Chi ha veramente distrutto il calcio italiano?
L’Italia con il pareggio ottenuto ieri sera contro la Svezia, non si qualifica per i Mondiali di Russia che inizieranno il 14 giugno del 2018. Succede dopo 59 anni, quando nel gennaio del 1958 la nazionale perdette a Belfast per 2-1 contro l’Irlanda del Nord nel mini girone che scremava le formazioni verso l’edizione mondiale.
Si può dire senza esagerare che è una tragedia sportiva. Oltre al dispiacere sportivo, che nutre il calciofilo che scrive, ci sembra interessante dire qualche parola sul dibattito che in queste ore sta inondando bar, radio, televisioni e giornali. L’allenatore Giampiero Ventura non verrà ben ricordato e starà facendo gli scongiuri visto che un intero paese gli sta augurando un’accidenti, ma anche questo fa parte del gioco. “Ghigliottinato” l’allenatore, non sembra possibile a chi scrive che la sua guida alla nazionale sia prolungata, è partita la caccia ai “responsabili” della tragedia.
Di chi poteva essere la colpa dell’eliminazione dell’Italia dai Mondiali?
Degli immigrati e delle giovani leve del calcio nostrano! Te pareva. Ogni cosa che succede in questo paese, gira che ti rigira, è colpa degli immigrati e dei giovani fannulloni che non sanno nemmeno più giocare a pallone. Anche i calciatori sono diventati “choosy” per usare uno sfortunato aggettivo maligno affibbiato alla nostra generazione.
Il ragionamento è semplice, faremo fuori l’allenatore, pensioneremo le vecchie glorie, faremo tirare fuori le “palle” ai giovani e dulcis in fundo dobbiamo bloccare l’invasione degli immigrati. Sembra una banalità ma la comunicazione pervasiva dei nostri quotidiani ha instillato razzismo e soffiato sul fuoco della xenofobia anche attraverso ad episodi mediatici come questo. Non solo stuprano le donne al nostro posto, ci rubano il lavoro, ci costano 35€ al giorno, adesso ci hanno fatto uscire dal mondiale.
Lo sciacallaggio di personaggi come Matteo Salvini, si veda la foto qui sotto, raggiunge vette difficilmente commentabili.
Andiamo oltre lo sciacallaggio politico, quello che sembra legare questa disfatta e la sua narrazione mediatica al resto dell’attualità italiana è il celebre guardare il dito e non la luna. Invece che blaterare falsità bisognerebbe prendere atto che i vertici dello sport ed in particolare della FIGC sono dove sono non certo per le loro abilità amministrativo-sportive ma perché rappresentano determinati interessi economici ascrivibili come lobbistici che non devono essere intaccati. Soffermiamoci sui più famosi: Carlo Tavecchio e Claudio Lotito, due tra i tanti affaristi speculatori che rovinano, loro sì, il calcio italiano.
Partiamo da Tavecchio, per chi non lo sapesse, l’attuale presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Elenchiamone le gesta: ha definito i calciatori extracomunitari dei mangia banane, frasi per le quali è stata avviata un’inchiesta dalla FIFA e che ci ha fatto multare dalla FIFA stessa e dalla UEFA che almeno all’antirazzismo di facciata ci tengono.
Ha dato delle “4 lesbiche” in riferimento al calcio femminile, ha detto di tenerli lontano gli omosessuali e dulcis in fundo parole al miele anche per gli ebrei che “andrebbero tenuti a bada”. Un personaggio che non si fa mancare niente, condannato a 4 mesi per falsità in titoli di credito, a 2 anni e 3 mesi per evasione fiscale, 3 mesi per omesso versamento di contribuzioni previdenziali e assicurative, 3 mesi per omissione o falsità in denunce obbligatorie e 3 mesi per violazione delle norme anti-inquinamento. Questo solo fino al 1998. Illeciti commessi durante il suo mandato come sindaco di Ponte Lambro (paese del comasco) di cui ha portato la fascia tricolore per bene 4 mandati (1976-1995).
Nel 1999 diventa presidente della Lega nazionale dilettanti e con una rapida e quantomeno dubbiosa scalata diventa nel 2007 vice presidente della FIGC. L’11 agosto del 2014 con 18 club di Serie A schierati dalla sua parte diventa presidente della Federazione, fortemente sostenuto da Lotito e da gran parte delle società di serie A e B.
Andiamo avanti e passiamo dal burattino al burattinaio: Claudio Lotito.
Partiamo dalle origini, il suo nome entra nella cronaca nazionale con l’arresto in tangentopoli nel 1992 per turbativa d’asta e violazione di segreto d’ufficio con la sua ormai nota azienda di pulizie la “Lazio Snam Sud” risultò innocente e continuò nel tempo a vincere appalti pubblici, la più classica storia aziendale italiana.
Amico storico dell’ex presidente della regione Lazio, Francesco Storace, e marito di una delle figlie di Sandro Mezzaroma, nel 2004 diventa presidente della Società sportiva Lazio, il cui acquisto è abbastanza particolare per usare un eufismo.
La Lazio aveva un debito di 140 milioni di € che fu spalmato in 23 con scadenza nel 2027, per un importo complessivo di 143,2 milioni. Un bello sconto considerando interessi e svalutazione monetaria.
Nel dicembre 2008, nuovi accertamenti svelarono Irpef e Iva non pagate dalla gestione precedente per 4,5 milioni. La conciliazione si concluse nel dicembre 2010, per l’importo di 250 mila euro.
Quando nel 2006 scoppiò lo scandalo Calciopoli, la Lazio si trovò tra le società maggiormente coinvolte.
La volontà dell’allora presidente della Figc Massimo Carraro era resa evidente da un’intercettazione in cui il numero 1 del calcio italiano diceva: «Bisogna aiutare la Lazio». Il club biancoceleste, in un primo momento, fu retrocesso con Juventus e Fiorentina, ma la Serie B fu confermata definitivamente solo per i bianconeri.
La Lazio se la cavò con 30 punti di penalizzazione sulla classifica del 2005/06 e altri 3 per il campionato successivo, il suo presidente con un’inibizione di quattro mesi.
Il processo penale, per Lotito, si è concluso con la prescrizione in Cassazione, dopo una condanna a 18 mesi di reclusione e 40 mila euro di multa in Appello.
Il 3 marzo 2009 Claudio Lotito è stato condannato in 1º grado a due anni di reclusione per aggiotaggio e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza sui titoli del club biancoceleste. Nel gennaio 2014 il reato di aggiotaggio è prescritto, mentre la pena per l’omessa alienazione di partecipazioni dovrà essere rideterminata dalla corte di appello di Milano per decisione della Quinta Sezione Penale della Corte Suprema di Cassazione, la decisione vale per entrambi gli imputati Claudio Lotito e Roberto Mezzaroma.
Il vero capolavoro lo compie non 2015 quando riesce a far nominare ,il già citato, Carlo Tavecchio presidente FIGC.
Sembra assurdo, ma anche le elezioni del Presidente FIGC dovrebbero essere trasparenti e democratiche e Lotito tra le sue prime dichiarazioni tira fuori un bel “diciamo che me lo so messo sulle spalle”, se esistessero i giornalisti qualcuno gli avrebbe dovuto rispondere: “scusi cosa intende?”.
Intendeva questo: Il 10 giugno del 2015 Lotito viene indagato dalla procura di Napoli per tentata estorsione e vengono perquisite la sua abitazione, quelle di Carlo Tavecchio e Mario Macalli (presidente Lega Pro) e la sede della FIGC. Lotito avrebbe fatto avere ad alcune società della Lega Pro dei contributi in cambio dell’appoggio alla elezione di Mario Macalli a presidente.
Chiudiamo con le ultime dichiarazioni sul caso adesivi-Anna Frank: “andiamo a fa sta pagliacciata” riferito alla sua visita alla Sinagoga.
Torniamo alla domanda iniziale, chi ha distrutto il calcio italiano?
Dcn
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