PNRR, housing universitario e cattivi investimenti
Nell’era post-Covid si è spesso parlato di ripartenza e ripresa, soprattutto in relazione all’economia del Paese. Mesi e mesi di discussioni si sono poi condensati nel PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: una serie di investimenti stipulati in accordo con l’Unione Europea da destinare a diversi ambiti.
In particolare, per l’Università, è stata stanziata una cifra consistente di 660 milioni di euro da destinare all’housing universitario con l’obiettivo ambizioso di triplicare a livello nazionale i posti letto per gli aventi diritto entro il 2026. L’obiettivo è senza dubbio lodevole, ma esaminando quanto riportato nel decreto ministeriale n. 1437 del 27 dicembre 2022 del MUR, che stabilisce le modalità di spesa di questi fondi, sorgono alcune perplessità in merito alla sostenibilità del progetto sul lungo periodo e all’efficacia della sua applicazione.
Prendereste un mutuo per pagare l’affitto?
Per comprendere al meglio il cuore del problema partiamo con una provocazione: prendereste mai un mutuo per pagare l’affitto? Non serve essere degli esperti in finanza per capire che è una pessima idea. Eppure, le modalità predisposte dal decreto per l’uso dei fondi seguono proprio questa logica.
Secondo quanto riportato nel decreto, i fondi in questione non possono essere usati per la messa in sicurezza o l’acquisto di nuovi edifici da impiegare come residenze. Al contrario, i fondi potranno essere spesi entro il 2026 solo per pagare gli alloggi dove risiederanno l3 avent3 diritto. In altre parole, solo per pagare l’affitto.
Nonostante questi finanziamenti siano destinati sia a enti pubblici (come il DSU) che privati, è lecito supporre che saranno principalmente questi ultimi a goderne poiché, negli ultimi anni, molte residenze pubbliche sono state vendute o lasciate in un progressivo stato di incuria tale per cui non possono essere usate (e, stando al decreto, neanche ristrutturate!).
L’opportunità fa gola a molti anche perché coloro che accederanno a questi finanziamenti avranno diritto a una serie di sgravi fiscali sui guadagni derivanti, per esempio l’esenzione dall’IRPEF o l’IREF. Non serve dire che pagamenti assicurati e una tassazione favorevole rappresentano un ottimo affare; quindi, è probabile che i privati che ne avranno l’opportunità parteciperanno ai bandi.
Quando il tempo ti chiede il conto!
Cosa aspettarsi dopo il 2026 quando i 660 milioni del PNRR saranno finiti? Di certo sostituire questi fondi con altri di natura regionale è praticamente impossibile data la consistenza dell’investimento. Allo stesso modo non possiamo neanche aspettarci che lo Stato si faccia nuovamente carico di un debito da 660 milioni di euro. Ricordiamoci infatti che il PNRR è una manovra straordinaria, eseguita per facilitare la ripartenza dell’economia, e non una spesa fissa che viene stanziata di anno in anno per mantenere attivo un servizio.
Tolti i finanziamenti è lecito supporre che i privati si tireranno indietro… il problema è che questo comporterà la perdita dei posti letto guadagnati, con un ritorno del problema al suo stadio iniziale (e con 660 milioni di euro di debito da pagare).
Ecco, quindi, che lo Stato altro non ha fatto che prendere un “mutuo” per pagare migliaia di affitti, lasciando però che gli interessi li paghino l3 student3 che tra tre anni si potrebbero trovare nuovamente senza residenze.
Spugne da spremere e future battaglie…
A cosa serve quindi questo decreto? Ci risulta difficile immaginare questa nuova decisione ministeriale come un semplice investimento “ottuso”, che, puntando a rattoppare il presente, non si preoccupa del prossimo futuro (prossimissimo, da qui a tre anni!). Pensiamo piuttosto che vi sia alla base una sola visione: quella neoliberista del profitto.
Si favoriscono l3 student3 con il solo obiettivo di far circolare l’economia, e in particolare l’economia della rendita immobiliare che sempre più sta diventando un settore di guadagno sfrenato per una ristretta cerchia di persone. Con questo nuovo Piano di Resilienza, quindi, non si vogliono garantire diritti, ma solo far ripartire la solita ingiusta economia.
In questa tendenza, pubblico e privato si intrecciano diventando irriconoscibili, facendo l’uno gli interessi dell’altro. Intrecci in cui l3 student3 sono vist3 solo come capitale da sfruttare, come risorsa da spremere fino all’osso sul piano meramente economico. Chi non è utile a questo obiettivo, può rimanerne fuori. Questo sembra il destino che spetta all3 student3: dopo tre anni di affitti pagati dal PNRR, solo chi ne ha la possibilità potrà rimanere nel vortice economico del centro città. Il resto andrà fuori, sempre più marginalizzato ed espulso dai settori strategici della città, a cominciare da chi viene da lontano (a partire dal sud Italia e da Paesi stranieri) e da chi non ha il privilegio di un reddito fisso o di un welfare familiare che sempre più si sta erodendo.
Spetta a noi invertire questa tendenza, rivendicando il nostro diritto ad essere visibili, ad avere i nostri desideri e le nostre aspettative a prescindere da quelli che l’economia e l’interesse immobiliare vorrebbero assegnarci.
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