“UniverCity Uprising: per un laboratorio delle lotte in università”
“Quale intervento politico oggi all’ Università?” questa è la domanda centrale attorno alla quale abbiamo voluto interrogarci, intorno alla quale abbiamo proposto vari ed articolati momenti di discussione. Abbiamo voluto mettere al centro del dibattito una domanda piuttosto che parziali risposte, proprio perché siamo consapevoli che soltanto attraverso la sperimentazione e la condivisione del bagaglio esperienziale che le varie realtà territoriali hanno portato si può provare insieme a suggerire una prospettiva, a dare un’indicazione. Molti collettivi delle università italiane si sono confrontati dunque con l’intento di sviluppare insieme degli strumenti utili nel proseguire il percorso che quotidianamente portiamo avanti.
L’università attuale, assume ormai definitivamente la veste di fabbrica della conoscenza, nella quale viene trasmesso un sapere neutralizzato ma di fatto finalizzato alla riproduzione sistematica di categorie d’analisi e di apparati materiali sussunti dal capitale per la riproduzione dello sfruttamento; gli studenti si trovano inseriti in una tendenza disaggregante che parte dalla stessa archituttura degli atenei e si determina nella dismissione di spazi di socializzazione a vantaggio di un sempre più articolato controllo su tempi e modalità di interazione. La sfida perciò ci sembra quella di stare all’interno dell’università individuando l’istituzione stessa come diretta controparte, allo stesso tempo ci sembra necessario provare ad uscire da un’ottica prettamente studentista e provare ad intercettare tutti quei soggetti che pur avendo rinunciato alla formazione universitaria, si muovo all’interno del più generale contesto metropolitano riconoscendosi in pratiche di lotta che parlano di liberazione e riappropriazione.
Ci è sembrato importante approfondire la discussione dividendola in tre workshop tematici che potessero analizzare più dettagliatamente i diversi nodi in cui si articola il nostro agire antagonista all’interno del dispositivo università.
Il primo workshop “inchiesta e saperi” ha cercato di ragionare attorno al significato di fare conricerca oggi negli atenei e a come questa specifica metodologia d’indagine possa essere usata strumentalmente per comprendere sia le dinamiche di potere che si strutturano all’interno dell’industria della conoscenza, sia le tendenze da sfruttare per provare a scardinarle, utilizzando come arma la spinta soggettivante che proviene dalla materialità delle esperienze di lotta. Il sapere che viene impartito nelle aule è un mezzo attraverso cui creare soggetti addomesticati al controllo e pienamente asserviti a precarizzazione e individualizzazione, oltre che l’elemento determinante per la riproduzione delle tecniche attraverso cui si dispiega lo sfruttamento e noi siamo obbligati a disarticolarlo, costruendo realmente l’università che vogliamo partendo dall’elaborazione e riproduzione di contro-saperi, mettendo in atto pratiche di contro-potere riproducibili e determinanti per l’emergere di una soggettività in lotta interna al settore giovanile.
Nel workshop studentati e spazi autogestiti siamo partiti dalla constatazione che le esperienze di riappropriazione dentro e fuori le mura delle università non sono solo sperimentazioni ma stanno diventando sempre di più pratiche diffuse. Pratiche che dobbiamo essere in grado di generalizzare e che inizino realmente a incidere nella vita quotidiana degli atenei. Gli studentati e gli spazi liberati dentro le università sono quei luoghi di ritrovo e ricomposizione da dove far partire il controattacco al dispositivo universitario, partendo dalla soddisfazione dei nostri bisogni per andare a costruire vertenze che alimentino i comportamenti incompatibili con l’università della crisi.
Il workshop che si è tenuto a fisica su riappropriazione e file sharing ha iniziato a ragionare attorno all’università come un istituto della formazione sempre più costoso che ci proietta direttamente nel mondo della precarietà, dove alloggi,libri,tasse e mense rappresentano un peso sempre maggiore per gli studenti e le studentesse. Comportamenti diffusi, come lo scambio dei libri, possono essere il punto di partenza per costruire spazi di incontro e organizzazione per tutti quei soggetti che rifiutano in maniera spontanea questi meccanismi di sfruttamento e disciplinamento. Inoltre ci interessa stimolare spazi di vertenzialità antagonista sul tema delle mense, come sul costo dei libri o dei docenti che obbligano all’acquisto del proprio testo per sostenere gli esami. Su queste tematiche sviluppare campagne comuni in diverse città, che individuino una controparte proponendo pratiche massificabili per attaccarla, per riconoscersi collettivamente nella scelta di rifiutare di abbassare la testa.
Il progetto di archivio digitale di libri, tesi, appunti #Datastorm, basato su una nuovola open-access da cui scaricare e condividere, è una prima risposta sul tema del carolibri. E’ importante sottolineare l’importanza del carattere locale dell’archivio, che in questo modo non rappresenta più un mero servizio, essendo occasione di una cooperazione dal basso e riappropiazione di saperi. Si è discusso anche sui nodi aperti delle licenze (Copyright, Creative Commons, Copyleft) e su come praticamente costruire l’archivio digitale, con una dimostrazione pratica di installazione del software “Calibre” e la configurazione del servizio di condivisione via wi-fi.
Abbiamo voluto inserire direttamente questa 3 giorni all’interno del percorso della sollevazione proprio per sottolineare il legame che si sta creando tra il settore giovanile in lotta a partire dalla grande giornata del 19 ottobre, per questo abbiamo costruito il 6 Dicembre insieme alle realtà cittadine l’assedio al Dipartimento della Gioventù del Consiglio dei Ministri, per andare ancora una volta a porre il problema della gestione dei fondi pubblici, forte è stata la partecipazione degli studenti che nelle scorse settimane hanno occupato ed autogestito le scuole della capitale e determinante è stato il contributo dei movimenti di lotta per la casa, che contestualmente hanno occupato la nuvola di Fuksas, simbolo in questa città di come l’unica priorità dell’amministrazione pubblica sia quella di mantenere gli equilibri di potere con i grandi speculatori e ri-finanziare l’ennesima opera inutile. Lotte diverse che hanno imparato a conoscersi e riconoscersi, che hanno insieme individuato colpevoli e responsabili e che insieme si stanno preparando alle mobilitazioni della primavera, prima fra tutte la contestazione al vertice sulla disoccupazione tra i ministri europei che sarà ospitata a Roma il prossimo aprile.
Abbiamo ripetuto più volte che il percorso che ha delineato il 19 Ottobre è un percorso ancora aperto, che ha visto in quella giornata di piazza e nelle successive il suo punto di inizio; abbiamo visto come in questo autunno ci sia stata una partecipazione giovanile forte, migliaia e migliaia di ragazze e ragazzi hanno urlato con forza di non essere più disposti a sopportare lo sfruttamento che ogni giorno siamo costretti a vivere sulla nostra pelle. L’eco che si è protratto all’interno delle università del paese è stata una ventata di aria fresca: siamo consapevoli di essere ancora lontani da un movimento giovanile di massa, ma siamo convinti che da queste mobilitazioni autunnali migliaia di giovani siano riusciti a prendere coraggio; praticando quel passo in avanti che mostra una via d’uscita dall’isolamento, funzionale all’asservimento dell’individuo, e dalla precarizzazione totale dell’esistenza alla quale vorrebbero obbligarci. È in questa direzione che si stanno muovendo le tante lotte, non solo studentesche, che si propagano su tutto il territorio nazionale e che puntano alla riappropriazione diretta di spazi e tempi di vita, partendo dalla soddisfazione di bisogni e cercando di ribaltare su un piano materiale la condizione di subalternità a cui spesso ci sentiamo obbligati, come studenti ma anche e soprattutto come abitanti di una metropoli che nei suoi cambiamenti continui, è centrale dispositivo di creazione di soggettività asservite, ma allo stesso tempo spazio urbano dove dare concretezza alle spinte destituenti che nascono e si alimentano all’interno di contraddizioni e discontinuità insite nella strutturazione ramificata del potere.
Crediamo sia fondamentale sottolineare l’importanza strategica di momenti di confronto come questa tre giorni appena trascorsa, per cercare di dare un senso condiviso alle pratiche di lotta comuni che possa uscire dalla stretta dell’ analsi del contesto localistico, perchè siamo consapevoli che i momenti di commistione esperienziale sono la ricchezza più grande delle mobilitazioni, in quanto permettono di intrecciare rapporti e strutturare legami con chi giorno dopo giorno continua sulla strada della decostruzione dei rapporti materiali di potere, in vista di una nuova sollevazione generale che speriamo possa fungere da elemento propulsore di mobilitazione anche nell’ambito studentesco e da stimolo in questi mesi invernali per il rilancio della conflittualità in scuole, atenei e contesti urbani. Consapevoli che s’impara davvero solo attraverso la lotta..
see you in the street, l’assedio continua!
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