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Il dito medio della politica contro di noi

Il gesto poco formale del sindaco di Torino contro i tifosi granata che l’hanno contestato domenica al Filadelfia va ben al di là dell’appartenenza a una fede calcistica piuttosto che a un’altra (e sì che qualche tentazione ci sarebbe) e la dice lunga sulle modalità di relazione/comportamento delle supposte “elite” dirigenti della politica nei confronti di un “resto della società” pensato esclusivamente come sudditame.

Non è certo da queste pagine che ci scandalizziamo per i gesti poco civili o l’insorgenza di modalità rozze nello scontro politico-sociale, c’interessa però assai di più leggere il significato e l’atteggiamento che si nascondono dietro un gesto in fondo comune e quotidiano.

Il moderato-tipo si chiederà forse perché il povero Fassino non dovrebbe avere il diritto a partecipare alle commemorazioni di Superga al Filadelfia (non uno ma ben due luoghi fondativi dell’identità granata!). La domanda andrebbe posta inversamente: perché Fassino, che è notoriamente uno juventino, sente la necessità di partecipare a un rito laico profondamente sentito come quello del Filadelfia? Forse perché, banalmente, pensa così di raccattare un po’ di voti e riutilizzare la sua passerella come capitale politico da spendere in vista delle prossime scadenze del suo partito (europee e regionali).

Questo atteggiamento denota una superficialità e una mancanza di tatto imbarazzanti, oltreché una incomprensione di fondo dei sentimenti  popolari per questo tipo di eventi e simboli. Ci sembra sia in perfetta continuità con la ritualità con cui questi signori presiedono a un’infinità di occasioni mondane di cui in fondo non solo non gliene frega niente ma spesso neanche sanno di cosa si tratta.

Ma il problema, dicevamo, sta nel gesto e nel disprezzo classista ch’esso esprime nei confronti dei colà convenuti e pensati dal sindaco come sudditi. “Non mi volete?”… “e allora andate affanculo!”. Questo il senso del gesto di Fassino, invece di chiedersi se era opportuna la sua presenza in quel frangente. Questa incapacità di comprendere i contesti e la temperatura media della società fa il paio per noi con le fischia e le contestazioni che il partito del sindaco ha subito nella giornata del 1 maggio appena trascorso. Fanno, disfano e pretendono pure di non essere contestati!?! I loro gesti di stizza sempre più frequenti (perché sempre più normali e opportune sono le contestazioni del loro operato e dei loro ruoli) denotano la lontananza dalla quotidianità dei più e la sufficienza con cui ci considerano.

Ci sembra sintomatico ricordare che il dito medio alzato contro masse che protestano era un tempo priorità dei berlusconiani più incalliti e visceralmente anti-comunisti… Chi non ricorda i commenti scandalizzati di Repubblica e del Pd per il “bel gesto” di Daniela Snatanché durante il movimento dell’Onda Anomala? Gesto poi ripreso da tanti suoi compari e simil-tipi… Oggi quel gesto fa capolino anche in casa-Pd, quell’aggregato politico che faceva dell’anti-berlusconismo e dei suoi modi la sua patente di stile (pretesamente) “differente”. Queste cadute di stile non vanno lette come una mancanza di bon ton politico ma come uniformità di pensiero della casta nei confronti dei sottposti.. e, ben più importante, uniformità di odio di chi sta in basso per chi sta in alto.

I gesti stizziti, dita medie alzate e insulti scomposti, vanno dunque interpretati come permanente e crescente dissidio tra rappresentanti e rappresentati; sintomi di un fossato sociale che avanza, polarizza e separa la nostra società tra chi sta su e gode di privilegi e chi sta giù e arranca e lotta per non essere sommerso/a.

 

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