L’unico straniero a casa nostra
A Roma per Matteo Salvini non c’è posto. Questo è il risultato dell’azione messa in campo dai movimenti romani negli ultimi giorni.
Nelle ultime ore la campagna mediatica fatta di blitz, prese di parola di artisti, adesivi, manifesti e assemblee pubbliche è passata all’azione. Ha messo sotto assedio il comizio del leghista. Ha reso inospitale Roma per chi cerca voti alimentando razzismo.
Da chi si è arrampicato su un campanile a chi ha improvvisato cortei spontanei, da chi si è infilato in una chiesa a chi ha provato a entrare in piazza del popolo con remi e gommoni, da chi si è premurato di andare a trovare l’altro Matteo nazionale nella sede del PD al nazareno a chi turbato la sua conferenza stampa a piazza del campidoglio fino a chi ha bloccato le consolari.
Alle decine di migliaia di persone che hanno invaso il centro di Roma il 28 pomeriggio.
Per una volta mettere insieme percorsi diversi ha moltiplicato le modalità di azione ha aggiunto invece che sottrarre e ha mandato in palla il delirio securitario messo in campo dalla questura. Emblematico è stato il 27 mattina vedere la DIGOS al gran completo correre a piazza di Spagna per bloccare un corteo di universitari lasciando sguarnita piazza del popolo per gli attivisti della lotta per la casa. In giornate in cui la nostra controparte metteva in campo il massimo delle sue capacità siamo riusciti ad essere imprevedibili. Dove hanno montato grate ci hanno visto sfilare sereni dove non ci aspettavano ci hanno trovati determinati.
Il corteo del 28 è il risultato di questa alchimia, è l’ennesima conferma che all’allarmismo dei giornali e della questura non crede più nessuno, che la rabbia non spaventa ma, quando è il frutto di percorsi di lotta, riesce a trasmettere la gravità della situazione e alimentare la partecipazione. I romani ancora una volta hanno deciso di metterci la faccia e di riempire le strade della nostra città. Un corteo che non si vedeva da tempo, composito e giovanissimo che cancella la triste adunata di piazza del popolo di cinquantenni con le corna da barbaro e nostalgici con le foto di Mussolini.
Un corteo che inspiegabilmente ha deciso di fare arakiri nel finale girandosi su se stesso e perdendosi metà dei partecipanti nonostante fosse arrivato a due passi da piazza Navona, piazza in grado di contenere diverse decine di migliaia di persone. Nonostante sarebbe potuto arrivare tranquillamente a Regina Coeli a fare un saluto a chi è stato arrestato nelle cariche di piazzale Flaminio. Rimane la tristezza di un ceto politico che è più in apprensione per la gente che scende in piazza al proprio fianco che per la polizia e per i fascisti.
Abbiamo affrontato questa campagna e questo corteo consapevoli che Salvini è solo la parte più fastidiosa di un iceberg fatto di miseria e sfruttamento. Abbiamo vinto questa battaglia occorre continuare la guerra.
(Qualcuno ha iniziato a dare le pagelle sui blog e sui social network, per noi il giorno dopo del corteo è il giorno in cui andare a trovare Eddy, Ivano, Fabrizio e Giovanni ancora detenuti a Regina Coeli. L’appuntamento è alle 17 al faro del gianicolo il #28f non è finito!)
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