InfoAut

Quando intravediamo il cadavere del nemico

Il noi si costruisce contrapponendosi a un loro, l’amicizia a partire dall’inimicizia. Questa verità storica assume forme differenti a seconda della fase specifica: in quella che stiamo vivendo il noi è estremamente confuso, mentre il nemico è estremamente chiaro, ha semplicemente due lettere. P-D. Quelle due lettere racchiudono tante cose, anche diverse tra di loro: governo dell’austerity, impoverimento, potere bancario, arroganza mafiosa della casta. Queste cose generano un atteggiamento comune: odio e rifiuto.

“Ma non dipende mica tutto dal PD!”, puntualizzerà qualcuno con la penna rossa sulla tastiera; così personalizzate la politica!, blatererà chi vede il terribile spettro del cosiddetto “populismo” dietro ogni espressione di rifiuto e conflitto. Costoro non si rendono conto che questa concentrazione delle responsabilità e personalizzazione dello scontro è, in questa fase, l’apertura dello spazio di azione. È una semplificazione, come tale certamente approssimativa e magari perfino rischiosa; ma questa semplificazione vive oggi dentro i comportamenti soggettivi di molte figure colpite dalla crisi, è un fattore mobilitante, è la condizione di possibilità per indirizzare l’odio verticalmente e non farlo esplodere orizzontalmente. Le semplificazioni intollerabili sono quelle sciorinate dal ceto politico di sinistra e di movimento, che per anni ha ripetuto la nenia del fascismo a 5 stelle e che oggi si barcamena tra imbarazzanti piroette retoriche e improbabili svolte opportunistiche.

Tra primo turno e ballottaggi, al di là delle differenze tra le varie città, emerge un dato piuttosto comune: il PD e i rimasugli della sinistra sono abbarbicati ai voti delle aree urbane ricche e gentrificate, di un ceto medio che non è stato declassato o ha guadagnato dal declassamento degli altri; nei quartieri popolari, proletari o in via di proletarizzazione, in quelli in cui i segni dell’impoverimento e della crisi lasciano i solchi più profondi, il rifiuto del PD assume varie forme. Innanzitutto quella della crescente astensione, espressione di un’ormai radicata estraneità al sistema istituzionale. Annotarlo è doveroso e tra di “noi” banale. Assume, ovviamente, la forma del voto al M5s, sulla cui composizione, relative ambivalenze e spazi di possibilità così tanto abbiamo detto e ripetuto da darle per assodate. Vogliamo andare oltre, incuranti del politically correct: nel voto alla Lega ci sono soggetti potenzialmente “nostri”, che se non si trasformano in un “noi” concreto o addirittura gli si contrappongono è innanzitutto perché il “noi” reale è largamente insufficiente rispetto ai compiti politici del presente. Chi inorridisce di fronte a queste pacate considerazioni, attribuisce ideologicamente al voto una funzione e un’importanza che non sta più nella realtà soggettiva della maggioranza della composizione sociale. Anzi, abbiamo molto da imparare da un certo pragmatismo della spontaneità popolare, per cui il nemico del mio nemico è mio amico, e va fatto fuori con ogni mezzo necessario. Perfino col voto.

“Vi state muovendo su un terreno terribilmente ambiguo!”, già sentiamo il sinistro coro di chi è pronto a turarsi il naso per sventare il “pericolo fascista”, finendo per essere l’utile idiota di chi quell’allarme lo suona strumentalmente a ogni tornata elettorale, salvo poi mandare la polizia contro chi i fascisti, quelli veri, li combatte davvero e tutti i giorni. La risposta è semplice: quell’ambiguità sta nella realtà, non nelle parole che la descrivono. Le composizioni sociali sono sempre ambigue, ovvero aperte a direzioni diverse o addirittura contrapposte. Nella crisi permanente ciò è ancora più vero e ci pone di fronte all’urgenza dei conseguenti problemi che ne derivano. I sogni di purezza nascondono una realtà di marginalità autoreferenziale. O ci caliamo con metodo politico dentro quell’ambiguità sociale, oppure non resta che il consolatorio rifugio dell’identità ideologica.

Quell’ambiguità, infatti, è incarnata in milioni di disoccupati, precari, giovani – nella definizione dilatata ormai assunta dal termine –, in pezzi allargati di un ceto medio che non può più condurre la vita di prima, in chi si vede sottrarre le risorse territoriali insieme a quelle del welfare, nelle promesse tradite di un capitalismo che non può più garantire nulla nemmeno sul piano della selvaggia competizione individuale. Nei giorni scorsi si è suicidato un ex operaio veneto di 69 anni, che ha perso tutti i risparmi a causa del crack della Popolare di Vicenza. Ai funerali la rabbia si è espressa attraverso tre semplici parole: “la devono pagare!“. Contro chi è andato o andrebbe il voto di queste persone è semplice: il PD di Renzi e Boschi, gli autori del salva-banche. A chi va quel voto è per noi una questione non irrilevante ma certo secondaria, probabilmente all’oggi quella rabbia può facilmente prendere una direzione mistificata. Tuttavia, il dato da cui dobbiamo partire è che quella rabbia esiste e una direzione la prenderà: o siamo in grado di determinarla, oppure non possiamo giustificare con l’ambiguità quelle che sono le nostre insufficienze di starci dentro.

“Ma fargliela pagare non è un programma politico!”, si indignano i puristi con la puzza sotto il naso. Rispondiamo che senza la capacità e la volontà di fargliela pagare, non si costruisce nessun programma di sovversione politica, che è l’unico programma che ci interessi. E solo nei processi di lotta le ambiguità si sciolgono, non certo sul piano della buona volontà e della mediazione sociale.

D’altro canto, se il PD piange, la Lega non sorride. Non solo per i risultati del ballottaggio, piuttosto deludenti, ma perché la sua mistificazione può reggere finché raccoglie il rifiuto del PD, sciogliendosi come neve al sole nel momento in cui si svela la specularità tra i due Matteo. La sinistra, invece, dove ha superato i numeri da prefisso telefonico, ha tenuto in vita il cadavere del PD. É successo a Bologna, dove il voto alla lista alternativa è stato un lusso per coloro che pensavano che Merola avrebbe vinto al primo turno, e che sono corsi a votarlo per il panico delle camicie brune alle porte, rilassandosi poi con un aperol e un “bella ciao”, incuranti del fatto che il peggio è proprio il “meno peggio”. Oppure quella stessa sinistra canta le lodi di De Magistris, che altro non è se non la versione locale, più o meno ritoccata, di quello stesso processo di rifiuto che altrove assume altri nomi. Chi non lo vede o è miope, oppure è alla miserabile ricerca di qualche favoruccio del principe. Del resto la sinistra, quando si tratta di comprendere, guarda ai volti dove dovrebbe guardare ai processi, mentre quando si tratta di agire, pur di non farlo, si appella alla complessità dove dovrebbe dare a essa dei volti, dei nomi e dei cognomi contro cui dirigere la rabbia. Già, perché dietro al PD c’è un’altra parola in cui racchiudere ciò che ci è avverso: sinistra, con tutta la sua cultura della mediazione, la sua presunzione, la sua forma mentis, la sua paura per i barbari e per un conflitto che metta in discussione il diritto all’aperitivo.

E adesso? Adesso il nostro nemico principale è più debole. Al contempo, l’ambigua anomalia del M5s – in parte istituzionalizzata negli ultimi anni – si dovrà confrontare con la prova del governo in città come Roma e Torino, con le clientele, i meccanismi di mediazione sociale e i sistemi di potere amministrativi ed economici spesso consolidati dalla sinistra. Il problema per noi non è se faranno bene o male; il problema è quanto le contraddizioni di cui il M5s è espressione verranno anestetizzate o si svilupperanno. Non se presenteranno delle giunte di sinistra o di destra, ma se rifuggiranno dalla trappola di quella dialettica. Non se risolveranno le ambiguità, che significherebbe la normalizzazione istituzionale, ma se favoriranno volontariamente o involontariamente una loro crescita, creando dunque degli ulteriori varchi per la rottura.

Sia chiaro, a scanso di equivoci: illusioni e scorciatoie non sono qui di casa. Le contraddizioni che oggi sono aperte domani possono richiudersi, così come quello che oggi sembra un cadavere può riacquistare vita e uscire dal fiume. Dipende o almeno può dipendere da noi, questo è il livello della sfida che dobbiamo assumere. Dopo il ballottaggio Renzi ripete che la partita si gioca con il referendum sulla riforma costituzionale, con un’arroganza che è ora proporzionale alla paura. Su questo dobbiamo dargli ragione, rovesciandogliela contro: il referendum non è sugli aspetti tecnici della riforma costituzionale, ma su una questione politica di fondo, per o contro Renzi. Siamo in grado di muoverci progettualmente dentro la caotica ambiguità sociale che il voto non ha creato ma ha comunque espresso, costruendo un processo di mobilitazione allargato per un no sociale al PD, per mandarli tutti a casa? Siamo capaci di pensare a un uso politico dell’“anti-politica”, che altro non è se non l’etichetta appiccicata all’estraneità spontanea e massificata per il sistema istituzionale? Proviamo a scommettere organizzativamente su un no a Renzi che non sia di nicchia ma di massa, non politicista ma sociale?

Insomma, ora che iniziamo a intravedere il cadavere del nostro nemico, diamoci forte a bastonare il cane che affoga. Per un attimo, però, concediamoci una battuta. Chi non ha gioito per le facce livorose e sconfitte dei Fassino, degli Esposito e del ceto politico dell’italica sinistra, o non sa cos’è la gioia, o è un nemico di classe.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Editorialidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Musk, o del servilismo dei patrioti

Un po’ più di dieci anni fa esplose lo scandalo “Datagate”: l’NSA, agenzia di intelligence statunitense, aveva spiato importanti politici e normali cittadini di alcuni degli stati dell’Unione Europea. Aveva suscitato particolare scandalo il fatto che tra gli spiati figurasse Angela Merkel, allora cancelliera tedesca, le cui comunicazioni private sul cellulare personale venivano intercettate dall’agenzia. […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale

“Avevamo diciott’anni, e cominciavamo ad amare il mondo, l’esistenza: ci hanno costretti a spararle contro.”

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Cosa ci dicono le catene del valore? Dipendenza, crisi industriali e predazione finanziaria

Il dibattito politico profondo latita e ci si scanna per lo più su ciò che intimamente si desidera, invece che su ciò che concretamente succede. Per sbrogliare questa matassa forse dobbiamo fare un passo indietro e porci alcune domande su dove sta andando il capitalismo. In questo caso lo faremo con un occhio di riguardo […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Guerra globale, una sola egemonia da garantire

Ich kenne Schritte die sehr nützen und werde euch vor Fehltritt schützen Und wer nicht tanzen will am Schluss weiß noch nicht dass er tanzen muss Io conosco passi che sono molto utili  e che vi proteggeranno dai passi falsi  e chi alla fine non vuole ballare  non sa ancora che deve ballare (Amerika – […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Sciopero generale: il punto di vista degli studenti e delle studentesse

“Quello che vogliamo fare lo facciamo:se vogliamo bloccare, blocchiamo,se vogliamo parlare, parliamo.” Riprendiamo il comunicato congiunto di CUA Torino e KSA, sulla giornata di sciopero generale nel capoluogo piemontese. In questa giornata di sciopero generale, per 2000 giovani la manifestazione non è terminata in Piazza Castello, un grosso spezzone del corteo ha bloccato le stazioni […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Ancora Trump, non stupitevi

Ad un primo sguardo superficiale queste elezioni negli Stati Uniti sono state un replay di quelle del 2016. Trump vince nonostante le previsioni dei sondaggisti più autorevoli.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Gli Stati Uniti verso le elezioni: guerre e guerra civile

Manca poco più di una settimana alle elezioni negli Stati Uniti e nonostante i pronostici regna l’incertezza.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Piazze per la Palestina: una speranza che può esistere, un punto segnato alla controparte

Il 5 ottobre a Roma è stata una giornata importante, la conferma di una speranza che può esistere, un punto segnato sulla controparte.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Le lotte non fanno un passo indietro: nuova occupazione a Milano della rete CI SIAMO di viale Sarca

I fattiIl 19 settembre un incendio divampa nello stabile situato in via Fracastoro 8, dove vivevano 70 migranti della rete Ci siamo, già sottoposti a molteplici sgomberi senza che le istituzioni milanesi fossero in grado di trovare soluzioni abitative per le famiglie e i lavoratori/lavoratrici che da tempo si confrontavano con le difficoltà di trovare […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Sul dibattito verso il 5 ottobre

Fatichiamo a comprendere il dibattito che si è aperto in vista del corteo del 5 ottobre contro il genocidio in corso a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Malpensa: bloccati i check-in di Turkish Airlines in solidarietà con il Rojava. Violenze contro i manifestanti

Ieri mattina, 9 gennaio 2025, in risposta ai continui attacchi della Turchia alla Amministrazione Autonoma Democratica del Nord Est della Siria (Rojava, DAANES), molti giovani hanno bloccano il check-in del volo a Milano Malpensa.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Alle radici dell’”offerta di jihadismo” – intervista a Saïd Bouamama

Ripubblichiamo questa intervista di qualche anno fa, realizzata qualche mese dopo gli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, per fornire un elemento di approfondimento in vista dell’incontro che si terrà a Torino con il militante e sociologo Saïd Bouamama, il quale ha partecipato ai movimenti antirazzisti in Francia e alle lotte legate all’immigrazione. In particolare, il tema qui affrontato risulta molto attuale nell’ottica di affrontare la questione del razzismo e del neocolonialismo a partire dalla materialità delle condizioni dei quartieri popolari nella crisi sociale della nostra epoca.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Presidio di San Giuliano: conferenza stampa del Movimento No Tav dell’8 gennaio

Ieri mattina, Nicoletta Dosio è stata nuovamente convocata da Telt per concludere la presa di possesso del terreno del presidio di San Giuliano ereditato dopo la scomparsa di Silvano.

Immagine di copertina per il post
Culture

We are not robots – Cambiamento tecnologico e conflittualità

«Dalla miniera a cielo aperto di Lützerath in Germania alla “Zone à defendre” di Notre Dame des Landes passando per la lotta no tav in Val di Susa, negli anni a noi più vicini la battaglia contro lo strapotere della tecno-industria non ha né la fabbrica come epicentro, né la classe operaia come protagonista.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Ramy: noi non vi perdoniamo

I video che sono usciti ci fanno ribollire le vene, ci rendono impossibile mandare il boccone giù come ogni volta. da CUA Torino Questa volta vogliamo andare nelle strade come giovani dimenticati, esclusi, che ogni giorno devono lottare per vivere in questo mondo. Non serviva un video di una telecamera per mostrarci la verità. Ramy […]

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Al fianco di Enrico, rispondere compatti contro la repressione

Riprendiamo di seguito il comunicato del SI Cobas sull’ordine di carcerazione domiciliare che ha raggiunto Enrico, compagno modenese da sempre attivo nelle lotte sul territorio e nella logistica. Esprimiamo la nostra massima solidarietà! In queste ore è arrivato un ordine di carcerazione domiciliare di due anni per il compagno di Modena, Enrico Semprini. Tale ordine […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Non è stato un boom ma si sente il crack: l’energia ai tempi di Milei

La rinuncia di Eduardo Rodríguez Chirillo a capo del Ministero per l’Energia [nell’ottobre scorso] ha lasciato innescato un detonatore fatto di massicci aumenti delle tariffe, profitti straordinari per una manciata di imprese e incertezza sulla fornitura di elettricità durante l’estate. di Felipe Gutiérrez Ríos (OPSur-Revista Crisis), da ECOR Network In questo articolo gli alti e […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Speculazione sul burro e altre storie del capitalismo globalizzato

Il capitalismo è una follia e la prova è data da un prodotto che tutti i bretoni amano: il burro. Il 28 dicembre, un articolo di Le Parisien ha raccontato di un biscottificio dell’Ile et Vilaine costretto ad acquistare burro dai Paesi Bassi, anche se prodotto a 90 chilometri dalla sua fabbrica… in Normandia! Tradotto […]