Proiettili all’uranio impoverito e carne da cannone
Per chi ha qualche anno in più l’annuncio di Londra di voler inviare proiettili all’uranio impoverito in Ucraina fa subito tornare alla mente la guerra dei Balcani.
La storia, spesso occultata, di questo tipo di munizionamento ci riguarda da vicino: secondo le stime del Centro Studi Osservatorio Militare sarebbero 7600 i militari italiani che si sono ammalati di cancro a causa dei proiettili all’uranio impoverito utilizzati dalla NATO durante i bombardamenti del 1999 in Jugoslavia e, di questi, 400 sono deceduti.
Intorno all’uso dei proiettili all’uranio impoverito vi è stata sempre una forte reticenza da parte delle forze armate nell’ammettere la loro tossicità. Questo genere di armamenti hanno una proprietà perforante in grado di superare le corazze dei carri armati più moderni e per questo vengono considerati una dotazione strategica nonostante l’impatto che hanno non solo su chi viene colpito, ma anche tra coloro che li utilizzano.
L’uranio impoverito è un sottoprodotto del procedimento di arricchimento dell’uranio, utilizzato nella fabbricazione di munizioni e proiettili per la sua capacità di accendersi spontaneamente. Nel momento in cui esplode produce frammenti incandescenti (fino a 3.000°c) che ne aumentano la portata distruttiva e rendono l’area circostante altamente tossica. Inoltre, a contatto con alcuni tipi di superficie, si polverizza fino ad assumere le dimensioni di nanoparticelle fortemente cancerogene che si depositano nell’ambiente circostante.
I proiettili all’uranio impoverito sono stati utilizzati in vari scenari di guerra dalle forze armate della NATO quali Kuwait, Iraq e come dicevamo prima i Balcani.
Senza giri di parole questo è un deciso salto di qualità nella dinamica del conflitto, come già detto i proiettili all’uranio impoverito provocano effetti di lungo termine sui luoghi e sulle persone che vi entrano in contatto.
Gli inglesi con il loro imperialismo minore da operetta hanno rivestito durante tutta la durata della guerra in Ucraina il ruolo dei falchi, sempre in prima linea nel tentativo di sgomberare il campo da qualsiasi possibilità di una via di cessazione del conflitto. Non deve sorprendere che questo annuncio arrivi quasi in contemporanea con le prime dichiarazioni sul piano di pace cinese e con uno scenario sul campo sempre più ingolfato.
La stampa nostrana tende a minimizzare l’evento, ma la maschera sta lentamente cadendo e le opinioni pubbliche internazionali sempre di più si rendono conto che la strategia occidentale rischia di condurci inevitabilmente el baratro. Nessuno si è fermato per un attimo a ragionare su quanto questa scelta di Londra (immaginiamo in accordo con il governo del “santo” Zelensky) dimostri che gli ucraini e i territori del conflitto vengono unicamente considerati come carne da cannone da utilizzare all’interno di un gioco più grande. Ci chiediamo cosa ne pensino quelli del “sostenere la resistenza ucraina con ogni mezzo”, ma sappiamo che troveranno facilmente un altro artificio retorico per nascondersi dietro ad un dito.
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