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La Via Crucis di Fassino

Oggi il sindaco di Torino Piero Fassino e la politica dei sacrifici che rappresenta hanno compiuto le tappe della loro Via Crucis lungo tutto il percorso del corteo del Primo Maggio.
Un “percorso doloroso” costellato da contestazioni dalla partenza al comizio finale per un politico che metro dopo metro, nella sua insignificante gracilità, ha catalizzato la rabbia e il disgusto per questo presente fatto di austerity e sacrifici. Non senza colpe, sia chiaro, Fassino rappresenta in tutto e per tutto la storia che va dal Pci al Pd, e che lo vede oggi seduto nella poltrona più alta del Comune, svendere quel che rimane del welfare a Torino. Una città illuminata dalle Olimpiadi del Chiamparino “esageruma nen”, che non ha utilizzato il vecchio adagio piemontese in materia di debiti e derivati, e che oggi lo vede allegramente sedere sulla poltrona di Intesa San Paolo.
La città dove il Pd ha continuato a mantenere l’egemonia nell’arco istituzionale che sta svendendo i servizi pubblici, nidi e materne in primis, nel nome di un patto di stabilità che altro non è che l’ennesimo scaribarile per una politica impresentabile.
I Fassino, i Chiamparino, i Bersani insieme ai loro colleghi di partito e di sedi istituzionali sono i responsabili di questa situazione, dove le cooperative sociali falliscono vantando crediti dall’amministrazione comunale, dove i nidi vengono privatizzati, le materne chiuse.

E così Fassino ha fatto un bagno nella realtà e siccome non è mai presente in Comune quando precari, genitori e operatori sociali protestano sotto le sue finestre ecco che si è accorto dei tempi che viviamo.

Un “percorso doloroso” il suo, dove ha preso insulti, maledizioni, maleparole e, trascinato a passo stanco, circondato dalla polizia, ha raccolto tutto a testa bassa.
Persino le cronache dei giornali torinesi, isteriche nel difendere il sacro primo maggio unitario, hanno dovuto in corsa cambiare i loro articoli, che partiti con “gli autonomi contestano Fassino”, han dovuto correggere con “Fassino contestato dalla piazza”. Lavoratori, disoccupati, pensionati, giovani e chi più ne ha più ne metta ai lati, dentro e fuori il corteo hanno detto la loro al povero “Grissino”.
Senza polizia  nessuna agibilità per la politica nelle piazze delle lotte, nelle piazze del sociale! E’ questo che ha detto il primo maggio torinese, dove ancora una volta è il conflitto a parlare il linguaggio comune, non l’assemblea di fabbrica con il ministro.
E siccome i simboli sono importanti, vedere la bandiera Notav sui pennoni del Comune è cosa buona e giusta!

Fassino, Monti, Fornero, Passera, Bersani: la via crucis è cominciata, vediamo se questa volta finirà in maniera diversa e non sarà un povero cristo a finire sulla croce?

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