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Sciopero generale: il punto di vista degli studenti e delle studentesse

“Quello che vogliamo fare lo facciamo:
se vogliamo bloccare, blocchiamo,
se vogliamo parlare, parliamo.”

Riprendiamo il comunicato congiunto di CUA Torino e KSA, sulla giornata di sciopero generale nel capoluogo piemontese.

In questa giornata di sciopero generale, per 2000 giovani la manifestazione non è terminata in Piazza Castello, un grosso spezzone del corteo ha bloccato le stazioni di Porta Nuova e Porta Susa contro la precettazione dello sciopero fatta dal Ministro Salvini. Lo sciopero deve essere un diritto per ogni lavoratore e lavoratrice e il governo ha deciso di limitare questo diritto perché ad essere nel mirino sono il governo e le sue politiche. 

L’Intifada studentesca ha sempre rimandato al mittente i tentativi di intimidazione provenienti dalle istituzioni che, da quando abbiamo iniziato ad organizzarci nelle piazze, hanno provato in ogni maniera a indebolirci attraverso la polizia, i tribunali e le narrazioni giornalistiche, ma questo tipo di manovre non hanno mai raggiunto l’obiettivo sperato. Anche in questo caso era importante dare il segnale chiaro che il diritto alla lotta non va concesso da nessun ministro ma va preso e basta. 

In questa fase di guerra, di crisi, di ingiustizie sempre più evidenti, abbiamo il dovere di continuare a mobilitarci tutti/e insieme e determinati a non mollare, perché l’alternativa è arrendersi al presente triste e desolato che ci si prospetta di fronte, al presente che questi politici corrotti hanno plasmato per noi e per i popoli sacrificabili come quello palestinese. Non ci stiamo. 

Oggi eravamo in strada anche per Ramy Elgaml, giovane egiziano morto la notte del 25 novembre durante un inseguimento con i carabinieri. Ramy era un ragazzo come tanti, uno di noi; la sua morte ha un peso e ci spinge a lottare anche per avere vendetta contro la violenza che porta un diciannovenne a morire in circostanze simili. Lo Stato abbandona e impoverisce gli ultimi della piramide e poi ci ammazza per strada o in galera per mano delle “forze dell’ordine” senza battere ciglio. Non si può accettare che tutto questo accada in silenzio.

Il corteo dei sindacati confederali è stato attraversato da decine di migliaia di lavoratori, giovani, precari che sono scesi in piazza contro il governo e le condizioni di vita sempre più austere a cui veniamo sottoposti. Ancora una volta si dà prova che c’è una larga parte di persone che è stufa di accettare questo stato di cose e vuole rompere l’immobilità che vige. Questo ci dà la cifra di quanto sia importante continuare a fare quello che facciamo. 

Quando siamo ripartiti da piazza Castello verso la stazione, alcuni spezzoni di lavoratori e solidali si sono uniti allo spezzone studentesco, questo dimostra che il bisogno di lottare e di contrapporsi non è attribuibile solamente ad un presunto sparuto gruppo di ragazzetti folli, ma è una necessità sempre più diffusa e inevitabile. 

La giornata di oggi è iniziata con un blocco del Campus Einaudi compiuto dai precari e le precarie universitarie, che si stanno mobilitando da mesi contro la riforma Bernini e la militarizzazione del sapere, insieme all’Intifada studentesca, un momento di mobilitazione fondamentale per dare luce alla condizione paradossale nel quale versano i lavoratori dell’Ateneo e l’Università stessa. Anche in questo caso, è un segnale forte quello di riuscire a dare vita ad un blocco fatto da centinaia di persone dopo più di un anno di agitazione in Università e dopo tutte le volte che il rettore e i suoi baroni hanno sabotato, screditato e ridicolizzato le pratiche messe in atto dal movimento studentesco per la Palestina. 

Anche dalle scuole sono partiti numerosi spezzoni che hanno raggiunto insieme la piazza, conferma che grazie al lavoro di coordinamento nell’assemblea studentesca riusciamo a essere presenti e a costruire stabilmente una partecipazione dalle scuole.

La nascita dell’Intifada studentesca ha permesso a migliaia di giovani di mettere in crisi il sistema universitario nella sua totalità; porsi il problema di boicottare le complicità con il genocidio compiuto da Israele e anche l’insinuarsi della ricerca per la guerra, ha reso esplicito quanto poco ci sia da salvare nell’istituzione accademica e negli interessi che vuole preservare. Stare al fianco dell’assemblea precaria universitaria in questa mobilitazione è la conseguenza della consapevolezza che abbiamo acquisito grazie alle lotte che abbiamo condotto e che continuiamo a condurre. 

Contro l’intruppamento che ci viene richiesto dalle istituzioni della formazione e dello Stato, noi opponiamo un modo di dare valore alle nostre esistenze che abbia senso davvero. Vogliono formarci ad essere passivi ed obbedienti, o per meglio dire stupidi, ma la lotta ci permette di investire le nostre capacità in qualcosa di diverso che può curvare l’andamento delle cose concretamente, in meglio, per tutti!

Ci vorrà di certo costanza e pazienza per riuscire a contare davvero qualcosa, oggi eravamo tanti ma di certo non abbastanza, bisogna allargare la partecipazione a queste iniziative e dimostrare che “la parte giusta della Storia” può vincere. 

Non abbiamo nulla da perdere e tutto da conquistare: intifada fino alla vittoria!

>> Il 13 dicembre saremo nuovamente nelle piazze e dovremo essere tanti anche in quell’occasione! 

>> Il 4 dicembre alle h.16:00 a palazzo nuovo ci sarà l’assemblea degli studenti delle scuole superiori per organizzarsi in vista delle future mobilitazioni nel coordinamento delle scuole torinesi.

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