione di ogni accordo fra l’Università e Leonardo SpA.
Dalle 17, poi, il Polo Carmignani ha cominciato ulteriormente a riempirsi per l’iniziativa di aggiornamento e informazione con lә corrispondenti di Radio Onda d’Urto appena rientratә dal Rojava; con Andrea Vento (docente di geografia), Martina Bianchi (avvocata e docente UniPi) e Federico Oliveri (docente di filosofia della pace) ed un collegamento da UIKI Onlus.
È importante, però, sottolineare come i docenti invitati per questa iniziativa, ai quali è stato chiesto di partecipare, di scrivere un contributo o di schierarsi in una qualunque forma, siano stati più di cento, e che le risposte ottenute siano state circa una decina. Queste cifre ci aiutano a fotografare la situazione attuale dell’Accademia pisana (ma non solo): un mondo apparentemente dorato che fa fatica a concepire che ciò che accade nel mondo li possa riguardare in prima persona, e possa richiedere una loro presa di parola.
Abbiamo comunque avuto l’occasione di partecipare a più di due ore di discussione densa e profonda, a partire proprio dal racconto di ciò che hanno visto con i loro occhi le persone appena rientrate in Italia dal Rojava. È stato fatto poi un inquadramento più generale della storia di quella regione; per poi andare ad analizzare a livello giuridico ciò che sta facendo Erdogan (anche in relazione alle tante e belle parole spese quando è stata l’Ucraina a trovarsi aggredita dalla Russia), i suoi crimini di guerra come l’uso di armi chimiche, e l’imposizione di far inserire il PKK nella lista delle organizzazioni riconosciute come “terroriste” dall’UE.
La volontà più forte emersa dall’iniziativa, però, è stata ancora una volta quella di non fermarsi qui, a questa occupazione, anche grazie allә corrispondenti di Radio Onda d’Urto che hanno potuto riportare molto chiaramente il messaggio che parte dalla rivoluzione confederale per arrivare a tutto il mondo: laggiù esiste un fronte fatto di bombardamenti quotidiani, villaggi rasi al suolo, ospedali distrutti, riserve alimentari danneggiate. Nonostante tutto, l’intera popolazione di quelle zone è intenzionata a resistere, conscia che saranno mesi molto difficili e che l’attacco di Erdogan si farà sempre più duro. La loro certezza, infatti, è che il processo rivoluzionario sarà più forte delle bombe oggi e dei probabili carri armati domani; perché, come dice l’Organizzazione dei giovani della Siria del nord e dell’est: “questa rivoluzione è fatta dalla resistenza e dalla volontà del popolo, ed è per questo che non può essere sconfitta”. Il messaggio che ci arriva, quindi, è ancora una volta quello di una possibilità rivoluzionaria di vita e di modo diverso di vedere il mondo, ed è nostro compito adesso farlo essere motore di ulteriori mobilitazioni. Dobbiamo fare nostro questo messaggio, per riuscire a sostanziare una mobilitazione che ci immaginiamo essere lunga e in grado di durare, e che deve partire proprio dalla convinzione di ciascun3 di noi che sia possibile anche qua incidere su quanto sta accadendo là, perché in questa guerra non esiste un solo fronte. Essere, insomma, quelle gocce che diventano tempesta di cui parlava Lorenzo Orsetti, Sheid Tekoser, martire italiano della rivoluzione confederale.
Per questo dall’occupazione si è deciso di rilanciare la mobilitazione, a partire da un’assemblea pubblica martedì 6 dicembre 2022 a Palazzo Ricci.
Questi due giorni sono stati solo l’inizio! Anche le azioni più piccole saranno importanti per il sostegno e il morale di chi resiste… Per questo continuiamo a costruire la mobilitazione a sostegno della rivoluzione confederale, andiamo a incidere contro la complicità italiana e delle nostre università in questo massacro, facciamo nostro il messaggio di coraggio e di speranza di chi in quei territori continuerà a resistere sotto le bombe, organizziamoci insieme per appoggiarl3!
Ricordiamo per tutti gli aggiornamenti di seguire il canale Telegram @RiseUp4RojavaPisa
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