Le paure del ‘cittadino’ Grillo
Un giorno sì, un giorno no avvengono in questo paese atti efferati derubricati abitualmente alla voce “cronaca nera”. Destano molta attenzione – si vendono bene – ma non destano particolare allarme sociale. Quasi ogni settimana si registrano violenze (perlopiù domestiche) di uomini contro donne: mogli, fidanzate, amiche, amanti, conoscenti o sconosciute che non assecondano voleri od opinioni maschili. Se questi sono i sintomi di una società patriarcale che reagisce regressivamente ai comportamenti liberi delle donne, quelli sono un fatto endemico di ogni società. Entrambi subiscono un’impennata nei momenti di crisi, insicurezza sociale e nella disperazione che ne consegue.
Il “cittadino” Grillo preferisce però concentrarsi solo sull’efferatezza di crimini commessi da immigrati (soprattutto se di colore) e arriva, in un pessimo editoriale pubblicato questa mattina sul suo sito, a suggerire una più ferma e restrittiva legislazione sui permessi di soggiorno e l’acoglienza per profughi/rifugiati. L’editoriale è condito dall’immagine del responsabile del triplice omicidio (Kabobo) secondo la più becera modalità mediale dello “sbatti il mostro in prima pagina”. Al Grillo di oggi non interessa andare a fondo della questione e valutare quanto incidono (in numeri reali) i crimini di sangue compiuti da “clandestini” sulla totalità di questi crimini (molto poco), pensa semplicemente che l’argomento e l’occasione siano ghiotti per raggranellare un po’ di voti a destra (pensando di fare a meno, in questo momento, delle preferenze che gli giungono da sinistra). Avevamo già ragionato in altri contributi sulle ambiguità e ambivalenze che percorrono la base di questo movimento-lista elettorale. Chi legge questo fenomeno in termini unilaterali trova oggi conferma della bontà delle proprie interpretazioni e si bea del “l’avevamo detto” di rito, tanto comodo ma che non aiuta a comprendere la natura di quella composizione mista e spuria che si agita in quel calderone che è il Movimento 5 Stelle.
A noi sembra che ci sia una precisa consequenzialità tra la scelta (detatta dalla paura politica) di non direzionare (*) la piazza mobilitatasi all’annuncio della restaurazione di Re Giorgio verso i responsabili del disatro (ogni giorno fustigati dal sito beppegrillo.it) e l’emergere di istanze e posizionamenti più destrorsi, regressivi e in fondo rassicuranti: pistole ai vigili urbani, sgomberi di spazi occupati e ora la buona vecchia retorica sulla colpa degli altri che “non sono come noi”. La paura della piazza genera mostri. Il non aver dipiegato – “liberato” – una potenza che lì c’era in fieri, ha portato Grillo e il suo staff a ragionare sul fatto che quelle passioni possono realmente destabilizzare il quadro politico e non si sa bene dove potrebbero arrivare. Meglio allora – questo deve essere stato il loro pensiero – solleticare quelle altre istanze che promanano dalla pancia del nostro elettorato: più govenabili, limitate al consenso telematico, espressioni di passioni tristi. Anche queste possono però sfuggire di mano (e con ben altri effetti). Ma non è su questo che ci interessa fare il punto (Grillo e i “suoi” non sono fascisti perché non hanno un progetto definito né alcuna organizzazione para-militare a supportarli).
Il punto è la debolezza di progetto di una forza politica che rischia di far la fine di tutte le altre, navigando a vista sulle temperature emozionali del momento, dettate dall’agenda mediale e da “paure” alimentate da meccanismi totalmente automatizzati. Dove i partiti tradizionali fanno scelte a breve scadenza – e null’altra prospettiva che non sia quella di mantenersi in sella alle proprie poltrone – Grillo non va oggi aldilà delle ansie del momento che attraversano la nostra società (amplificate dalla sfera mediale), accontentandosi di un generico consenso che non produrrà cambiamento alcuno. Qui tocca ai grillini della base farsi sentire e reclamare l’attivazione sui nodi che contano: redistribuzione della ricchezza, stop alle grandi opere, partecipazione dal basso,…ecc. Scovare l’ennesimo (solito e scontato) capro espiatorio non serve a nessuno!
Red. Infoaut
(*) Sappiamo bene che il termine dispiacerà a molt*, ma lì, proprio di quello si trattava. Di principio di autorità e di possibilità di agire nella congiuntura. Di quel soggetto, in quel momento. Quella domenica Grillo aveva l’opportunità di muovere una massa arrabbiata verso obiettivi giusti, comprensibili ai più e la cui contestazione avrebbe avuto ricadute positive. La rinuncia a quel gesto e la paura delle sue conseguenze la paghiamo oggi con le merdate che stiamo commentando. E forse domani con altre, fino a quando non saremo in grado di mettere in campo un discorso e una pratica alternative e più forti di quelle destabilzzazioni/riaggiustamenti che oggi – con tutti i loro limiti – sanno produrre Grillo e i suoi accoliti.
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