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Catania, università bandita

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Nella giornata di venerdì si è svolta un’operazione ad opera della procura della repubblica di Catania, che ha portato alla sospensione dall’incarico e all’indagine il rettore di Unict, il Prorettore, l’ex rettore dell’ateneo e altre 6 persone quasi tutte direttori di dipartimento.

I reati contestati, senza entrare nel tecnico, sono legati al aver messo in piedi una fitta rete di scambi di favori, pilotaggi di bandi pubblici (circa 27 negli ultimi 3 anni) e concorsi che vanno dalle borse di studio, ai bandi per i dottorandi e per le cattedre ai bandi amministrativi. Altri 66 sono al momento gli indagati, appartenenti anche a diversi atenei italiani.

Nessuno di tutto il mondo accademico ha manifestato nessuna sorpresa per l’accaduto: tanto gli studenti e le studentesse, quando i dipendenti e il corpo docenti, avevano da sempre ben chiaro che i vari vertici del potere dell’istituzione universitaria si spartiscono ruoli, favori e quant’altro, tutto sulla pelle degli studenti, e di chi ogni giorno attraversa l’Università.

Non serviva un’inchiesta della Procura per mettere in luce la gestione baronale degli atenei, per questo non ciò non costituisce alcuno scandalo, a dispetto di come viene venduto dalla stampa e dalla stessa amministrazione universitaria.

Sono decenni che ci organizziamo e lottiamo contro il modo in cui viene gestita l’Università, come modello e sistema che ci viene imposto. Per questo come prima risposta e presa di posizione rispetto a quanto accaduto si è svolta nella serata di ieri un’assemblea pubblica sotto il Rettorato in cui centinaia tra studenti e studentesse, docenti e dottorandi\e, hanno non solo espresso la rabbia su quanto accaduto ma anche e soprattutto una volontà di rimettere al centro studentesse e studenti, i loro Diritti, le loro esigenze e desideri, ben più importanti dei giochetti di chi sta al potere.

Per questo è stata chiamata per martedì un’ulteriore data di mobilitazione, che vedrà tornare gli studenti e le studentesse al Rettorato, perché prima che a Magistratura, Questura e Procura, deve esser dato conto e ragione a chi ogni anno versa migliaia e migliaia di euro nelle tasche di UniCt, perché venga garantito che nessun Diritto degli studenti verrà intaccato a causa di questa inchiesta e perché questa non sia l’ennesimo giochetto sulla nostra pelle.

L’Università non è un luogo a misura di studenti eppure è a misura di baroni, di truffe, di appalti truccati. Eppure è luogo di riciclo di soldi, investimenti, e posti di lavoro per governance universitaria e cittadine. A questo va detto basta, alla concezione che l’Università sia “il luogo di pochi, è sempre stato così e sempre sarà così”, come dichiara il rettore Basile, va messo un punto.

L’Università è di chi la vive, la attraversa, permette la sua crescita: questo è il momento di ribadirlo, e di dimostrarlo.

 

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