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Il Piano Casa uccide!

Succede nell’Italia di Renzi, della rottamazione e della “sedicente” uscita dalla crisi. Ieri mattina un uomo di 63 anni a Reggio Emilia si è tolto la vita, in attesa dell’esecuzione dello sfratto si è assentato nella sua abitazione dopo aver aperto all’ufficiale giudiziario che attendeva al portone, ed è rientrato in casa per buttarsi dalla finestra e dire definitivamente addio ai suoi cari alla sua vita e al senso di angoscia e solitudine nella quale era stato lasciato dagli assistenti sociali e dalle istituzioni.
I carabinieri stanno indagando sul caso, ma noi che quotidianamente viviamo e ascoltiamo le migliaia di storie di chi ha intrapreso il lungo cammino di lotta per il diritto all’abitare, conosciamo già il colpevole, sappiamo già chi è Stato.
La storia di Erio Boldrini rispecchia quelle delle 140.000 famiglie che ogni anno in Italia si vedono recapitare un ingiunzione di sfratto, colpevoli a causa della crisi economia, di aver semplicemente perso il posto di lavoro, o di non riuscire più a far fronte alle spese a causa degli elevati affitti che gravano sulle già poche entrare e che non permettono di arrivare alla fine del mese. Di fronte a questa situazione è sempre più palese l’incapacità da parte delle istituzioni di far fronte o semplicemente di porre argini al problema, nonostante le ripetute promesse di blocco degli sfratti o di nuovi investimenti sulle politiche abitative. Sconvolgente è ancor di più, il silenzio con cui negli ultimi 10 anni sono triplicati i numeri delle famiglie allontanate con l’uso della forza pubblica dalle proprie abitazioni.
In questo contesto emergenziale il Piano Casa dovrebbe essere la soluzione e il social housing il cavallo di battaglia per spodestare le proposte che da anni i movimenti di lotta per la casa portano avanti. Il Ministro Lupi sa bene che i finanziamenti previsti per il piano serviranno solo ed esclusivamente ai costruttori e alle banche, speculatori, che sotto le mentite spoglie della finalità sociale avranno il via libera per la costruzione di nuovi alloggi destinati alla vendita o ad un affitto medio-alto. Sicuramente uno strumento che non serve per garantire una casa a chi non ce l’ha o la sta perdendo, soprattutto per i milioni di giovani precari o disoccupati costretti a tornare a vivere con i genitori o a coloro che per la perdita del lavoro hanno come unica soluzione la strada o come sta avvenendo sempre in più casi il gesto estremo del suicidio.
Di fronte a tanta disperazione, dovuti a sgomberi, sfratti e pignoramenti che ci si ritrova a dover affrontare nella solitudine più totale e senza la ben che minima prospettiva data dall’assistenza, il Governo Renzi con il Piano Casa di Lupi e l’articolo 5, ha iniziato a togliere la possibilità di prendere la residenza nelle occupazioni e disposto il distacco degli allacci elettrici e idrici anche in forma retroattiva, trasformando un piano Casa nell’anticamera di un attacco più profondo che Renzi, Lupi e Alfano stanno predisponendo contro un movimento che ha saputo riportare nell’agenda di governo il diritto alla casa con migliaia di mobilitazioni.

E allora dobbiamo dire a gran voce che il Piano Casa ha già iniziato ad uccidere, e che l’unica soluzione non può che vivere nella resistenza sociale e nella continuità delle lotte e delle pratiche di riappropriazione che i movimenti per il diritto all’abitare con grande tenacia stanno sviluppando negli ultimi tempi in tutto il paese.

Quanto accaduto al signor Elio Boldrini non ci sembra un caso esemplare, ma è una delle prime manifestazioni “dell’effetto Renzi” nel corpo sociale, e rende palese la messa in conto da parte delle nuove elites al governo in Italia dell’eliminazione anche fisica dei così detti non garantiti di tutte le età e generazioni. L’attacco alla riproduzione sociale sferrato dalle prime riforme del governo è sotto gli occhi di tutti. Cosa significa d’altronde articolo 5 dal punto di vista delle lotte per il reddito? Non è forse il tentativo reazionario di fare “tabula rasa” fin dalle premesse alle lotte per un welfare di dignità e per la giustizia sociale? Per questa ragione la contrapposizione al partito-sistema che governa l’austerità made in UE in Italia deve saper rilanciare pratiche di solidarietà e reciproco mutualismo tra istanze di lotte anche diversificate sul piano del salario, del reddito e della lotta per la casa e porsi alla difesa offensiva di ciò che più prezioso abbiamo e che le elites sono pronti a strapparci: la vita stessa, come la terribile vicenda del signor Elio ci insegna.

 

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