InfoAut
Immagine di copertina per il post

La grande questione egiziana di cui nessuno sta parlando

E’ alla radice di tutti i problemi del paese, ed è appena drasticamente peggiorata. Già in crisi, l’economia egiziana è stata ulteriormente danneggiata da una scioccante intensificazione della violenza – muovendosi il governo del paese, sostenuto dai militari, per schiacciare un movimento di protesta per il reinsediamento del deposto Presidente Mohamed Morsi. Le grandi aziende multinazionali, le banche e la borsa questa settimana sono rimaste chiuse. I governi occidentali stanno avvisando i loro cittadini di girare alla larga. Quelle di General Motors, Toyota, Royal Dutch Shell ed Electrolux sono alcune tra le attività che hanno interrotto le operazioni nel paese, come hanno annunciato giovedì dalle aziende. Molte altre multinazionali hanno comunicato di esperire interruzioni di lavoro, chiusure di sicurezza ed orari ridotti inclusi. L’agenzia di viaggi Thomas Cook, di base nel Regno Unito, ha cancellato venerdì tutte le sue prenotazioni per i viaggi dalla Germania all’Egitto, dopo che il ministero degli esteri tedesco ha emanato un’avvertenza urgente ai propri cittadini di bloccare tutti i viaggi verso il paese.

I mercati sono stati colpiti dallo shock per la brutalità con cui la polizia e le forze militari stanno schiacciando un movimento di protesta per reinsediare il deposto Presidente Mohamed Morsi con cui più di 600 egiziani sono stati uccisi da mercoledì. Il costo di assicurare il debito del paese contro il default è salito ai più alti livelli dal 4 luglio, mentre i rendimenti sui titoli di riferimento egiziani sono saliti al massimo di cinque settimane. La borsa è caduta dell’1,7% prima della sua chiusura e gli analisti si aspettano ulteriori svendite quando essa riaprirà. Il che è attualmente previsto per domenica. Ma, da quanto dicono i testimoni, si sono verificati pesanti scontri tra i manifestanti pro-Morsi, le forze di sicurezza ed i civili armati. Almeno 17 persone sono state già uccise e si riferisce di ulteriori disordini attraverso il paese.

I pochi investitori stranieri rimasti stanno muovendosi per ritirare i propri investimenti ma i controlli valutari rendono difficile convertire le sterline egiziane in dollari. “Direi che ci fossero tra i 200 ed i 300 milioni in asset stranieri in attesa di uscire dall’Eguitto un paio di settimane fa, ma questi potrebbero essere facilmente metà di un miliardo ora che è stato approvato l’utilizzo della forza letale contro i Fratelli Musulmani”, dice Emad Mostaque, responsabile strategie alla Noah Capital Markets di London. Proprio ora, il paese sta spendendo la propria valuta estera al ritmo di 1,5 miliardi al mese, e già lotta per pagare più di 4 miliardi per le importazioni mensili. Essendo caduto il valore della sterlina egiziana, la pressione sulla valuta è aumentata, dato che le importazioni divengono più costose e la domanda pubblica aumenta. A luglio, le riserve di valuta estera ammontavano a circa 18 miliardi di dollari, o metà di ciò che erano nel dicembre 2010. Ora il problema per molti donatori internazionali è per quanto a lungo i miliardi di dollari di aiuti del Golfo sosterranno l’Egitto, secondo un diplomatico europeo di stanza nel paese, ma che non ha voluto essere nominato perché non è autorizzato a parlare ai media. L’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti ed il Kuwait hanno concesso al governo ad interim installato dai militari dopo aver assunto il potere a luglio 12 miliardi di dollari in depositi e prodotti petroliferi.

Nessuna di queste nazioni del Golfo ha mantenuto buoni rapporti con il movimento dei Fratelli Musulmani da cui Morsi proviene, “A meno che non vengano prese misure correttive sulla situazione fiscale ed esca fuori un supporto al bilancio aggiuntivo, troveremo l’economia in uno stato ancora più precario”, ha detto il diplomatico europeo. Ma ci sono dubbi che il Golfo continui in futuro a sovvenzionare l’esplosivo deficit egiziano, ed il massacro ha spinto alcuni donatori a tagliare i fondi. La Danimarca ha annunciato questa settimana che sospenderà gli aiuti che passino attraverso le istituzioni governative egiziane, citando i “sanguinosi eventi e la piega assai spiacevole che ha preso lo sviluppo della democrazia”. La Germania ha bloccato 25 milioni di euro di fondi per progetti ambientali e climatici. L’ufficio del Cairo della delegazione dell’Unione Europea ha dichiarato venerdì al GlobalPost che: “gli aiuti dell’UE all’Egitto restano in vigore”. Ma successivamente nella giornata, il capo diplomatico dell’UE Catherine Ashton ha comunicato di aver richiesto al blocco di 28 nazioni di dibattere e coordinare “misure appropriate” in risposta alla crescente violenza in Egitto, ha riportato l’AFP. I creditori stanno invece guardando agli USA, ed alla possibilità che decidano di tagliare 1,3 miliardi di dollari di aiuti militari all’Egitto, ha dichiarato Raza Agha, capo economista alla VTB Capital Economics, una compagnia d’investimenti di base a Mosca e con uffici nella regione.

“Per le agenzie multilaterali (come il Fondo Monetario Internazionale) la posizione degli USA sarà cruciale, dato che esercita il maggior potere di voto presso queste istituzioni”, ha dichiarato Agha. Ma “se gli USA tagliano gli aiuti, ciò non farà altro che facilitare simili azioni da parte delle agenzie di credito multilaterali”, ha dichiarato. Ma mentre i tumulti si sono intensificati venerdì, è aumentata la possibilità di altre dimissioni – a seguito dell’abbandono dell’ex-vice presidente e premio Nobel Mohamed El Baradei, avvenuto dopo l’inizio della repressione mercoledì scorso. Saranno inoltre colpite le entrate del turismo, tra i più grandi settori procacciatori di valuta estera dell’Egitto prima della rivolta del 2011 che ha segnato l’inizio della fase di declino economico.

L’Organizzazione Mondiale del Turismo dichiara che 3 anni fa i 13 miliardi del comparto turistico egiziano ammontavano all’11 per cento del PIL. Le entrate hanno avuto un modesto recupero negli ultimissimi mesi prima del colpo di stato, con la situazione politica che si faceva distesa. I primi tre quarti dell’anno fiscale avevano visto una crescita delle entrate del turismo del 14 per cento rispetto allo
scorso anno.

Ma è facile che tutto ciò finisca per essere rovesciato.

*Farah Halime è una giornalista economica curatrice del blog Rebel Economy, che si concentra sulle economie del Medio Oriente dopo la Primavera Araba

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

Egittofmitahrir

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Vertice Nato: servili o complici?

Entro il 2035 la spesa militare dei 32 paesi della Nato dovrà raggiungere il 5% del PIL.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Russia formalmente sostiene l’Iran, ma mantiene un difficile equilibrio nello scacchiere mediorietale.

Con l’Iran la Russia ha un accordo strategico che però non prevede l’assistenza militare reciproca formalizzato nel Trattato di partenariato strategico del gennaio 2025, in realtà  è un accorod molto più all’insegna del pragmatismo e degli interessi reciproci anche perchè Mosca continua ad avere buone relazioni con Israele non fosse altro perchè un sesto circa della popolazione israeliana è costituito da russi di origine più o meno ebraica.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Roma: bilancio delle due manifestazioni nazionali di sabato 21 giugno contro guerra, riarmo e genocidio

Sabato 21 giugno, a Roma, si sono svolte due manifestazioni nazionali contro la guerra, il riarmo e il genocidio a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: le loro armi, i loro profitti, i nostri morti

Più di 4.000 persone hanno manifestato e portato avanti delle azioni contro l’Air Show di Parigi, il commercio della morte e a sostegno della Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli USA bombardano l’Iran, ogni maschera è caduta

Ieri notte gli USA hanno bombardato tre siti nucleari in Iran, quello di Fordo, di Isfahan e di Natanz ufficializzando di fatto l’entrata in guerra al fianco di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: media e organizzazioni documenteranno con una Missione di Osservazione la persecuzione politica a Eloxochitlán

Si tratta della prima missione di osservazione a Eloxochitlán che sorge “come una risposta urgente” alla violenza politica e giudiziaria contro la popolazione

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Difendere Anan, Alì e Mansour significa difendere la resistenza del popolo palestinese

Udienze ed iniziative all’Aquila Il 25, 26, 27 giugno si terranno al tribunale dell’Aquila tre udienze consecutive del processo ad Anan, Alì e Mansour, tre palestinesi accusati di proselitismo e finanziamento del terrorismo, contemporaneamente si terranno alcune giornate di mobilitazione. La corte ha intenzione di arrivare alla sentenza entro il 10 luglio. Le iniziative proposte […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

l’Occidente che uccide:retoriche vuote per giustificare l’ingiustificabile.

L’idea che si possa “difendere la civiltà” a suon di bombe e crimini di guerra è il paradosso fondativo del progetto coloniale. E oggi è il cuore della propaganda bellica israeliana, e di chi la sostiene in Occidente.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Appello a mobilitarsi contro il salone del Bourget a Parigi.

Dal 16 al 22 giugno 2025, presso il centro espositivo di Le Bourget, a nord di Parigi, si terrà il 55° Salone internazionale dell’aria di Parigi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

MAGA vs neocons: la coalizione trumpiana si spacca sulla guerra all’Iran

Qualcosa di interessante sta accadendo all’interno della coalizione che ha portato alla vittoria Donald Trump: la tentazione di entrare in guerra direttamente contro l’Iran al fianco di Israele sta creando scompiglio.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

I “paesi in via di sviluppo” intrappolati in una nuova crisi del debito

Il rapporto della Banca Mondiale sul debito dei “paesi in via di sviluppo”, pubblicato il 13 dicembre 2023, rivela un dato allarmante: nel 2022, i paesi in via di sviluppo nel loro complesso hanno speso la cifra record di 443,5 miliardi di dollari per pagare il loro debito pubblico estero.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: La mobilitazione popolare ha riempito Plaza de Mayo

Le minacce repressive della ministra Bullrich e dello stesso Milei sono fallite.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’Italia dimentica Regeni e la 185 e fa affari con l’Egitto

L’Italia continua a violare almeno lo spirito della legge 185 del 1990 dove si vieta l’esportazione di materiale di armamento « verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani ».

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: L’Unità Piquetera è riuscita a torcere il braccio al governo degli aggiustamenti e della fame

Dopo una giornata di lotta in tutto il paese trovato un ampio accordo in una durissima negoziazione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Gigantesca mobilitazione contro gli aggiustamenti, il FMI e il debito della povertà

300 mila piqueteri/e hanno detto “Basta” alle politiche neoliberali del Governo. È stata una giornata storica per varie ragioni: la principale si deve ad una mobilitazione di massa dell’Unità Piquetera e dell’UTEP, alle quali si sono aggiunte altre organizzazioni sociali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Impressionante manifestazione di forza dell’Unità Piquetera contro Governo e FMI

Questo mercoledì decine di migliaia di piqueteri e piquetere hanno marciato portando fiaccole dal Ponte Pueyrredón verso Plaza de Mayo per rifiutare gli aggiustamenti del Fondo Monetario Internazionale e soprattutto per dedicare un capitolo della loro protesta al Governo di Alberto Fernández e specialmente alla Ministra dello Sviluppo Sociale, Victoria Tolosa Paz.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

La COP 27 dalle mille e una contraddizioni

Il messaggio principale di questa Cop è che non c’è giustizia climatica senza giustizia sociale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tunisia: proseguono le proteste contro le politiche del presidente e per avere verità per i morti di Zarzis

Nel mirino in particolare l’accordo con l’Fmi, che prevede fondi per tagliare il debito statale a fronte degli ennesimi sacrifici per le classi più popolari.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: Un’affollata mobilitazione a Plaza de Mayo contro la fame e gli aggiustamenti provocati dall’accordo tra il Governo e il FMI

Questo 9 di luglio, mentre il governo commemora il Giorno dell’Indipendenza pagando quasi 700 milioni di dollari di interessi ai possessori di buoni di stato, in un’Argentina che soffre una spietata corsa dei cambi valutari e un’inflazione fuori controllo, a migliaia hanno occupato le strade di tutto il paese per opporsi al patto per gli […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Argentina: Una impressionante marea piquetera, la Marcia Federale è arrivata nella Capitale

La gigantesca Marcia Federale che giovedì scorso è giunta a Buenos Aires dopo aver percorso il paese ora si è trasformata in un fatto storico. Nessuno che pensi in chiave politica se ne può disinteressare, e meno questo governo amico del FMI, delle transnazionali e soprattutto degli yankee e di Israele. Di Carlos Aznárez I […]