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Proposta indecente

Dall’Assemblea Nazionale della Fiom in quel di Cervia (preanunciata ieri a qualche TG) ci giunge una notizia che ha del surreale, se non fosse che le scelte del sindacalismo confederale degli ultimi anni ci hanno ormai abituato a tutto. A cosa pensa il leader della maggiore organizzazione sindacale europea per numero di iscritti in un frangente di durissimo attacco alle condizioni dei proletari/e, dentro una crisi prolungata utilizzata dal padronato per sferrare nuovi e durissimi colpi alle ultime vestigia di garanzie e diritti ereditati dal ciclo di lotte dell’operaio-massa?

A una battaglia generale in difesa dell’articolo 18? A un’interlocuzione con le disperse forze del sociale, ancora capaci di fornire qualche sussulto di dignità? Ad imbastire una relazione di supporto e confronto con la generosità senza riserve espressa dai facchini immigrati, che hanno sfidato il sistema delle mafie-cooperative? A un’apertura agli studenti che si apprestano a scendere in piazza contro una nuova rifoma della scuola che accelererà i processi disastrosi innescati dalle precedenti, alfine di creare una forza-lavora mansueta, stupida e iper-competitiva?

No, niente di tutto questo! Nella più triste e rituale ripetizione di un modus operandi che da tempo immemore congela le scelte del sindacato in una persistente auto-ghettizzazione (“I lavoratori sono solo quelli che rappresentiamo noi!”), il leader maximo Maurizio Landini partorisce una di quelle trovate che fanno dimenticare le già insuperabili (ma al peggio non c’è mai fine!) dichiarazioni di Giorgio Airaudo (ora parlamentare in quota Sel – le traiettorie di carriera non sono mai casuali) sull’accettazione del piano Marchionne alla Bertone di Settimo nel 2011, allora definita dal genio “mossa del cavallo”, che avrebbe spiazzato un capitalista spietato e dalle idee chiare… Ricordiamo bene il momento: dopo la dignitosissima sconfitta del referendum di Mirafiori la Fiom accettò, in una fabbrica dove aveva il 70% dei tesserati, di votare Sì alla ristrutturazione prevista da Marchionne. Fu il suo punto di caduta. Ma un’istituzione come il sindacato non è mai disposta ad ammettere le sconfitte, nemmeno a problematizzare scelte discutibili… e pretendeva invece di camuffare la capitolazione con la presunta superiorità morale del perdente. Non sapevano, o facevano finta di non sapere, che ai padroni dei valori e dei principi non gliene frega niente; perché parlano la nuda e cruda lingua della lotta di classe (che stanno, loro sì, conducenco impeccabilmente): quella degli interessi.

Questo carattere costitutivo del sindacato e del riformismo moralizzante (e oggi torna tutta la cloaca retorica berlingueriana sulla “questione morale” – vedi i trailer di “Sevizio Pubblico”) ha talmente infettato la Sinistra che oggi questa si trova guidata da un nemico dichiarato di cui fatica ancora ad identificare fisionomia e finalità politica. E questo atteggiamento da eterni perdenti, che piangono e fanno appello a un inesistente “interesse generale”, lo ritroviamo ora nella nuova proposta del segretario generale della Fiom-Cgil all’assemblea nazionale.

Di che si tratta dunque?

La proposta è talmente idiota che viene da ridere ma ci sarebe invece da piangere… Landini propone ai sui delegati, tesserati e ai lavoratori che si suppone dovrebbe rappresentare e difendere, di fare uno “sciopero al contrario“. Invece di astenersi dal lavoro, i lavoratori dovrebbero manifestare la loro contrarietà agli attacchi che stanno subendo, dedicando il sabato pomeriggio a lavori socialmente utili!?!

Avete capito bene! Non è più tempo di astensioni e cortei, troppo dispendiosi in tempi di crisi, qui si tratta di puro e semplice volontariato, di dare il proprio modesto contributo alla riproduzione della società capitalistica, mentre il capitale sottrae servizi, welfare, reddito, potere d’acquisto. Qui il problema non è il volontariato in sé (che non ci piace politicamente ma che va rispettato dove esprime un scelta etica individuale). Lo scandalo è questa commistione immonda del peggio del capitalismo col peggio del socialismo reale, fusi insieme da un ordine del discorso che non smette di parlare di “doveri”, “sacrifici”, “responsabilità”.

Troppo spesso il moralismo della sinistra (anche radicale o massimalista) ha fatto spallucce della poca disponibilità di questi operai al conflitto. Oggi bisogna dirlo chiaramente: tante volte (non sempre ma tante volte sì) hanno avuto ragione a non scioperare, a tenersi quei 70/80 euro per sé invece di scioperare per i loro rappresentanti, in fondo consapevoli che quello sciopero non sarebbe servito a niente se non a legittimare il lavoro di rappresentanza dei “loro” sindacati. Oggi gli si chiede addirittura di lavorare (socialmente s’intende) un giorno in più per dimostrare che si è moralmente superiori ai propri aguzzini. Marchionne, Squinzi, Renzi e compagnia sono pronti ad applaudire, in prima fila a gustarsi la definitiva resa di quella classe operaia che un tempo li aveva fatti tremare.

Ci auguriamo che il tanto vituperato egoismo (a questo punto anche individuale) di questi operai spesso disprezzati faccia capolino ed esprima un sonoro “no” a questo stakanovismo-cittadinista auto-imposto. Se questa è la proposta, meglio un pomeriggio al centro commerciale, trantamila volte meglio un pomeriggio allo stadio o davant alla pay-tv, al cinema, in discoteca o a stordirsi di qualunque consumo… meglio di questa infame proposta da cornuti e mazziati.

Questa è la pars destruens. “Sempre bravi a criticare voi, quanto a proposte”… già lo sentiamo il ritornello del sinistro-cittadino-per-bene.

Non ci facciamo illusioni ma non le spacciamo neanche come verità agli altri. La pars costruens è minima è decisamente poco all’altezza dei tempi.. ma è quello che c’è e che proveremo a mettere in campo, senza promesse né grida di giubilo ma ostinatamente impegnat* a metterci alla prova e arischiare. Da qualche settimana i movimenti e le forze disperse dell’antagonismo sociale parlano di sciopero sociale o di sciopero sociale metropolitano. Noi saremo presenti a tutti questi momenti: il 10 ottobre con gli studenti, il 16 ottobre assieme ai lavoratori della logistica e diffusi nei territori, il 14 novembre di nuovo nelle strade e piazze delle nostre città. Per quanto siamo malmessi da questa parte della barricata, la nostra controparte non sta politicamente molto meglio, per poco che si scavi oltre la patina delle dichiarazioni e del decisionimso annunciato. Se Atene piange Sparta certo non ride. Troppe rigidità sono ancora all’opera ed è nostro interesse provare ad alzare il nostro costo sociale complessivo (come classe). Il futuro potrebbe disvelare sorprese inattese. I vertici ministeriali di Napoli (3 ottobre), Milano (8 ottobre) e Torino (7-18 ottobre) potrebbero essere altrettante occasioni per mostrare l’irricevibilità delle misure economiche e politiche che ci stanno giocando contro.

Scioperiamo dunque, per noi!

 

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