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Umanitarismo differenziale

Una brutta storia, un orrendo episodio intriso non solamente di razzismo e di egoismo ma anche di quello sprezzante cinismo connaturale della guerra. Non poteva esserci avvenimento più sintomatico per la nuova puntata della ‘guerra umanitaria’, laddove si disvela la differenziazione della e dentro la categoria ‘umanitarista’, con la Nato l’Italia la Francia o chi per loro dediti a decidere chi meritevole della caritevole umanità d’Occidente.

Il quotidiano britannico Guardian denuncia un’altra delle insopportabili facce della guerra in Libia, quella combattuta dai migranti nel tentativo di prendere la via per una Fortezza Europa che, ogni giorno che passa, manifesta il suo riprovevole volto. Dalla crisi europea – e delle sue istituzioni fittizie! – sulla funzionalità del trattato di Schengen, partita nella quale soprattutto Francia e Italia si sono azzuffate per opportunismo di gestione dei flussi migratori e per anticipate ed avanzanti campagne elettorali, fino all’ordine impartito da americani e francesi perchè l’Italia sia parte integrante delle forze di guerra, con il nostro paese – che ne dica Silvio e la Lega – messosi subito sull’attenti.

Decine di migranti provenienti dalle coste libiche, in fuga dal disastro della ‘guerra umanitaria’, sono state lasciate morire di fame e di sete nel mar Mediterraneo. Delle 72 persone a bordo, tra cui tante donne e bambini, sono sopravvissuti solo in 11, dopo sedici giorni di deriva. L’isola di Lampedusa è rimasto per lo ro – etiopi, nigeriani, eritrei, ghanesi e sudanesi – un miraggio. I migranti sopravvissuti hanno raccontato al Guardian di aver contattato padre Moses Zerai, prete eritreo che vive a Roma, il quale ha riferito tutto alla Guardia costiera italiana, che ha fatto sapere della localizzazione della nave a sessanta miglia da Tripoli e dell’allarme dato alle autorità competenti. Poco dopo, sull’imbarcazione in difficoltà è apparso un elicottero militare che ha gettato acqua e cibo. Nessun paese ha ammesso – fino ad oggi – di aver mandato l’aiuto: nessuno ha avuto il coraggio di riconoscere l’esercizio di ‘lavaggio della coscienza’, anche perchè nessuno è più tornato indietro e 61 persone sono state lasciate morire, ed il gesto da umanitario si è tradotto in criminale. Per di più, il 29 o 30 marzo la nave è transitata vicino ad una portaerei Nato, dalla quale due caccia si sono levati in volo per sorvolare bassi sopra l’imbarcazione naufraga…

Il teatrino delle responsabilità rispecchia lo schifo del peggior mix del rimbalzo di implicazioni negate, colpevolezze respinte e coscienze candide. L’Italia ha allertato Malta, Malta nega ogni coinvolgimento, la Francia prima nega poi si chiude in un no comment. La portaerei Nato sarebbe la francese Charles de Gaulle. Chiude il circo il comando Nato, che tramite un suo portavoce ricorda: “Salvare vite umane è una priorità per qualunque imbarcazione Nato”.

Questa strana guerra in Libia concentra tutta una serie di prerogative tipiche della guerra neoimperiale travestita da umanitaria, sacrificando nella gerarchia dei ‘buoni’ quattro scagnozzi del Consiglio di Bengasi al diritto di fuga di migliaia di migranti, coprendo un’operazione per il controllo dei pozzi petroliferi con una nuova morale contro il rais – fino a ieri amico – Gheddafi, dispiegando un’enorme schieramento armato certo non per aiutare la nascita di una nuova Libia ma per disciplinare e smorzare il vento della primavera araba e delle sue rivolte.

La priorità è la guerra, che se ne dica, tempo ed energie da perdere per l’umanitarismo non ce ne sono. Il passo di una guerra da umanitaria a criminale è breve, o meglio, non esiste.

Hammett Riot

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