Venezuela: brutta batosta per il chavismo
Anche se con dati appena meno pesanti di quelli battuti nelle prime ore del dopo-voto, le elezioni in Venezuela confermano le previsioni pessimiste della vigilia. Dopo 17 anni il blocco elettorale del chavismo (Psvu) perde nettamente nei confronti di un’opposizione che ottiene consensi doppi del partito di Maduro.
Tante e profonde le ragioni di questa sconfitta epocale, a partire dalla congiuntura di crisi, le pressioni statunitensi e un abbassamento globale del prezzo del petrolio. Ma non vanno nascosti anche i mancati approfondimenti del processo bolivariano, da parte di una pezzo non inconsistente di burocrazia statale interessata più a riprodurre meccanismi clientelari e di conservazione del potere che alla realizzazione e al superamento dei comunque importanti risultati prodotti dal chavismo in questi 15 anni nei campi della lotta alla povertà e all’analfabetismo.
Qui di seguito, vi proponiamo un primo commento a caldo da selvasorg.blogspot.it
In Venezuela vince la coalizione antichavista
Quando rimane in sospeso l’assegnazione di 22 deputati, il PSUV ha ottenuto il 31,7% dei voti e 46 deputati, quella che fino a ieri era l’opposizione ha conquistato 99 deputati con il 68,2% dei voti. La percentuale dei voltanti è stata del 74%. Si tratta di un risultato netto e univoco: fino a ieri, erano i
bolivariani ad avere 99 deputati. Si sono capovolti i ruoli. Il presidente Maduro ha immediatamente riconosciuto il verdetto avverso delle urne, specificando che ha trionfato la guerra economica che da un anno e mezzo ha falcidiato il Venezuela. Il dimezzamento del prezzo del petrolio, inoltre, rimane il fattore principale che ha sottratto la metà delle entrate di un paese mono-esportatore.
Il progetto bolivariano ha perso una battaglia contro una coalizione internazionale che ha usato – oltre alle consuete armi mediatiche che caraterrizzano la guerra psicologica – anche il boicottaggio finanziario, la sovversione economica, l’accaparramento e il disfunzionamento pianificato del circuito della distribuzione commerciale.
Le conseguenze del voto avranno ripercussioni all’interno del paese sudamericano – dove sono in pericolo le conquiste sociali – ma anche nella sfera internazionale, soprattutto per quel che riguarda il petrolio e la OPEC, e incrinerà il blocco sudamericano dell’UNASUR. I metodi utilizzati per rimuovere l’anti-neoliberismo del Venezuela, saranno applicati dove il potere politico sfuggirà al controllo del globalismo. In pratica, le democrazie riottose saranno affrontate frontalmente da subito: le multinazionali farmaceutiche o le cinque che controllano gli alimenti, possono persino negare o centellinare le forniture.
Il PSUV rimane il partito maggiore e la coalizione frastagliata e composita della MUD – unita soprattutto dall’obiettivo di scacciare il chavismo dalle istituzion i- deve amministrare un successo inatteso, sicuramente inebriante. Saprà frenare il trionfalismo e l’anima revanchista dei settori più ultras? Corrono il rischio di provocare anzitempo pericolosi traumi sociali e potenziali spaccature interne.
Il “regime”, vilipendiato incessantemente da tre lustri, ha ancora una volta dimostrato che non è mai stato tale. Con l’immediato riconoscimento della sconfitta subita, ha assunto un’autorità morale che i detrattori non sono riusciti cancellare. Il blocco popolare bolivariano si proietta come “unica forza garante della pace e della democrazia” ha messo in risalto Maduro.
Che dire della faziosità del giornalismo globalista italiano? Sulle pagine di “Repubblica” di ieri si poteva leggere che al presidente Maduro “rimane l’opzione del terrore e della minaccia… scegliere la via dell’autogolpe. Con la formazione, se la sconfitta sarà consistente, di una giunta civico-militare e la chiusura del Parlamento….”. L’abituale faziosità panflettaria di Omero Ciai stavolta ha ceduto il passo a una viscerale paranoia. La profondità delle sue “previsioni” non hanno resistito nemmeno 48 ore: smentito non dalla storia ma dall’ordinaria cronaca politica.
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