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Finché morte non vi separi

 

 

 

Il cerimoniale di ogni matrimonio prevede che tra i voti dei contraenti alla promessa di restare insieme fino alla fine della vita si aggiunga “nella buona e nella cattiva sorte”. Quando le cose andranno lisce è facile restare insieme; molto più difficile potrebbe essere farlo quando le cose non vanno proprio per il verso giusto. O come si era programmato andassero.
Quello tra l’attuale governo targato Pd e la stampa italiana sembra davvero un solidissimo matrimonio. Ma forse, più che l’intero mondo Pd, a piacere davvero ai media nostrani è il Ministero dell’Interno dell’attuale governo nonché il suo titolare, Minniti. Repubblica, Sky, Rai sembrano avere un vero e proprio debole per quest’uomo formatosi nel mondo della sinistra partitica e svezzato dal lavoro con i servizi segreti del nostro paese. La sua cultura politica sembra perfetta agli occhi di giornalisti e testate legati ad un’ipocrita cultura democratica italiana che non prevede né garanzie (neanche più quelle liberali) né possibilità vere di dissenso. Così il connubio è più forte che mai.
Ieri, a Giardini Naxos (provincia di Messina), si è tenuto il corteo di protesta contro il G7 che si svolgeva in contemporanea nella vicinissima Taormina. Una grande vetrina politica costata al governo circa 50 milioni di euro. Una vetrina che non doveva mostrare crepe o lesioni: nessuno doveva disturbare il banchetto dei grandi della terra! Ma, in Italia, almeno formalmente, il diritto a manifestare esiste ancora e questo disturba non poco queste passerelle mediatiche. Ecco allora che il Minniti diventa per politici e giornalisti l’uomo giusto al momento giusto perché, grazie alla sua formazione politico e lavorativa, sa bene come svuotare di ogni dimensione reale i concetti scritti sulla carta (anche quella costituzionale). Dunque, si poteva manifestare, ma alle sue condizioni! La strategia: settimane di terrore mediatico costruito ad hoc attorno alla manifestazione; due cittadine (Giardini Naxos e Taormina) letteralmente sequestrate da militari e carabinieri; provvedimenti repressivi preventivi (fogli di via dal territorio siciliano) verso chi è ritenuto pregiudizialmente “scomodo” e un dispositivo di sicurezza forse mai visto prima in Italia. L’obiettivo era quello di poter affermare pubblicamente di aver garantito il diritto a manifestare – i comunicati con i ringraziamenti ai buoni e pacifici manifestanti erano stati già preparati – e allo stesso tempo di avere prevenuto problemi e rogne. Il dispositivo, però, non ha funzionato, anzi è stato proprio un flop. Ma i giornalisti italiani non se ne sono accorti o hanno fatto finta di non accorgersene. Nella buona e nella cattiva sorte – avevamo detto.
Alla manifestazione partecipano circa cinquemila persone – ma per i giornali erano qualche centinaia: forse non hanno ben guardato i video da loro stessi pubblicati; tensioni, scontri e cariche arrivano comunque a rovinare la vetrina internazionale di Minniti e del governo; la popolazione di Giardini Naxos solidarizza con i manifestanti lanciando dai balconi acqua e limoni anti-lacrimogeni. Nei piani ministeriali la giornata doveva andare diversamente. E a questo punto, i giornali e le principali testate hanno dovuto stravolgere la realtà pur di difendere il loro amato consorte. I manifestanti erano pochi: eppure è stata una delle manifestazioni più importanti degli ultimi anni. Coloro i quali hanno tentato di rompere il divieto è arrivare fino a Taormina erano venti o trenta: dai video si vede benissimo che praticamente tutto il corteo decide di proseguire oltre le prescrizioni della questura e rompere i divieti. Questi “antagonisti” hanno rovinato, da minoranza, un corteo pacifico: ma quel corteo era stato costruito proprio da quegli antagonisti che sono stati aspettati dal resto dei manifestanti al rientro dopo la “deviazione”. Insomma, falsità belle e buone figlie della fedeltà e del vincolo che lega giornalisti e governo.
Ciò che per esempio non dicono i giornalisti è che quelle migliaia di persone arrivate a Giardini Naxos hanno dovuto vivere una vera e propria odissea per potere manifestare. Alcuni pullman sono stati fermati e perquisiti più volte; ogni singolo partecipante è stato identificato, schedato, fotografato senza alcun motivo; alcuni gruppi sono stati allontanati e fatti rientrare pur non avendo commesso alcun reato. Le migliaia di perquisizioni, tra l’altro, hanno avuto tutte (!!!) esito negativo. Eppure la deroga ad ogni concezione democratica a Minniti è concessa.
Chi è arrivato a Giardini Naxos lo ha fatto esasperato da ore e ore passate ai controlli di polizia o direttamente nei commissariati. Chi è arrivato era incazzato! E questo potrebbe spigare a qualsiasi onesto intelletto il perché a rompere il divieto della questura di avvicinarsi troppo a Taormina sono stati in così tanti. Ma non ai nostrani giornalisti che hanno preferito raccontare le solite frottole sul gruppo ristretto.
Minniti ha fallito ma questo in Italia è meglio non dirlo…
Ad avere vinto però sono stati i movimenti e le lotte. Perché hanno sfidato senza paura quel dispositivo, ma non solo. Perché hanno portato in piazza contenuti e critica radicali; hanno saputo farsi apprezzare dalla popolazione del luogo in cui si marciava; perché non hanno accettato alcuna divisione preventiva in “buoni e cattivi”; perché al corteo partecipavano trasversalmente associazioni, collettivi, centri sociali, comitati: soggettività molto differenti ma unite nella voglia di dire No a quello scempio chiamato G7. Hanno vinto le lotte perché questo paese ha bisogno di lotta: e ieri si è scritta una bella pagina della storia collettiva dell’opposizone sociale contro chi sfrutta, ruba, specula, uccide e … reprime!

 

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