Ne nascono altri cento
16 –Marzo- bandiere rosse al vento
uccidono un compagno-ne nascono altri cento*
E’ questo che mi rimbomba nella mente mentre penso a Dax, al suo omicidio, al San Paolo, al corteo di qualche giorno dopo.
Ci credo anch’ io, insieme a tutti i compagni e le compagne che chissà quante volte lo hanno urlato al cielo, nei cortei, anche in quel corteo.
Uccidono un compagno-ne nascono altri cento – E’ questo che pensiamo sempre, o forse che speriamo sempre, perché quando uccidono un compagno non ci sono altri cento compagni che lo sostituiranno, mai e poi mai. Ci auguriamo che ne nascono altri cento, a volte anche solo dieci, ma chi ci è stato portato via non può essere sostituito. La politica, il nostro modo di essere politica, non comporta sostituzioni o avvicendamenti, comporta passione, sorrisi, pianti, tempo e tanto, tanto cuore. Perché chi solo ha un cuore che pompa direttamente alle mani e al cervello può lottare giorno dopo giorno, dando tutto: il proprio tempo, i propri affetti, la propria crescita e a volte anche la propria vita.
Un sogno che abbiamo sempre chiamato comunismo comporta mettere in comune tante cose e farle diventare una grande cosa di tutti, una speranza armata di sogni, una pratica politica difesa dai caschi, ma non un corpo difeso da armature.
16 marzo-bandiere rosse al vento – Non ci sono armature a proteggere Dax in quell’infame notte, non ci sono. Non ci sono a proteggere Alex e gli altri, non ce n’è per nessuno. Il peggiore nemico di sempre, quello subdolo e più disprezzato, chiamato fascismo e lì pronto a colpire, alle spalle, con un agguato come i peggio racconti che ci tramandiamo.
Questa volta è dannatamente vicino, è vera la lama, è vero il sangue che un compagno versa perché ci crede così tanto. Perché solo chi ci crede così tanto può essere antifascista in tutti i momenti della propria vita, anche nelle sere qualunque, anche quelle senza il corteo dietro.
Ne nasceranno altri cento– Li aspetteremo sempre e cresceremo con loro a volte, e con loro invecchieremo altre, ma chi non c’è più è qui insieme a noi, nei cuori che sanguinano vendetta, odio e progetti.
Dax – è vivo- e lotta insieme a noi – Riecheggiava a ritmo non saprei quante volte nelle piazze d’Italia e nelle vie di Milano anche quel giorno, dove un corteo allo sbando non seppe che fare della forza che aveva dietro ai cordoni che marciavano compatti.
La rabbia ricordo all’inizio, l’impotenza alla fine, l’impotenza di non poter fare qualcosa in più per Dax, per Alex, per Marta o per Orlando. La rabbia nel marciare per Milano senza di loro in mezzo ai soliti deliri milanesi. I lividi dei compagni e delle compagne pestati al San Paolo ce li portavamo addosso anche noi tutti, e la voglia di renderli era veramente tanta.
E lo so anch’ io che non sarà un corteo a cambiare il corso della storia, ma quel giorno fu lutto, lutto senza elaborazione.
Le nostre idee non moriranno mai- Non moriranno no, mai, ma perdere un compagno non è spiegabile al proprio cuore, anche se lo sai che può succedere, che è li in conto, ogni fottutissimo giorno dove smetti di giocare. Le nostre idee non moriranno e i nostri morti le rafforzano giorno dopo giorno. Gli slogan diventano realtà nella pratica di chi come noi, una generazione intera nata e cresciuta nei centri sociali, ha sempre avuto il coraggio delle proprie azioni e delle proprie idee.
Teste grandi e dure che in quella fottutissima città ci lasciarono anche il cuore. Cresciuti a pane e Leoncavallo, esaltati per il 10 settembre, abbiamo imparato nel tempo a detestare quella metropoli, per come è finita.
Per un torinese Milano è la città dove scendi dalla metro già in tensione, fai tutto il corteo in tensione e torni a casa che solo tre beck’s riescono a scrollarti di dosso quell’atmosfera. Quella era Milano prima di quel giorno, oggi non lo so, non la frequento da tempo.
Bandiere Rosse al vento – Ricordo il funerale di Dax, a Rozzano in una dimensione temporale indescrivibile, un bel funerale, carico di odio e di amore, solo come quelle bandiere dello slogan possono dimostrare.
Ricordo le ferite lasciate sui corpi e nei cuori dei compagni e delle compagne e l’impegno che tutti si sono presi di sostenere la crescita della figlia di Dax.
Ricordo l’ardore e la passione nel cercare che ne nascano altri cento, ma ricordo che ce ne manca sempre uno.
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